Recompile è arrivato, e con esso la necessità di studiare per bene un po’ d’informatica. Il titolo, come già saprai, è infatti ambientato all’interno di un arzigogolato sistema informatico la cui complessità è resa ottimamente dal design labirintico dei livelli, orientato ad un verticalità che definire da capogiro è dire poco.
Il piccolo studio britannico Phigames, in seno al publisher Dear Villagers, ha saputo dare ottima prova di sé con questo suo terzo titolo, arrivato dopo il roguelike TinyKeep (2014) e il platformer in pixel art Nuclear Autumn (2016), presentando al pubblico videoludico un platform 3D divertente, profondo e di qualità.
Prima di parlare più nel dettaglio dei vari aspetti del gioco, è opportuno testimoniare anche qui su iCrewPlay che Recompile è una delle ancora poche opere videoludiche ad essere esclusivamente giocabile su next-gen. Inoltre Microsoft ha colpito ancora, scegliendolo come uno dei titoli da includere nell’Xbox Game Pass.
Recompile, ovvero ‘anche i programmi temono la morte’
Protagonista di Recompile è un personaggio molto particolare, composto tanto nel ‘corpo’ quanto nella mente da quelle che a vista d’occhio sono stringhe di codice verticali luminescenti antropomorfe (sì, anche a me è venuto in mente Matrix). Si tratta, in effetti, di un programma dotato di coscienza e volontà proprie, il quale si comporta e sembra in prima battuta avere scopi simili a quelli di un virus informatico.
Dopo un breve prologo in cui, guidati da una misteriosa IA incorporea di nome Janus che ci accompagnerà per tutto il gioco, apprendiamo i rudimenti del gioco tra cui la difesa dagli ‘antivirus‘ (praticamente i mob del gioco, abbastanza diversificati tra loro ma non a livelli esorbitanti), veniamo a conoscenza che il sistema in cui ci stiamo muovendo è andato incontro ad un immane guasto, e che, se non agiremo in fretta, anche noi presto verremo cancellati.
Inizia così un viaggio per la sopravvivenza che, se dal nostro punto di vista durerà ore e ore, nel mondo all’esterno del sistema avrà la durata di un singolo secondo (tempi di risposta eccellenti, non trovi?)
Nell’intricato ed immenso labirinto high-tech in cui dovremo orientarci con il costante rischio di smarrire la via o i fondamentali potenziamenti lungo essa, ci imbatteremo in frammenti di dati contenenti informazioni sui vari fruitori umani del sistema e, molto più importante, su Hypervisor, l’IA che aveva il fondamentale compito di amministrare il sistema, al quale tanto questa quanto i ‘colleghi’ umani si riferiscono con il semplice nome di Mainframe.
Che cosa succede all’interno di un computer?
Questa domanda ha guidato l’inventiva dei developer durante lo sviluppo di Recompile, che hanno saputo immaginare l’esecuzione di un programma come un lungo e mai dritto percorso.
Da questa idea è nata la ben orchestrata sequela di momenti platform di cui il titolo si compone, alla quale si alternano momenti puzzle, costituiti più che altro da semplici enigmi bypassabili tramite l’utilizzo della valuta di gioco, ottenibile distruggendo gli antivirus, che a propria volta possono essere ammansiti tramite una delle cinque abilità di cancellazione previste: per l’appunto ‘ricompilare‘, che consente di compiere sia la prima che la seconda azione.
Accanto alle abilità di cancellazione vi sono le cinque abilità trasversali (che garantiscono maggiore mobilità) e le cinque abilità di hacking, che nella pratica corrispondono alle cinque armi che si possono utilizzare contro gli antivirus.
Il combat system, che nello stile si allaccia essenzialmente a quello di un qualsiasi TPS, cerca in tutti i modi di proporsi come frenetico, ma purtroppo non riesce proprio a convincere in quel senso. La responsabilità di ciò è da attribuire quasi del tutto all’impossibilità di combattere a mezz’aria (detto in parole povere: o spari o salti).
Il discorso cambia quando si comincia a parlare delle boss fight, che si configurano come uno degli elementi più riusciti del gioco. Ogni boss è unico e speciale e sa regalare sfide esaltanti in cui anche un solo movimento troppo sconsiderato può significare sicura sconfitta.
Altro punto di forza dell’esperienza proposta da Recompile è l’esplorazione. Come abbiamo già anticipato, infatti, l’architettura dei livelli è verticale e, per fare una sgradevole allitterazione, vertiginosa. In poche parole, pane per i denti di chi ama vasti ambienti da esplorare in lungo e in largo ingegnandosi di volta in volta sul trovare il percorso più agevole.
Minimo, ancora una volta, non è sinonimo di minimalista
Sebbene l’estetica di Recompile, dichiaratamente ispirata a quella di capolavori del cinema sci-fi quali Tron (1982) e, in misura minore, Cube (1997), sia quadratica e scevra di colori particolarmente sgargianti, il modo in cui questi semplici elementi sono disposti nello spazio uniti all’eccellente livello tecnico della grafica non fanno mancare nulla ai gamer dotati di occhi esigenti.
Bug e cali di frame rati sono del tutto assenti, persino nelle situazioni più affollate (non che ce ne siano molte durante il gioco).
Parimenti, la colonna sonora lasciata ai soli sintetizzatori con un mellifluo e al tempo stesso malinconico suono di pianoforte a fare da sfondo ai momenti più riflessivi dell’esplorazione non rende percettibile la mancanza del doppiaggio, che comunque si sarebbe prestato male ad un’opera dotata di una narrativa silenziosa quasi quanto quella dei vari soulslike che si sono succeduti nel corso di quest’ultimo decennio.