Monster Harvest è un farming simulator creato in pixel art, sviluppato da Maple Power Games ed edito da Merge Games. Come in tutti i giochi dello stesso genere in questo gioco dovremo costruire e gestire la nostra fattoria; a dare un tocco di brio a una formula trita e ritrita a Monster Harvest propone una sorpresa non da poco: sarà possibile far mutare alcune delle nostre piante in creature da portare al nostro fianco. Ma andiamo con ordine!
Come nel più classico incipit dei giochi di Game Freak, a chiamarci all’azione è uno scienziato, in questo caso un zio piuttosto eccentrico e strampalato. Quest’uomo ha fatto due scoperte tanto insolite quanto rivoluzionarie: l’esistenza degli slime e una particolare interazione di queste gelatinose creature con le piante. Applicando questi esseri gelatinosi a forme di vita vegetali sarà possibile ottenere diversi effetti, fra cui farle mutare in mostri che il dottore ha battezzato come Planimals!
Dopo questa sensazionale scoperta, intorno al laboratorio dello scienziato si è radunato un folto drappello di persone interessate a guadagnare con slime e Planimals… soprattutto la losca azienda SlimeCo. In questo modo si creato un piccolo insediamento che prende il suo nome proprio dalle bizzarre piante mutanti: Planimal Point.
Monster Harvest è un gioco che funziona quasi a metà
Ciò che più mi ha infastidito di Monster Harvest è la sua costante dualità, il continuo e netto contrasto fra le sue due caratteristiche predominanti. Come farming simulator il gioco funziona benissimo, mentre è la parte dei Planimals a risultare insufficiente o in alcuni casi mal congegnata. La qualità del design dei mostri oscilla spesso fra il mediocre o il pessimo (penso ancora all’occhio gigante), anche se non è questo il problema più grande.
I combattimenti e la gestione dei mostri sono un elemento al limite dell’accettabile. Non si possono insegnare nuove mosse alle creature, ne di conseguenza sfruttare al meglio le loro statistiche per creare una build, non esiste un sistema di debolezza, e come se non bastasse ogni mostro a disposizione ha soltanto tre attacchi differenti; a voler infierire su questo ultimo punto anche il parco mosse è davvero poco bilanciato e si suddivide in attacchi potentissimi e altri inutili da usare. Per non parlare poi della pochezza delle animazioni: insomma, su gli elementi presi in prestito da Pokémon siamo vicini al disastro.
Le creature vengono impiegate in modo più originale al di fuori degli scontri; con gli slime del giusto colore è possibile creare cavalcature e persino mostri da allevamento. Non raggiungerà la profondità e la cura di uno Stardew Valley, ma Monster Harvest come farming simulator sa essere molto gradevole e intrigante da giocare. È possibile costruire tantissimi edifici diversi, aggiungergli tante migliorie e salendo di livello è possibile sbloccare un buon numero di costruzioni, piante e oggetti, alcuni decorativi mentre altri con impatto sul gioco, come lo spaventapasseri.
Oltre a risultare soddisfacente, rilassante e stimolante, Monster Harvest introduce un sistema di calendario e di stagioni molto funzionale. Affacciarsi a una nuova stagione può significare un cambio nella quantità di precipitazioni e dello spettro dei colori della flora di gioco, con alcuni semi potranno essere sotterrati soltanto in uno specifico periodo. Anche non brillando nei combattimenti Monster Harvest riesce a risultare quasi sempre e fresco e divertente, tanto da rendere il combattimento nei dungeon o contro la SlimeCo quasi piacevoli!
Fra pixel art e bug
Un altro punto che vive fra luce e ombra è un comparto tecnico che ci sentiamo di premiare, per l’appunto soltanto a metà. A una pixel art ben realizzata e a un comparto sonoro discreto (anche se dimenticabile) si oppongono modelli ripetuti con un po’ troppa frequenza e un numero di bug e glitch veramente esagerato.
Sappiamo già che molti degli errori che abbiamo incontrato verranno corretti con la patch del d1, ma siamo sicuri che alcuni rimarranno più a lungo di altri. Per fortuna, anche se si tratta di bug che impediscono di compiere azioni fondamentali come comprare semi al negozio o ricaricare l’annaffiatoio, spesso ci è bastato soltanto chiudere la partita e ricaricarla, per far funzionare nuovamente il gioco.
L’ultima criticità del gioco riguarda in modo specifico la versione di gioco pensata per Nintendo Switch. Oltre a qualche calo di frame rate piuttosto insolito, è presente un problema con la gestione e la visualizzazione dei vari menù di gioco, sembra quasi che gli sviluppatori si siano dimenticati la differenza di fruizione fra PC e Nintendo Switch. In versione portatile infatti le descrizioni sono così piccole da risultare illeggibili senza perdere qualche diottria, mentre la gestione dell’inventario risulta chiaramente pensata per la flessibilità del mouse. Organizzare l’inventario con i joy-con risulta infatti un’esperienza frustrante!