La nicchia videoludica delle visual novel è un mondo davvero affascinante. La possibilità di narrare una trama interessante e complessa attraverso un medium paragonabile ai classici libri, ma arricchito di stimoli visivi e sonori offre agli sviluppatori possibilità infinite – basti vedere esempi ben riusciti come Doki Doki Literature Club, Steins;Gate e molti altri che hanno conquistato i cuori di migliaia di giocatori.
Un altro vantaggio è la possibilità di estendere e approfondire l’universo di un videogame; è questo il caso di Stories of Mara, che trova le sue fondamenta nel prequel Summer in Mara, sviluppato sempre da Chibig. Questa casa ha ancora qualcosa da raccontare ed avventure da proporre, ed ha deciso di farlo mediante il format di visual novel episodica, reintroducendo un cast interessante e ben costruito.
Se ti interessa provarlo, Stories of Mara è disponibile su Steam, ma attenzione perché NON esiste in italiano, e richiede una buona conoscenza dell’inglese per essere capito. Riuscirà dunque questo titolo a conquistare anche chi, come me, non ha mai giocato il precursore? Andiamo a scoprirlo!
Stories of Mara: alla ricerca degli amici scomparsi, e di sé stessi
Il primo capitolo del gioco segue la storia di Akaji, fabbra dell’isola di Mara e aggiustatutto infaticabile. Già dai primi momenti, possiamo osservarla nella sua officina mentre cerca di decidere su quali impegni concentrarsi; Akaji medita sulla sua immensa mole di lavoro, e su come tutti gli abitanti dell’isola dipendano da lei, mentre combatte col suo desiderio di fuggire e lasciarsi tutte le responsabilità alle spalle.
Viene interrotta da alcuni isolani, che l’avvertono di aver ritrovato la barca di Koa, sua amica e protagonista del prequel Summer in Mara, a pezzi sulla spiaggia. Le sue preoccupazioni personali lasciano spazio ad un cattivo presagio riguardo alla sorte della bambina. Mentre riflette sul da farsi, nota l’indifferenza generale degli altri, che danno per scontato che Koa stia bene essendo incredibilmente indipendente nonostante la giovane età.
Il gioco prosegue con Akaji che cerca di risolvere vari problemi per gli isolani, nel tentativo anche di ottenere supporto per una spedizione alla ricerca di Koa. Esistono finali multipli per questo capitolo, in base alla tua gentilezza e azioni nel corso dell’avventura. Dal punto di vista della trama, chi non ha giocato il prequel si troverà probabilmente spaesato, capitando in un mondo alieno e sconosciuto.
Gli sviluppatori danno quasi per scontato che tu conosca il background di ogni razza e personaggio, e affidano gran parte del carico emotivo alla nostalgia. È difficile sentirsi coinvolti in un mondo così tanto già avviato, che raramente si prende il tempo di spiegare al giocatore con chi o di cosa sta parlando, nonostante i personaggi e il background siano ben scritti e caratterizzati.
Gameplay: poco da dire e poco da fare
Non sorprenderà nessuno se diciamo che in una visual novel il gameplay non è certo l’aspetto più importante. Nonostante questo, ci sono piccoli aspetti decisionali con cui il giocatore può interagire, sebbene non siano molti e nemmeno troppo interessanti. Prima di tutto, durante i vari dialoghi potremo effettuare alcune scelte da un gruppo di due o tre. A detta degli sviluppatori, esiste un sistema di amicizia “a punti” influenzato dalle tue scelte, ma alcune di queste non sembrano offrire molto se non dialoghi alternativi.
Esiste poi una sorta di minigioco, in cui dovremo decidere quale modellino di nave e di quale colore costruirlo, per poi regalarlo ai nostri amici ed aumentare così i punti amicizia. Le scelte sono limitate e saranno perlopiù obbligate in base a quale finale stai cercando di ottenere, ma è carino comunque avere la possibilità di scegliere e vedere i risultati di queste scelte.
Infine, ci sono un paio di “quest” opzionali che puoi svolgere per ottenere l’ending migliore, ma comporteranno semplicemente cliccare i vari punti della mappa alla ricerca di qualcosa o qualcuno, e non intratterranno molto.
Comparto tecnico: ancora molto lavoro da svolgere
I punti deboli di Stories of Mara sono tutti da trovarsi sotto al metaforico cofano del gioco. Prima di tutto, è nostro dovere informarti che il gioco è crashato almeno 3 volte durante tutta l’ora di gioco, in vari punti e per motivi casuali. Altri problemi simili sono: audio che si interrompe in vari punti, uscire e rientrare dal gioco fa iniziare automaticamente alcuni dialoghi, capita a volte di ritrovarsi “bloccati” e dover chiudere il titolo e riaprirlo, e alcuni altri.
In ogni caso, gli sviluppatori ci hanno avvertito di questi difetti tecnici e sono al lavoro per sistemarli, ma questa è la versione che abbiamo ricevuto e la nostra recensione si basa su di essa. Il design sonoro del gioco, bug a parte, è purtroppo carente. Sebbene la musica di gioco sia molto piacevole (ukulele e chitarre che si sposano bene con l’ambiente estivo dell’isola) è un po’ ripetitiva e ci sarebbe piaciuta un po’ più di diversità.
Graficamente invece Stories of Mara è ineccepibile; i personaggi sono disegnati davvero bene e da una mano esperta, così come gli sfondi e l’interfaccia utente. Peccato però che manchino molti elementi essenziali ad una visual novel, come la possibilità di saltare velocemente i dialoghi, diverse velocità di scorrimento del testo, la possibilità di nascondere la finestra di dialogo, e molte altre che, ormai, dovrebbero essere standard per il genere.