Partiamo con la definizione che l’Enciclopedia Treccani dà di chinetosi, ossia quel disturbo “dovuto a spostamenti ritmici o irregolari del corpo (aeroplano, automobile, barca, treno)”. Capita a molti di noi di non sopportare molto bene lunghi viaggi in auto, magari in strade di montagna dalle curve tortuose.
Tra i principali sintomi la chinetosi vede nausea, vomito, vertigini, pallore e sudore freddo. Ci sono alcuni farmaci che possono prevenire o contenere questi effetti, ma un conto è dover sopportare un lungo tragitto in mare, un altro è dover prendere degli antistaminici per passare un po’ di tempo con il nostro videogioco preferito.
Malessere da movimento… stando fermi
Può sembrare strano, se si considera la definizione precedentemente data e il fatto che la traduzione letterale del termine inglese “motion sickness” è proprio “malattia del movimento”. In linea di massima il fenomeno si palesa quando i nostri occhi e il nostro cervello non sono propriamente d’accordo su cosa sta succedendo al nostro corpo in generale.
Quando ci viene detto di sederci davanti, o nel sedile di mezzo e guardare avanti, è proprio per evitare che il nostro sguardo si focalizzi più del dovuto su ciò che scorre rapidamente agli angoli del nostro campo visivo. Puntando dritti davanti a noi riusciamo quindi a sentire meno questo malessere, perché abbiamo tempo di capire cosa sta arrivando, invece di vederlo di sfuggita e per breve tempo.
Anche il malessere diventa digitale: cybersickness!
In questi anni dove tutto sta spostandosi dal reale al virtuale, dall’analogico al digitale, non poteva mancare anche la chinetosi digitale. Come per il cosiddetto mal d’auto, anche questo tipo di malessere non è percepito da tutti, ma solo da alcuni.
Ovviamente in molti si sono armati di forche e torce, annunciando come chiaramente il malessere provato da alcuni videogiocatori fosse legato all’uso eccessivo di PC, console e tablet. È chiaro che non è propriamente così dato che, dipendendo dal singolo individuo e dalla tipologia di gioco, potrebbero passare intere ore senza avvertire alcun fastidio.
I giochi in prima persona sono quelli che più di tutti causano i fastidi maggiori, soprattutto se la telecamera e il punto di vista del personaggio tendono a barcollare un po’ più del dovuto e ad essere particolarmente sensibili ai movimenti di mouse e controller. Uno dei titoli più recenti che ha causato più malessere, letteralmente, è Bard’s Tale IV, atteso da molti nel 2018 e abbandonato da tanti poco dopo, in quanto davvero punitivo.
Nella sezione del forum di Steam troviamo un lungo thread dove moltissimi si lamentano della bassissima giocabilità del titolo: nausea, sudorazione, brividi freddi e un’impossibilità fisica a continuare. In questo caso erano le micro vibrazioni della telecamera durante gli spostamenti a rendere impossibile, per alcuni, giocare più di alcune decine di minuti di fila.
Continuando a parlare di titoli per così dire “standard”, che possiamo cioè giocare stando seduti al PC o al massimo usando un controller, un altro titolo che dà questo tipo di problema è Sky Beneath. Si tratta di un platform con repentini cambi di gravità e dove la protagonista si trova a camminare liberamente su pareti e soffitti.
Questi cambi ci vedono ruotare rapidamente all’interno della stanza, mentre il corpo di Cassie – e di conseguenza la telecamera – impiega qualche attimo in più per adattarsi all’inversione. Da qui la nausea. Per chi volesse provare a capire quanto poco vanno d’accordo occhi e cervello, è possibile provare la demo!
Realtà virtuale e disagio reale?
La risposta alla domanda non è propriamente univoca, come ovviamente per tutto quanto già discusso fino ad ora. Partendo dal presupposto che dipende ovviamente da com’è stato sviluppato il gioco (vedi Bard’s Tale IV), c’è anche da dire che molti tra coloro che solitamente soffrono di motion sickness da videogame si trovano relativamente bene a giocare con i visori.
Questo perché non ci sono corpi che ruotano in maniera esterna al nostro sguardo e che quindi possono farci percepire dei ritardi. Siamo un tutt’uno con la realtà che ci circonda e questo ci aiuta a sentirci perfettamente parte di essa, senza quindi avere quello stacco che percepiamo invece davanti allo schermo.
Outbreak: Endless Nightmares, ad esempio, causa qualche problema proprio perché non riesce invece nel compito sopra descritto, ossia farci sentire naturalmente parte del mondo di gioco. In da Hoop!, colorato e frenetico gioco di basket, ci permette di giocare anche da seduti, evitandoci quindi di dover convivere con spostamenti fisici e digitali che non sono perfettamente allineati.
Anche in Flow Weaver sembra che il fatto di stare seduti riduca al massimo le possibilità di trovarci sudati e tremanti dopo pochi minuti di gioco. Sta di fatto che la programmazione dei giochi, soprattutto se questi prevedono spostamenti rapidi, un gameplay in prima persona o un visore di realtà virtuale, dovrebbe tenere conto delle difficoltà oggettive provate da alcuni.
Possiamo sempre armarci di qualche pacchetto di chewing gum, nel tentativo di provare a superare il quarto d’ora di gioco senza collassare sul pavimento… ma speriamo vivamente che ci siano metodi migliori!