Guilty Gear Strive è un picchiaduro 2.5 opera di Arc System Works, uno studio specializzato in questo genere che, a oggi, è diventato piuttosto famoso, soprattutto grazie al recente Dragon Ball FighterZ. La mia (nostra) storia con questa saga inizia però molto tempo fa, nel corso del 2000. Allora i picchiaduro stavano vivendo un periodo di declino e solo Capcom e SNK riuscivano malamente a stare a galla. Fu in quell’occasione che trovai per caso il primissimo Guilty Gear, un gioco promettente realizzato da uno studio allora esordiente e ben lontano dal successo attuale. Venni presto ammaliato dal character design e dal gameplay di questo titolo, ma il vero amore arrivò solo nel 2003, con Guilty Gear X2, che mi fece cadere di testa nella lore sconfinata della saga. Un amore che si è poi riacceso nel 2015, all’uscita del clamoroso Guilty Gear Xrd. Insomma, se dico che questa saga ha strutturato la mia passione per questo genere, non scherzo minimamente.
L’annuncio di Guilty Gear Strive ha quindi colpito subito nel segno con me. L’epica conclusione di una saga durata 21 anni, tra pochi alti clamorosi e molti bassi fragorosi. Recensire un gioco simile è per me tutto tranne che semplice, per questo ho testato a volontà sia la prima open beta che la seconda, riscontrando in Guilty Gear Strive un gioco simile, ma diverso dai suoi predecessori. Un titolo che è allo stesso tempo una conclusione narrativa che un fantastico punto di accesso per chiunque sia un neofita. I motivi dietro questa frase sono ovviamente spiegati nel corso di questo articolo che cercherà di rispondere alla più antica delle domande videoludiche: vale la pena acquistare Guilty Gear Strive adesso?
Law or Chaos
Partendo con la storia mi rendo in realtà conto di poter raccontare davvero poco per due motivi. Il primo è che rischio di fare spoiler anche solo accennando a qualcosa. Le supposizioni che avevo espresso in un apposito articolo si sono rivelate completamente sbagliate e Arc System Works ha deciso di sorprendere la sua community dal minuto 1. Si, l’antagonista principale di Guilty Gear Strive è Happy Chaos come anticipato, ma, nonostante ciò, due personaggi enigmatici e potenti come I-No e Asuka R. Kreutz non perdono importanza, anzi! Il secondo motivo per cui posso raccontare poco può essere inteso da quanto ho appena scritto: se non hai mai giocato a un Guilty Gear in vita tua, difficilmente saprai di cosa sto parlando.
Il punto è che Guilty Gear Strive conclude un arco narrativo complesso che racchiude ben 7 giochi principali più svariati spin-off (che possiamo comunque non contare). Tutto per una valanga di personaggi, eventi e nomi essenziali per capire di cosa stiamo parlando e come. Fortunatamente il gioco offre un’ampia e soddisfacente sezione bibliografica per spiegare tutto ai neofiti, ma è impensabile riassumere ogni informazione qui in poche righe.
Ti basti sapere che l’ambientazione di Guilty Gear Strive è un ipotetico futuro dove tecnologia e magia coesistono, dove la creazione di organismi biomeccanici chiamati gear ha causato una serie di guerre che hanno portato al collasso della maggior parte degli stati (e alla nascita di nuovi) e che esiste una dimensione adiacente alla nostra realtà, chiamata Backyard, dove tutto è possibile, a patto che ne esista il concetto. Complesso? Non hai idea quanto… ma magari alla storia della saga riserverò un articolo apposito in futuro.
Hard or Easy
Specificato il “problema” della trama, passiamo al nocciolo della nostra recensione: il gameplay. I comandi sono quelli classici di un picchiaduro 2.5D. Ci si muove a destra ed a sinistra e si hanno a disposizione 4 tasti: uno per i pugni, uno per i calci, uno per gli attacchi veloci con l’arma ed uno per gli attacchi lenti, ma potenti con l’arma. A questi si aggiunge l’ormai onnipresente tasto Dust che permette di effettuare o una spazzata o un attacco aereo per combo o lanciare via l’avversario per una combo aerea. Ogni personaggio ha poi dei comandi specifici per eseguire attacchi speciali o supermosse che consumano un’apposita barra (chiamate qui Overdrive). Tornano anche le meccaniche di Burst (che permettono di interrompere l’assalto avversario) e Roman Cancel (che permettono di azzerare i frame di una certa manovra per difendersi meglio o per estendere le proprie combo).
Quello che però si nota subito è che mancano due meccaniche care ai fan: le instant kill e, soprattutto, le gatling combination standardizzate, ovvero quelle combo veloci comuni a tutti i personaggi. Esplorando poi meglio il gioco si può scoprire come ogni personaggio abbia visto una severa riduzione della propria move list, con molti comandi speciali scomparsi nel nulla e altri che hanno ora un risultato molto più intuitivo e semplice. Gli stessi lanci con il Dust non aprono più a numerose combinazioni aeree, ma, a prescindere dei tasti usati, metteremo sempre a segno gli stessi attacchi e lo stesso output di danni. Una semplificazione enorme, atta chiaramente a rendere Guilty Gear Strive più accessibile ai neofiti, ma che rischia di rendere il gioco meno appetibile per i fan di lunga data. L’unica aggiunta? La meccanica wall break che è davvero potentissima, ma anche un bel po’ situazionale.
Di base il gameplay è davvero ben pensato, veloce e dinamico come tipico per la saga di Guilty Gear, per quanto la maggior parte dei modelli sembrino più grandi e pesanti del solito e, in generale, anche lo schermo di gioco appaia “più stretto.” Ammetto di non aver ancora compreso se questa è solo una sensazione o se effettivamente ha un impatto sul gameplay stesso. In ogni caso va detto che l’offerta ludica di Guilty Gear Strive è al momento molto striminzita. Le uniche due modalità per giocatore singolo sono Arcade e Survival e queste risultano, per assurdo, meno sviluppate di quanto erano nei giochi precedenti (scordati gli intermezzi animati ed i finali personalizzati di Xrd). Carina la possibilità di affrontare l’ultima battaglia in coppia con la CPU, ma sembra più un accenno a qualcosa che potrebbe essere Guilty Gear Strive e che ancora non è. In generale è risultata un’esperienza abbastanza insoddisfacente in single player.
Ben più soddisfacente, invece, il multiplayer online che, grazie alla fantastica qualità del rollback netcode implementato, non soffre minimamente di cali di frame, al punto che sembra quasi di aver seduto accanto il proprio avversario da quanto è pulito il risultato finale. Qui il problema è semmai sempre la dannatissima lobby, ma di questa avevamo già discusso parlando delle due open beta quindi non ci tornerò sopra se non dicendo che i problemi persistono. Tolto questo che resta? Ben poco in realtà.
La modalità storia è, come da tradizione da -Sign- in poi, un lungo filmatone di altissima qualità, ma di bassa partecipazione del giocatore. Il tutorial è a dir poco pessimo e non all’altezza di quelli del passato. Le missioni sono interessanti e divertenti, utili a fare da vero e proprio tutorial al posto di quello fornito, ma quello che ho notato è la mancanza della modalità “Challenge”, che permetteva di imparare le mosse speciale, le overdrive e le combo dei personaggi. Perché toglierla? Non ne ho capito davvero il senso. Infine non ho neanche apprezzato che i vari elementi della galleria fossero sbloccabili in modo casuale, al contrario dei vecchi titoli dove andavano semplicemente acquistati. Qui però comprendo che ormai la tendenza dei picchiaduro è questa.
Heavy or Smooth
Dove però Guilty Gear Strive spacca tutto è nella presentazione. La resa grafica di questo gioco è qualcosa di clamoroso. Ogni modello, ogni scenario, ogni singolo elemento contiene una quantità imbarazzante di dettagli grafici curati fin nella più piccola minuzia. Gli effetti di luce sono poi al limite del capolavoro e il tutto riesce non solo ad essere stupefacente, ma anche a risultare “chiaro” per il giocatore.
Le virgolette sono d’obbligo perché Guilty Gear Strive resta un picchiaduro dannatamente frenetico e fracassone dove le esplosioni volano da ogni parte e colossali scritte appaiono costantemente a schermo. L’altissimo livello grafico si nota soprattutto nelle favolose sequenze pre-incontro e nella modalità storia. Quest’ultima non ha assolutamente nulla da invidiare a un qualsiasi film d’animazione visto al cinema. Credimi.
Menzione d’onore a parte merita poi la fantastica colonna sonora. Quando mai si è sentito di una soundtrack completamente cantata? Si, magari in una o due tracce si, ma tutte?! Il genere proposto è ovviamente l’heavy metal, l’anima e il sangue della saga di Guilty Gear che d’altronde è permeata di citazione a gruppi musicali e canzoni famose. Se hai la possibilità di acquistare la colonna sonora di Guilty Gear Strive e ti piacciono il rock ed il metal, allora fallo: non resterai deluso.
Ho particolarmente apprezzato anche il doppiaggio disponibile in due lingue: giapponese ed inglese. Doppiaggio presente sia nelle scene animate che nel corso degli incontri. A questo si abbinano dei comodi sottotitoli in italiano, per quanto a volte siano decisamente fallaci e non sembrino avere molto senso nel contesto di gioco.
Heaven or Hell
Concludendo la nostra recensione, Guilty Gear Strive si presenta come uno dei migliori picchiaduro 2.5D sul mercato e, per alcuni versi, lo è davvero. La grafica stupefacente, il comparto sonoro fantastico, il gameplay funzionale ed il generale il tipico feeling della saga sono tutti elementi che si incastrano alla perfezione al loro posto. Il problema è che, alla fine della fiera, si ha comunque la sensazione che manchi qualcosa, che ci si trovi tra le mani un titolo incompleto, ben lontano dalla sua versione più soddisfacente. Versione che sarà quasi sicuramente raggiunta con i numerosi DLC, alcuni dei quali già annunciati, ma la fastidiosa sensazione di avere tra le mani un qualcosa di non pronto resta.
Questo peserà sul successo di Guilty Gear Strive? Beh, stando agli ultimi dati di mercato (e a quanto già successo con Street Fighter V) pare proprio di no. Guilty Gear Strive è già uno dei titoli più venduti dell’intera saga e della libreria Arc System Works (ovviamente in rapporto ai giorni di uscita e non in generale). Tornando alla domanda iniziale: ne consiglio l’acquisto? Se si è fan della saga, si, a mani basse. In realtà, però, anche come punto di ingresso alla stessa per un neofita è un acquisto molto buono. Guilty Gear Strive non è un brutto gioco o un titolo mediocre, è un buon prodotto, ma bisogna essere consapevoli che ogni volta che lo giocheremo ci sarà quella fastidiosa sensazione di incompletezza. In ogni caso, è disponibile per PlayStation 4, PlayStation 5 e Steam e lo puoi acquistare direttamente dal sito ufficiale.