L’ultima volta in cui scrissi di un’opera che, proprio come Dragon’s Crown, portava la firma del team Vanillaware fu per unirmi all’elogio generale nei confronti del loro operato e dei risultati conseguiti con il recente 13 Sentinels: Aegis Rim; una visual novel con elementi da GDR strategico in tempo reale la quale narrativa avrebbe meritato un riconoscimento ai The Game Awards.
Oggi però non sono qui per ribadire importanza e validità della compagnia indipendente con sede a Osaka, cosa già fatta per altro da figure influenti come il geniale e sregolato autore Yoko Taro, bensì per inaugurare una nuova serie di guide che spero tornino utili a chiunque dovesse ancora scoprire Dragon’s Crown e quanto ha da offrire.
Nel farlo, come da titolo, mi concentrerò innanzitutto sul cosiddetto labirinto di Wallace che oltre a rappresentare il terzo dungeon esplorabile in Dragon’s Crown Pro, risulta essere il primo a contenere un vero enigma e qualcosa di cui valga la pena parlare in una guida. Zaino in spalla dunque, e procediamo con ordine.
È un corridoio, ma ha i suoi segreti
Il labirinto sotterraneo di Wallace è poco più di una strettoia a cui si affacciano un paio di stanze laterali, ma dal momento che tali porte celano altrettanti scrigni direi di dedicare loro il tempo che si meritano. La prima di queste vie totalmente opzionali, la stessa che puoi vedere nell’immagine qui sotto, è situata a pochi passi da un baule trasandato e richiede ai giocatori di lottare per uscirne vivi.
Una volta varcato l’uscio e ordinato gentilmente a Rannie di aprire il forziere al centro della stanza, infatti, l’intera camera inizierà a riempirsi di melme tanto insistenti quanto deboli al fuoco. È una fortuna quindi che la stanza ospiti una torcia accesa con cui poter falcidiare un buon numero di creature, almeno fino a quando non sentiremo il tintinnio di una chiave da fare nostra per tornare da dove eravamo venuti.
Continuando il deciso incedere verso destra, come vuole la tradizione del genere a scorrimento a cui Dragon’s Crown appartiene con orgoglio, ci imbatteremo in una sorta di piccolo studio colmo di vecchi libri stipati in bella vista. Qui, sgominati i pochi stregoni decisi a farti la pelle troverai il secondo bivio e, procedendo verso l’alto, il già citato enigma. Ad attenderti, oltre a un plotone di scheletri, uno scrigno irraggiungibile e dei pulsanti colorati.
Tolta quella centrale (la cui unica utilità è di resettare l’ambiente circostante), la sequenza di colori e piastrelle da schiacciare è la seguente: rosso, giallo, blu scuro e viola. Fatto ciò non resterà che saccheggiare il tesoro e tornare sui propri passi alla volta dell’immancabile boss di fine stage: lo Scarabeo Infernale. Come? Ho dimenticato qualcosa?
Missione secondaria: a caccia di prelibatezze
La struttura di Dragon’s Crown è composta da vari dungeon che una volta completati per la prima volta possono essere esplorati nuovamente e all’infinito. Un buon motivo per ripetere ognuno dei livelli, che si aggiunge ovviamente al bottino e all’esperienza extra, è delineato senza dubbio dalle quest secondarie puntualmente elargite dalla Gilda degli Avventurieri; un punto d’interesse che qualsiasi giocatore dovrebbe visitare tra una spedizione e l’altra.
A ogni luogo esplorabile corrisponde una quest e soddisfarne i requisiti, dopo averla accettata, garantisce al giocatore diverse ricompense quali: oro, punti esperienza, punti abilità e stupendi artwork. Nel caso del labirinto sotterraneo di Wallace ci viene chiesto di ottenere 10 spore dai miconidi, ma non farti ingannare da questa descrizione poiché per farle tue non dovrai abbattere mostri bensì dare colpi ai funghi luminosi sullo sfondo.