The Forgotten City è uno di quei titoli in grado di attirare subito l’attenzione per diversi motivi: abbiamo un concept interessante, un’ambientazione ricca di fascino e una trama che sembra molto ispirata. Fin dai primi trailer, infatti, abbiamo potuto ammirare una cittadina che ricalca a piene mani il classico stile romano, arricchito però da un pizzico di fantasy: il luogo è bloccato in un loop temporale.
L’intenzione del team di sviluppo dietro The Forgotten City è stata quella di proporre un titolo che possa essere stimolante, divertente e, più in generale, che possa spingere il giocatore a riflettere sulle sue azioni di gameplay e sul suo ruolo all’interno della trama stessa. Come puoi vedere, quindi, il gioco è diventato molto più ambizioso della sua prima versione, dove era semplicemente una mod di Skyrim.
Per fortuna, gli sviluppatori hanno deciso di sfruttare le grandi potenzialità che avevano tra le mani, portandoci un’esperienza affascinante e degna di essere giocata. Vediamo perché.
La regola d’oro è stata infranta
La trama di The Forgotten City è davvero ben congegnata, dato che presenta un tema interessante, che viene sfruttato a dovere per proporre parecchie sottotrame ricche di fascino e di riflessioni sui concetti di giusto e sbagliato. In poche parole, una cittadina dell’antica Roma è stata maledetta con una regola molto semplice, denominata la Regola D’oro: se una persona commette un peccato, tutti diventeranno statue d’oro. Gli abitanti del luogo vivono quindi nel terrore di morire da un momento all’altro per un errore di uno dei cittadini.
Questo, apparentemente, ha portato a una città utopica, senza peccato e senza nessun atto di violenza, come evidenziato anche dall’estetica del luogo stesso, che si presenta luminoso e idilliaco. Dietro questo piccolo miracolo, però, assistiamo a molte persone che “aggirano” la regola d’oro, oppure scelgono di sfruttarla per i loro interessi, consapevoli che nessuno agirà in maniera violenta per farsi giustizia.
Ad esempio, fin da subito troviamo una persona in procinto di morte, che potrebbe salvarsi con un’erba medicinale. Il mercante in possesso dell’erba, però, alza il prezzo in modo spropositato, consapevole del fatto che nessuno la ruberà mai. Teoricamente non si sta rompendo la regola d’oro, ma in pratica vediamo parecchia malizia nelle sue azioni. Esplorando la città, vedremo molte altre persone agire in questo modo, tenendo tutti sul filo del rasoio.
Il nostro (o la nostra) protagonista entra in gioco qui. All’inizio dell’avventura veniamo catapultati nel passato, passando attraverso un portale che ci fa emergere nel santuario di Proserpina. Poco dopo veniamo informati della situazione dal Magistrato Sentius, che ci chiede di scoprire chi romperà la regola d’oro, in modo da impedirlo e salvare la cittadina dal suo tragico destino.
Per farlo, dovremo esplorare la città, raccogliere informazioni e parlare con i vari abitanti del luogo, per capire chi sarà il colpevole che condannerà tutti quanti. Durante le nostre indagini, però, ci imbatteremo in molte situazioni “grigie”, chiaramente al limite tra ciò che può essere definito giusto e sbagliato.
Inoltre, l’intreccio di fatti non si limiterà solo a questo: verremo presto a conoscenza di alcune rivelazioni davvero inaspettate, che serviranno a sottolineare ulteriormente il tema del titolo e renderanno la trama poco lineare, nonché interessante fino alla fine. The Forgotten City, quindi, sorprende, grazie a una storia fatta di svolte narrative, sfumature di grigio e riflessioni interessanti. Il concept dietro la regola d’oro viene sfruttato benissimo, dando vita a parecchie situazioni memorabili e complesse.
Tra un’indagine e l’altra
La complessità di queste situazioni, peraltro, si riflette direttamente nel gameplay del gioco che, se inizialmente sembra limitato, in realtà è in grado di sorprendere in parecchie occasioni. Alla base, The Forgotten City è molto semplice: possiamo esplorare la città per parlare con i vari PNG, chiedendo informazioni sulla loro situazione attraverso dialoghi a scelta multipla. Parlando, veniamo a conoscenza dei loro problemi, che spesso ci portano a interagire con altri personaggi.
In questo modo, tra i vari dialoghi a scelta multipla, si delinea una narrazione complessa e interessante, fatta di missioni secondarie che si intersecano tra loro e con la trama principale. Peraltro, buona parte di questi problemi può essere risolta in modi diversi, ragionando sulle circostanze ed esplorando adeguatamente la città. Spesso, per ottenere qualcosa sarà necessario capire con chi parlare, cosa fare e dove andare; dato che ogni singola missione è composta da diversi step, che poi vanno a formare una storia completa.
Ben presto, la necessità di capire chi romperà la regola d’oro si espanderà in un’attività più vasta, che collegherà insieme tutte le missioni e ci permetterà di sfruttare a dovere ciò che abbiamo ottenuto. In tutto questo, peraltro, la suddetta regola diventerà parte integrante del gameplay.
Se un PNG (o se tu stesso) dovesse rompere la regola d’oro, le statue che decorano la città prenderanno vita e inizieranno a trasformare tutti gli abitanti in statue dorate. A questo punto sarà necessario correre verso il portale e resettare la giornata, facendo ripartire tutto da capo. Ogni persona ricomincerà quindi le sue routine comportamentali, ripetendo tutto come se fosse la prima volta e dimenticando persino di aver parlato con il nostro personaggio. Questo, però, non accade al giocatore. Il nostro avatar, infatti, manterrà tutti gli oggetti ottenuti, e avrà memoria di quanto ha visto, sbloccando quindi nuove interazioni.
Proprio in questo vediamo la genialità della meccanica principale di The Forgotten City: parecchie missioni possono essere risolte soltanto rompendo la regola d’oro per ottenere oggetti (o conoscenza delle routine), per poi ricominciare tutto nel loop successivo, modificando quindi il corso degli eventi. Ad esempio, è possibile rubare la medicina al già citato mercante che ne ha alzato il prezzo, per poi ricominciare il loop dopo la rottura della regola d’oro e portarla alla persona che ne ha bisogno.
In poche parole, la regola d’oro diventa parte integrante del gameplay, che sfrutta appieno il concetto di time loop, e non un semplice game over. Questo, unito alla complessità delle sotto trame, crea un’esperienza stimolante e divertente, dove ci fermeremo spesso a ragionare sulla situazione, cercando di prevedere le routine dei personaggi, il loro ruolo nell’economia della città ed, eventualmente, come sfruttare il loop per raggirarli o per risolvere i loro problemi.
Gli sviluppatori hanno quindi creato un ecosistema interessante, dove tutto è collegato e che può (e deve) essere alterato con il nostro intervento sul mondo di gioco. A tal proposito, è ottima l’idea di poter delegare, all’inizio di ogni loop, a un PNG il completamento delle sottotrame già concluse, in modo da non costringere il giocatore a dover rifare ogni volta compiti che sarebbero tediosi.
A tutto ciò, poi, si aggiungono dei piccoli dungeon da affrontare a colpi di arco dorato, forse il punto meno riuscito del gioco.
Questi ultimi sono luoghi abbandonati che ci troveremo a esplorare occasionalmente, fronteggiando creature dalla forma umanoide e risolvendo enigmi ambientali poco complessi. Questa è proprio la parte meno ispirata di The Forgotten City, dato che combattimenti ed enigmi si basano totalmente sullo sfruttamento dell’arco d’oro.
Esplorando gli stretti corridoi dei vari dungeon, infatti, ci troveremo ad affrontare nemici prevedibili e lenti, da combattere sempre a colpi di frecce. Allo stesso modo, gli enigmi ambientali si basano sulla possibilità di trasformare la materia organica in oro, creando quindi piattaforme e appigli per arrivare in luoghi altrimenti irraggiungibili. E’ quindi possibile tramutare l’edera in oro, pietrificare nemici che hanno i piedi tra alcune alghe in acqua o irrigidire delle tende per impedire il passaggio delle creature dietro.
Tutto ciò, però, non viene mai sfruttato a dovere. In fondo, i combattimenti con le creature si riducono alla pietrificazione di ostacoli ambientali (o delle creature stesse), mentre gli enigmi sono sempre poco elaborati, dato che si risolvono pietrificando gli oggetti presenti nell’ambiente. In pratica, la qualità delle investigazioni non viene portata anche nelle esplorazioni, che non sfruttano a dovere le possibilità offerte dall’arco d’oro.
Va detto che i dungeon rivestono un ruolo marginale dell’esperienza, dato che buona parte del tempo la passeremo parlando, esplorando e cercando di capire cosa fare. Proprio per questo motivo, non costituiscono un grande difetto e difficilmente diverranno troppo fastidiosi.
In poche parole, The Forgotten City è un’esperienza interessante, che va giocata soprattutto per la grande complessità delle sottotrame, abilmente unite tra loro da una storia generale che termina con quattro finali diversi. Nonostante alla base le missioni possano essere risolte parlando od ottenendo oggetti, il modo per poter arrivare al risultato sperato non è mai scontato. Fanno da contraltare i dungeon, che non sfruttano al meglio le potenzialità dell’arco. Tieni a mente, però, che parliamo di un titolo con un grandissimo numero di dialoghi e con un gameplay generalmente lento, quindi tienine conto se deciderai di acquistarlo.
Gli unici problemi di quest’anteprima sono dati da alcuni bug che verranno presumibilmente risolti in futuro. Alcune volte è capitato di trovare PNG “impegnati” e di non poterci interagire, nonostante non stessero facendo nulla. In altri casi alcune azioni di una linea temporale si sono manifestate in quella successiva, nonostante non le avessi ancora effettuate. Infine, è capitato anche di non poter triggerare alcuni eventi, dato che le opzioni di dialogo per poterlo fare erano misteriosamente assenti.
Tutte queste problematiche possono essere risolte semplicemente ricaricando il salvataggio più recente o rompendo la regola d’oro e avviando un altro loop ma, chiaramente, speriamo di vedere una soluzione definitiva prima dell’uscita del titolo. In ogni caso, siamo già di fronte a una versione molto rifinita del gioco.
Tecnicamente migliorabile
Il comparto tecnico di The Forgotten City è la parte meno riuscita del gioco, che mostra tutta la natura indipendente della produzione. Nonostante, nel complesso, gli ambienti siano gradevoli, basta avvicinarsi alle varie superfici per accorgersi di texture migliorabili e di una generale mancanza di dettagli.
I PNG invece danno un feeling contrastante: vestiti, armature e dettagli sono belli da vedere, ma le animazioni (soprattutto quelle facciali) sono decisamente migliorabili.
Il comparto artistico è invece eccellente: ci troveremo una città romana storicamente credibile, arricchita però da un’atmosfera mistica e tesa. L’architettura verticale del luogo, le statue d’oro tra le strade e, andando avanti nel gioco, l’unione di vari stili estetici, creano un’ambientazione decisamente memorabile e riconoscibile.
Infine, il comparto audio resta eccellente, grazie a musiche sempre adatte alle varie occasioni, effetti sonori convincenti nella maggior parte dei casi e un doppiaggio niente male per i dialoghi.
Considerando la natura della produzione, però, è sorprendente vedere il risultato raggiunto dagli sviluppatori che, per quanto sia limitato, resta comunque molto gradevole.