Il bello dei mondi immaginari raccontati in videogiochi, film, fumetti e quant’altro è che possono non porsi limiti, anzi, i risultati più interessanti e suggestivi si hanno proprio quando si uniscono tematiche ed elementi molto distanti tra loro per creare qualcosa di unico. Probabilmente il caso più celebre ed esplicativo è il cosiddetto steampunk, che reinventa gli albori della tecnologia moderna, le macchine a vapore per l’appunto, da cui il termine steam, e li rivede in salsa futuristica.
C’è pero un filone tematico che nel corso degli anni si è affacciato più volte su diversi media e i cui risultati sono stati sempre molto interessanti, si tratta di quei racconti che hanno fatto incontrare gli anni ’40 e ’50 con la tematica delle invasioni aliene. A dirla tutta, è la storia stessa che ci ha servito la tematica su un piatto d’argento, nel 1938 infatti, H. G. Wells manda in psicosi l’America intera col suo racconto radiofonico La guerra dei mondi, talmente realistico da passare come radiocronaca di fatti reali, e nel 1947 invece l’incidente di Roswell dà pane per i denti di ufologi di tutto il mondo.
Questi eventi sono stati ripresi nei media più disparati, basti pensare che Matt Groening ha citato entrambi rispettivamente in una puntata dei Simpson e una di Futurama, ed è solo un esempio in un mare di produzioni analoghe! Timothy’s Night, l’oggetto di questa recensione fa un ulteriore passo indietro, ambientando la storia di un’invasione aliena in una cittadina sospesa tra gli anni ’20 e i ’30, mescolando la tematica coi classici elementi da gangster story.
Va fatta però una premessa importante su Timothy’s Night che, arrivato un po’ in sordina, è stato etichettato come una nuova esclusiva per PlayStation 5, non è del tutto esatto, facciamo un po’ di chiarezza. Sviluppato dallo studio WildSphere, in realtà il gioco è solo una riproposizione di Timothy vs the Aliens, uscito nel 2018 per PlayStation 4, gli unici cambiamenti significativi (dal momento che il titolo godeva già all’epoca di un buon comparto tecnico) sono rappresentati dal pieno supporto al DualSense, una tendenza che effettivamente sta confermando ciò che potremo vedere in un futuro prossimo, ovvero che non si parlerà più di versione old-gen e next-gen, ma di versione next-gen e PlayStation 5 in quanto il nuovo controller di casa Sony può davvero cambiare le carte in tavola.
Chiarita questa piccola “svista” comunicativa possiamo analizzare nel dettaglio Timothy’s Night, un titolo un po’ nel limbo delle produzioni AA, troppo “grande” per essere un indie e certamente troppo “piccolo” per potersi considerare un AAA, eppure per niente affatto mediocre, anzi, realizzato con cuore e ironia nei punti giusti!
Era una notte buia e tempestosa…
Timothy, il protagonista che dà anche il titolo al gioco, è uno dei gangster più temuti e rispettati di tutta Little Fish City. Da solo riesce infatti a tener testa anche a tutta la famiglia mafiosa guidata dal Padrino e a vivere una vita tranquilla, dal momento che i suoi avversari sono consapevoli di questa sua abilità; le capacità del nostro protagonista però nascondono un segreto racchiuso nell’Asso che porta sul suo cappello.
Nelle prime battute del gioco infatti, vedremo Timothy mettere in scacco il Padrino grazie a un misterioso potere col quale sembra quasi teletrasportarsi. In realtà, scopriremo poco dopo che l’Asso gli permette di rallentare il tempo e gli è stato donato molti anni prima da un gruppo di alieni per uno scopo ben preciso… che il giovane però ha completamente ignorato essendo molto più interessato a fantasticare su come utilizzare questa nuova capacità.
Poco dopo, mentre Timothy si riposa nel proprio ufficio, la città precipiterà nel caos a causa di un’invasione aliena! Delle strane creature tentacolari infatti stanno assediando strade ed edifici scendendo dai più classici UFO che la fantascienza possa immaginare e toccherà a Timothy sfruttare il suo potere per riuscire a salvare Little Fish City.
Per quanto la premessa possa risultare molto lineare e a tratti anche già vista (ed è innegabile che sia effettivamente così), la trama in realtà viene raccontata con molta ironia e leggerezza, un particolare non da poco che riesce a rendere il tutto accattivante, grazie anche a dialoghi e personaggi ben scritti. Timothy’s Night viaggia sempre sui saldi binari degli stereotipi sia delle opere che trattano di ufologia che delle storie sui gangster, ma riesce a farlo in maniera originale e a tenere il giocatore incollato allo schermo con una storia molto leggera.
Gameplay: retrò al punto giusto!
Perfettamente in linea con l’ambientazione, Timothy’s Night propone un gameplay abbastanza old school, un vero e proprio platform ambientato in un mini open world che avremmo potuto trovare su console di sesta generazione. Possiamo considerarlo un difetto? Assolutamente no, dal momento che gli sviluppatori si sono comunque premurati di rendere il tutto fluido e accessibile, riuscendo a non far percepire il peso degli anni a una formula comunque classica, senza però stravolgerla.
Di base, potremo esplorare liberamente tutta Little Fish City (fogne e alcuni edifici compresi) che oltre alle missioni della campagna principale proporrà ai giocatori anche un buon assortimento di collezionabili, molti raggiungibili tramite puzzle ambientali, e sfide secondarie come gare di velocità in auto. Insomma, la più classica riproposizione di elementi già visti mille altre volte, che però, come anticipato, non stancano, anzi divertono permettendo al giocatore di passare qualche ora con un titolo nostalgico e non particolarmente ostico che permette di staccare il cervello per qualche ora.
Non dimenticare però che la cittadina è assediata dagli alieni! Per sbarazzarci delle tentacolari creature extraterrestri, Timothy avrà a sua disposizione una selezione di bocche da fuoco, molto limitata a dire il vero, ma pur sempre funzionale per risolvere ogni situazione, che comprenderà la classica pistola, una mitragliatrice veloce e con molti colpi ma debole, un fucile a pompa, l’esatto opposto della mitragliatrice, e un letale revolver; il potere alieno del protagonista lo renderà inoltre letteralmente in grado di rallentare il tempo per potersi fare largo tra i nemici nelle situazioni più concitate (oppure per risolvere alcuni enigmi ambientali).
Il sistema di shooting in terza persona richiama a gran voce quello che Capcom ha adottato con Resident Evil a partire dal quarto capitolo, con una telecamera posizionata dietro le spalle del giocatore e leggermente più in alto, così da mettere costantemente al centro della scena il mirino ed eventuali nemici. Qui però possiamo evidenziare quella che è una delle poche sbavature del titolo: una visuale di questo tipo non permette di guardarsi alle spalle mentre si sta facendo fuoco. Questo implica che molto spesso i nemici, i quali tra l’altro hanno uno spawn rate davvero elevato, riusciranno ad accerchiare Timothy e ci ritroveremo costretti a battere in ritirata.
Cosa stanno dicendo alla radio?
A rendere ancora più gradevole Timothy’s Night ci pensa inoltre il comparto tecnico che, per un titolo come anticipato lontano dagli standard dei AAA, può vantare una direzione artistica e una realizzazione di tutto rispetto. Tutti gli ambienti di gioco saranno infatti resi con un effetto in bianco e nero, che occasionalmente virerà verso toni seppia, unici elementi che daranno colore al tutto saranno proprio gli alieni (rappresentati tra l’altro con tonalità molto vivaci) così da mettere in risalto la loro natura extraterrestre, per lo stesso motivo vedremo anche Timothy colorarsi di tonalità vivaci quando userà i suoi poteri.
Il tutto poi viene reso alla perfezione da uno stile molto cartoonesco in cui i personaggi vengono rappresentati con linee goffe e tozze che li rendono particolarmente buffi sia nella rappresentazione che nei movimenti. Stilisticamente Timothy e gli NPC ricordano molto i personaggi della Aardman, con una scelta di lineamenti però più tondi, particolare che li rende particolarmente adatti ad abitare un mondo di gioco così sopra le righe.
Un altro piccolo difetto lo ritroviamo, purtroppo, nella scelta della colonna sonora, in sé particolarmente interessante poiché richiama la musica Charleston tipica dal periodo, ma con un’idea che va a sminuire un po’ gli effetti di questa scelta. Infatti tutto il sottofondo musicale verrà trasmesso come se provenisse direttamente da una trasmissione radio, una scelta stilosa, ma che comporta due cose: nella ricerca del realismo operata dagli autori, talvolta, dopo alcuni annunci, le comunicazioni si interromperanno, lasciando quindi il giocatore solamente in compagnia dei rumori ambientali; il secondo problema è che una musica del genere non riesce sempre ad accompagnare bene tutte le fasi del gioco, risultando spesso fuori luogo.
In definitiva, Timothy’s Night è un titolo davvero molto divertente e ben riuscito, con un occhio di riguardo ai giocatori nostalgici che sono in cerca di un’esperienza classica, ma senza dimenticare anche le innovazioni del videogioco moderno; il tutto inoltre viene accompagnato da tanta ironia che si presenta sempre nel migliore dei modi senza risultare invasiva e da una realizzazione tecnica davvero niente male. Consigliato a chi è in cerca di un’esperienza spensierata e appagante pur nella sua semplicità.