Maken Shao: Demon Sword è uno dei giochi meno conosciuti che io abbia mai visto in circolazione; ogni volta che domandavo agli amici se ci avessero giocato, la risposta era sempre e solo una: “… esiste una roba simile?“. Sì, esiste: lo posso confermare.
Tralasciando la sensazione di immenso potere nel conoscere un titolo che avremmo giocato io, lo sviluppatore e forse sua madre (dati raccolti sulla base di una ricerca personale), trovai per la prima volta Maken Shao: Demon Sword all’interno di PlayStation 2 Official Magazine (PSOM).
A quei tempi, parliamo dei primi anni 2000, era praticamente usanza trovare i dischetti fisici per PlayStation 2 con all’interno svariate demo da provare, parliamo anche di trentadue titoli in un singolo disco. Il più delle volte erano solo dei filmati che oggi possiamo paragonare a dei trailer gameplay, ma spesso si poteva giocare a qualche spezzone o per qualche minuto.
Maken Shao: Demon Sword non si trovava facilmente nei negozi, ma casualmente…
La storia di come ho ottenuto Maken Shao: Demon Sword è abbastanza ironica, che mi ha portato a capire una cosa importante: non esiste alcuna coincidenza, ero destinata a giocarci. Nei negozi fisici era difficilissimo da trovare, ma fortunatamente ricevetti il gioco come regalo da parte di un amico di famiglia. Io consumai letteralmente il disco della demo, vedere la custodia fisica di Maken Shao: Demon Sword era un sogno!
“Mi sembrava carino, così te l’ho preso.” mi disse “C’è una ragazza, una spada, roba carina; provalo e poi mi dici com’é, spero non sia troppo violento”. Io ringraziai, aspettai quella stessa notte e iniziai la mia avventura.
Il titolo si apriva esattamente come nella demo; veniva mostrato subito Maken, una spada demoniaca, tenuta in un laboratorio: la Kanazawa Research Institute. La spada era conosciuta anche con il nome di Deus ex machina e possedeva un volto umano che, in quei momenti, teneva gli occhi chiusi. Per poterla utilizzare doveva essere attivata e la persona a cui sarebbe destinata era Fei Shan Lee: una ragazza che si era preparata da tutta una vita per quel momento come unico scopo. Insieme a Fei c’è Kei e Hiromitsu Sagami, padre di quest’ultima: capo dell’intero laboratorio.
Lui, insieme a Anne Miller e JJ Jones (entrambi scienziati americani), crearono il Maken con i geni di Fei Chao Lee, insegnante privato di Kei e fratello di Fei Shan Lee, con l’obiettivo di curare almeno una delle tante malattie mentali prendendone il controllo. Durante il giorno in cui la spada doveva essere attivata, il laboratorio venne attaccato dall’organizzazione terroristica Sangyokai, più precisamente da Hakke Andrey: ex soldato russo, adesso sicario.
Fai Chao Lee muore per salvare la vita a Kei e in cambio le chiede di impugnare il Maken così da salvare suo padre che, nel frattempo, era stato rapito da Andrey. La ragazza, dopo un momento di titubanza, eseguì la richiesta e venne posseduta da Maken che muoverà la giovane in base ai nostri comandi.
Da quel momento partiva l’avventura, in un primo viaggio (uno dei diciotto disponibili, chiamati livelli) da Kanazawa – Giappone – a Mosca così da impedire la distruzione del mondo, e qua l’utente faceva una scoperta interessante; durante questo viaggio accadevano alcuni eventi abbastanza importanti che portavano a dover fare diverse scelte on-game. Ogni percorso preso e ogni scelta fatta nei dialoghi cambiava il mondo di gioco, sbloccando diversi percorsi narrativi e finali.
Tanti finali in mano a una singola persona
Tu, come giocatore, sentivi fra le mani un potere immenso: potevi decidere il finale di Maken Shao: Demon Sword. Tutti i finali erano completamente sconosciuti, eri quasi obbligato a rigiocare il titolo più volte cambiando le decisioni in corso d’opera per scoprirli tutti.
Un finale, per esempio, prevedeva Maken salvare Kei distruggendo ciò che poteva causare la distruzione del mondo. Successivamente, Maken veniva sigillato per impedirne l’utilizzo, in quanto arma altamente pericolosa con un potere smisurato.
Un altro finale interessante era quello dove la ragazzina “protagonista” (ti ricordo che il vero protagonista era ed è Maken) moriva, così da permettere alla spada di impossessarsi del presidente americano (facente parte dell’organizzazione Sangyokai) e salvare così il mondo. Nel gioco sono presenti diversi personaggi famosi, addirittura elementi (simboli) di carattere storico abbastanza negativi che successivamente vennero modificati in kanji.
In totale ci sono otto finali e molti non si distanziavano molto tra loro, tranne per alcuni elementi; bene o male erano tutti estremamente godibili che facevano rimanere a bocca aperta chi stava giocando. Non scrivo ulteriormente su di loro nel caso tu voglia recuperare Maken Shao: Demon Sword o il suo predecessore originale.
Un remake ben riuscito
In realtà, Maken Shao: Demon Sword è il remake di Maken X per Sega Dreamcast; la storia è praticamente uguale, tranne per alcuni cambiamenti ai simboli storici citati prima e il posizionamento della camera in prima persona che in Giappone aveva causato la cinetosi.
Per questo motivo, il remake venne sviluppato con la prospettiva in terza persona togliendo la possibilità di poter saltare sopra i nemici e schivare i loro attacchi. Seppur avesse questa piccola mancanza, il titolo risultava molto più fluido e godibile anche a livello visivo.
Non che la grafica fosse una cosa eccezionale, alla fine parliamo di un gioco riformulato per PlayStation 2 da Sega Dreamcast, ma era molto bello vedere le animazioni e i piccoli particolari di ogni personaggio impossessato da Maken.
Ovviamente avevano apportato modifiche anche al metodo di crescita dei personaggi e alla potenza dei nemici, rendendoli più forti tanto da creare per ognuno di loro degli attacchi indifendibili e non bloccabili. Per riconoscerli, bastava osservare bene il personaggio e riuscire a schivare non appena il nemico lampeggiava di una strana luce bianca.
E, a proposito della grafica, nella versione originale i filmati erano per lo più immagini fisse, molto simile a un classico RPG; nel remake vennero apportato delle grandissime modifiche rendendo quelle immagini delle vere animazioni. Vedere i personaggi muovere la bocca con doppiaggio annesso era qualcosa di quasi futuristico, almeno ai miei occhi di bambina.
Dove è possibile recuperare Maken Shao: Demon Sword?
Bella domanda, perché non c’è una vera e propria risposta. Questo è uno dei giochi che avrebbe avuto una grandissima fama, se solo fosse stato pubblicizzato molto di più rispetto alla sua controparte Megami Tensei (da cui prende un po’ di elementi, tra cui la divinità cinese). Possiamo considerarlo uno spin-off della serie? No; fa parte della saga, ma è un gioco completamente a sé stante.
L’unico modo per poterci giocare è quello di stare alla sorte e acquistare Maken Shao: Demon Sword tramite eBay da rivenditori un po’ sconosciuti. Consigliamo di fare moltissima attenzione, in quanto potresti cadere in qualche truffa (un po’ come sta succedendo per la nuova console next-gen di PlayStation 5). Oppure potresti essere fortunato e trovare qualche rivenditore su Facebook tramite vari gruppi di vendita. Ti avverto: i prezzi non si aggirano attorno ai €5,00.
Un altro modo per poter guardare qualche gameplay è YouTube (metodo che noi consigliamo, essendo il più sicuro), ma ad una condizione: abbassa il volume dell’audio e aumentalo gradualmente o gioca con il mix dei volumi del tuo PC. Il motivo è molto semplice: essendo un gioco vecchio, l’audio è molto spesso squilibrato e chi ha caricato i video non ha provveduto ad aggiustarlo.
Stesso discorso per il trailer che potrai vedere a fine di questo articolo.
“Dimmi chi è la tua eroina!” mi chiedevano e io rispondevo “E’ una ragazzina dai capelli neri, posseduta da una spada demoniaca. Il suo nome è Kei”. Forse era meglio rispondere, come facevano tutti, con Lara Croft?