Night Book è un titolo che può essere definito come un vero e proprio film interattivo. Per tutto il tempo, infatti, le partite consistono in una semplice visione di scene non interattive, intervallate da scelte multiple che poi vanno a ramificare una storia sviluppata ad albero. Questo genere di titoli viene generalmente malvisto dai giocatori più hardcore, che non apprezzano l’eccessiva mancanza di interattività.
In realtà, però, questi giochi possono essere molto interessanti: un film influenzabile in modo consistente resta comunque un concept che unisce l’interattività tipica dei videogiochi con i montaggi e i linguaggi tipici dei film. Chiaramente, ciò che rende un prodotto simile “di qualità” va cercato nella profondità delle scelte e nell’influenza che hanno sullo svolgimento della storia. Vediamo insieme se Night Book riesce a essere un prodotto che vale la pena giocare.
Una maledizione in un’antica lingua
La storia di Night Book ruota intorno a un misterioso libro scritto in Kannar, un’antica lingua utilizzata dagli indigeni di un’isola inabitata per parlare con gli spiriti. La protagonista del gioco, infatti, verrà a contatto con questo manufatto, che cambierà inevitabilmente la serata e, forse, la sua vita.
Loralyn, la nostra protagonista, è un’interprete a distanza di lingua Inglese, Francese e Kannar. In pratica, il suo lavoro consiste in una chiamata a tre, dove lei interpreta in tempo reale le parole dei due interlocutori, in modo da annullare la barriera linguistica. Durante il suo turno notturno, però, la donna si imbatterà in alcuni clienti che hanno a che fare con un libro scritto in Kannar e, leggendo alcune parole, porterà suo padre a essere posseduto.
Da qui in poi la protagonista cercherà un modo per liberare suo padre dalla maledizione, cercando di salvarsi la vita e di chiudere una volta per tutte la faccenda del libro. Quello che succederà varierà molto in base alle nostre scelte ma, purtroppo, proprio qui sta il pregio e il difetto maggiore di Night Book.
Se da una parte è affascinante vedere il gran numero di scene e di alternative proposte dagli sviluppatori, dall’altro lato è impossibile non notare come alcune partite sembrino quasi mancare di coerenza, con delle conseguenze di cui non è troppo chiara la causa. Inoltre, se alcune scene sono scritte molto bene, altre peccano di superficialità e di una scrittura non troppo convincente.
In pratica, Night Book parte da un concept interessante, che però può risultare piacevole o poco appagante in base a ciò che il giocatore seleziona. Evitando spoiler, basti sapere che le strade di alcuni bivi narrativi risultano decisamente più convincenti e ben scritte rispetto alle alternative.
Inoltre, anche rigiocando più volte ho avuto la sensazione che la storia si prenda poco tempo per spiegare le sue stesse premesse, presentando i personaggi, la maledizione e le isole da cui provengono (presumibilmente) gli spiriti in modo davvero troppo rapido e superficiale.
Non c’è più tempo
Il gameplay di Night Book è semplice e immediato. Ci troviamo davanti a diverse scene lineari, filmate e recitate da attori in carne e ossa. Tra una scena e l’altra apparirà una scelta doppia che, una volta selezionata, influenzerà le scene che vedremo successivamente, contribuendo a creare il lungometraggio della nostra partita.
Siamo quindi davanti a un film interattivo con una struttura ad albero, dove vari bivi permettono di influenzare lo svolgimento della storia e i finali. Il gioco conta un numero consistente di scene, che variano in base alle nostre scelte e al modo in cui queste vengono combinate in una sola partita.
Proprio per questo motivo, Night Book risulta molto rigiocabile, dato che la curiosità di provare gli altri bivi narrativi ha sempre un fascino tutto suo. Come accennato poco fa, però, non è tutto oro quel che luccica. Nonostante ci siano parecchie scelte che possono influenzare la trama, alcune di queste hanno delle conseguenze non troppo chiare. Per esempio, è possibile veder morire un personaggio senza aver capito cosa sia stata la causa, oppure le reazioni di alcuni personaggi non saranno sempre convincenti.
Dall’altro lato, però, c’è da dire che altre scelte sono ben congegnate e hanno delle conseguenze che è possibile dedurre e, soprattutto, coerenti e plausibili. In pratica, siamo di fronte a un’esperienza bella, ma non eccelsa.
In ogni caso, il pregio più grande di Night Book è la sua capacità di coinvolgere il giocatore dall’inizio alla fine, grazie alla curiosità data dalla classica domanda: “ma come andrà a finire?”. Le varie scene, poi, sono girate e recitate molto bene, creando un’atmosfera horror tesa e appassionante. Se ti piace il genere, quindi, non resterai deluso.
Un classico B-Movie?
Il comparto tecnico di Night Book è chiaramente limitato dal genere stesso. Siamo infatti di fronte a diverse scene girate con attori in carne e ossa e con qualche effetto speciale non troppo elaborato. La tensione è resa magistralmente dagli attori stessi, che recitano in modo davvero convincente anche nelle scene più estreme. Gli effetti speciali, invece, non sono troppo elaborati, ma fanno senza problemi il loro lavoro.
Il comparto artistico è forse la parte più riuscita della produzione. La maledizione Kannar diventa presto molto interessante, grazie ai piccoli dettagli sparsi tra le varie scene e per la grande importanza data alla lingua e alla sua sacralità.
Infine, il comparto audio fa il suo dovere, grazie a musiche ed effetti sonori che accompagnano i momenti più tesi. Il doppiaggio e l’audio generale è sempre chiaro, nonostante i video siano apparentemente stati girati durante la quarantena.