Fra tutte le saghe storiche che hanno contraddistinto il mio percorso da videogiocatore, quella di Metroid occupa un posto speciale. In particolare, è stato Metroid Fusion a introdurmi alla serie e a farmi sviluppare un morboso attaccamento a tutto ciò che riguarda l’esplorazione e il completismo in generale.
I pomeriggi invernali ai tempi della sesta generazione
Ricordo con estrema nostalgia l’arco temporale che ha visto nascere ed evolvere la sesta generazione di console, d’altronde sono anche gli anni in cui ho iniziato a sviluppare una forma, seppur embrionale ed elementare, di spirito critico nei confronti del mondo videoludico.
Nella memoria riaffiorano, appannate dal velo del tempo, le sbiadite immagini delle martellanti pubblicità in televisione. C’erano i paesaggi di Spira sottolineati dalle note di Zanarkand suonata da Nobuo Uematsu, i personaggi di Super Smash Bros. Melee che si alternavano sullo schermo senza sosta e Delfinia si mostrava imbrattata per la prima volta.
Nonostante la smania di mettere le mani su uno di quei titoli fosse immensa, davanti a me non avevo alcuna prospettiva di ricevere come regalo una console tra quelle di nuova generazione, quindi potevo solo limitarmi a fantasticare su quello che sembrava essere il futuro del videogiochi.
In ogni caso, le pubblicità che avevo sotto gli occhi più spesso erano quelle di Nintendo la rivista ufficiale, magazine a cui ero orgogliosamente abbonato sin dai primi numeri. Su quelle pagine continuavo a sbavare sul GameCube, sognando di poter finalmente solcare i mari e indirizzare i venti nella nuova avventura di Link.
Dovendo rapidamente scendere a patti con la realtà, mi resi conto ben presto che avrei dovuto contare ancora per qualche anno solo sul Game Boy Advance, e sulla sua libreria di titoli.
La mia età avrebbe raggiunto la doppia cifra solamente l’anno successivo, ma in quel momento, per qualche strana ragione, ero già convinto di conoscere alla perfezione l’universo dell’intrattenimento elettronico. Mai fui più felice di sbagliarmi.
Sogni a occhi aperti
In un’uggiosa giornata di febbraio suonò frettoloso il postino, il nuovo numero di NRU era arrivato e io iniziai a sfogliarlo avido di informazioni. Lo sguardo fu catturato quasi subito da una palette cromatica che poco si accostava ai colori accesi del regno dei funghi o alle atmosfere fiabesche di The Legend of Zelda ma che, allo stesso modo, mi fece capire di essermi imbattuto in qualcosa fuori dal comune.
Il titolo in questione è Metroid Fusion, la seconda avventura di Samus Aran a sbarcare su una console portatile Nintendo e la prima che io abbia mai giocato. Approcciarsi per la prima volta a una serie storica è sempre un’emozione peculiare e porta con se qualche difficoltà in più quando si tratta di analizzarle nel dettaglio.
Quando invece hai solo dieci anni, ciò di cui ti importa è unicamente inserire la cartuccia nel Game Boy Advance e immergerti completamente in un nuovo mondo, assaporandolo fino all’ultimo pixel disponibile.
Nonostante l’uscita del gioco fosse prevista per la fine di quell’anno, cioè il 22 novembre 2002, riuscii a ottenere una copia di Metroid Fusion solamente l’estate dell’anno successivo. I mesi passati a crogiolarmi nell’attesa non fecero che alimentare le mie fantasticherie e, di conseguenza, anche le aspettative per il titolo. L’attesa però fu assolutamente premiata.
Metroid Fusion fa ovviamente parte del genere metroidvania e, com’è possibile intuire dal nome, è anche uno dei due titoli che ha dato origine a questo sottogenere. Probabilmente non c’è bisogno di spiegare cosa sono i metroidvania, ma in ogni caso ti rimando alla lettura di un nostro speciale esaustivo sull’argomento.
Il metroidvania ha vissuto negli anni recenti una piccola rinascita, condizionata anche dalla facilità di sviluppo che lo rende uno dei generi prediletti dalle software house indipendenti. Esempi di questa nuova corrente sono Hollow Knight e Ori and the Blind Forest.
Un breve viaggio all’interno della narrativa di Metroid
Giusto per dare un’infarinatura generale sull’opera, riassumerei il tutto dicendo che la serie di Metroid racconta le vicende di Samus Aran, una cacciatrice di taglie che, per conto della Federazione Galattica, lotta contro i Pirati Spaziali desiderosi di impossessarsi delle pericolose creature chiamate Metroid.
I Metroid sono infatti delle creature estremamente pericolose, in grado di assorbire l’energia vitale da qualsiasi organismo, portandolo alla morte. Lo scopo dei Pirati Spaziali è quindi quello di ottenere il controllo su queste piccole forme di vita e soggiogarle, trasformandole in pericolose armi biologiche da utilizzare a loro piacimento.
All’inizio di Metroid Fusion, il quarto capitolo della serie classica, viene fatto un brevissimo riassunto degli avvenimenti fino a quel momento, raccontando all’ignaro giocatore di come Samus sia riuscita a sterminare tutti i Metroid presenti nella galassia.
Durante una missione di ricerca su SR388, il pianeta che ha ospitato gli eventi Metroid II: Return of Samus e habitat naturale dei Metroid, Samus entra in contatto con una forma di vita mai vista prima. Nonostante la creatura abbia attaccato la protagonista, inizialmente ciò non ha alcun tipo di effetto collaterale.
Durante il viaggio di ritorno verso la stazione spaziale della federazione a bordo della propria navicella, Samus si ritrova improvvisamente paralizzata, incapace di compiere alcun tipo di movimento. I sistemi di sicurezza riescono a catapultarla fuori dal mezzo, prima che esso si schiantasse contro una fascia di asteroidi.
Il sistema nervoso di Samus era però compromesso, infettato nella sua interezza dalla creatura che aveva affrontato precedentemente su SR388. L’ipotesi di rimuovere chirurgicamente il parassita era fuori discussione e le possibilità di sopravvivenza erano scarse.
Qualcuno però trovò miracolosamente una cura, scoprendo che i Metroid erano il predatore naturale dell’ignota forma di vita aliena, denominata X dagli scienziati presenti nella stazione. La Federazione infatti aveva conservato una coltura cellulare di Metroid in quantità abbastanza elevate da poter essere utilizzata per produrre un siero.
Samus era completamente guarita ma la propria struttura cellulare si rivela essere completamente alterata dal DNA di Metroid. Paradossalmente, le creature che aveva sterminato fino a poco tempo prima le avevano salvato la vita.
I primi passi all’interno di Metroid Fusion
Rispetto ai titoli precedenti, improntati quasi esclusivamente verso una narrativa ambientale silenziosa, Metroid Fusion da largo spazio alla voce pensiero della protagonista che, nei momenti di pausa, non mancherà di commentare gli eventi.
La nostra avventura inizia con Samus inviata in missione nei Laboratori Spaziali Biologici, abbreviati con la sigla B.S.L., in cui sono state spedite per errore alcune creature infettate dal parassita X. Il sistema monitoraggio ha rilevato un’esplosione anomala all’interno dei laboratori e il compito della cacciatrice di taglie sarà indagare su questi avvenimenti.
La Fusion Suit, la tuta che indosserà la protagonista per tutta l’avventura, è una conseguenza visibile del siero a base di cellule di Metroid. Questa tuta organica garantisce a Samus i poteri dei Metroid, tra cui la capacità di assorbire energia dalle forme di vita, ma è anche un pretesto di gameplay per giustificare il reset delle abilità.
Il giocatore infatti sarà inizialmente in possesso solo nel classico cannone a energia e dovrà sbloccare ogni abilità latente presente nella tuta di Samus. Questo elemento rende la protagonista estremamente vulnerabile e da vita a un altro elemento che contraddistingue Metroid Fusion.
Grazie a questo escamotage, il gioco fa sentire il giocatore impotente nei confronti dell’ambiente e dei nemici nella maggior parte delle occasioni. Una volta ottenuti i primi poteri la situazione non cambia perché l’esplorazione ci porta a scovare nuovi biomi sempre più pericolosi, con nemici infinitamente più brutali.
Come se ciò non bastasse, i designer di Metroid Fusion hanno ben pensato di inserire un’entità che da costantemente la caccia a Samus, seguendo le orme di Mr. X e Nemesis nella serie di Resident Evil.
I parassiti X hanno la straordinaria capacità di emulare i corpi con cui entrano in contatto. Questo ha portato a far divenire il parassita che ci ha infettato all’inizio del gioco, una copia perfetta di Samus al culmine delle proprie capacità.
La creatura, denominata SA-X, è quindi in possesso dei migliori equipaggiamenti anti Metroid in grado di polverizzare senza troppi problemi Samus nella sua forma attuale. L’inserimento di questo ulteriore ostacolo rende il titolo claustrofobico e riesce ad aumentare enormemente il senso di impotenza provato durante le fasi di gioco.
Ad amplificare la sensazione di straniamento e solitudine contribuisce anche il sound design, che in più di un’occasione lascia spazio al suono dei passi che rimbombano nelle stanze metalliche, accantonando occasionalmente la stupenda colonna sonora.
Le tinte horror assunte da Metroid Fusion sono sapientemente accompagnate dalla complessa struttura delle mappe, elemento che contraddistingue i metroidvania e anche questo capitolo della serie.
Ogni settore della stazione B.S.L. è estremamente caratterizzato e possiede una personalità molto forte. Oltre al cambio di ambiente e di nemici, anche i pericoli che dovrà affrontare Samus saranno diversificati, mettendo così alla prova il giocatore con sfide e ostacoli in continuo cambiamento.
Le mappe di Metroid Fusion risultano essere intricate ed estremamente interconnesse, colme di zone e passaggi segreti, un elemento che parte degli appassionati ha riscoperto grazie alla serie di Dark Souls di FromSoftware.
Il senso di smarrimento fa quindi costantemente a cazzotti con il la sensazione di costante scoperta che pervade ogni singolo elemento di gioco, dall’esplorazione di una nuova area, all’ottenimento di una nuova arma o potenziamento per l’armatura.
Perché giocare Metroid Fusion oggi
Metroid Fusion è uno di quei titoli che sicuramente hanno formato il mio spirito critico da videogiocatore e mi hanno fatto innamorare perdutamente dei metroidvania. Al tempo Metroid Fusion è stato un gioco importante perché ha segnato il ritorno di Samus Aran dopo ben otto anni di assenza.
Ai giorni nostri rimane un titolo fondamentale, un po’ perché fa parte della storia del genere, un po’ perché dona un nuovo punto di vista da cui poter analizzare la serie.
Inoltre dopo l’annuncio di Metroid Dread, seguito diretto di Metroid Fusion che concluderà definitivamente l’arco narrativo iniziato nel 1986, recuperarsi ogni capitolo in due dimensioni di Metroid è diventato un obbligo morale per ogni appassionato.