Industria è uno di quei titoli che salta subito all’occhio per la sua estetica particolare, unita a un comparto grafico di tutto rispetto, per essere di un indie. Inoltre, parliamo di un gioco che sembra strizzare l’occhio ad Half Life, sia per il feeling durante le partite, sia per come gli sviluppatori hanno scelto di portare avanti la trama.
A onor del vero, va detto che molti sparatutto odierni (e non solo) devono alcune soluzioni di game design e di narrative design ad Half Life, che ha lasciato un segno indelebile nell’industria videoludica. Industria, però, sembra quasi omaggiare il titolo Valve, sia a livello estetico, sia per la già citata struttura di gioco.
Pur mettendoci di fronte a un gameplay ormai rodato e conosciuto, Industria riesce anche a essere originale, unico e persino memorabile. Vediamo quindi se vale la pena tornare in uno dei periodi più cupi della storia umana.
Il surrealismo incontra la storia
La trama di Industria ci proietta in una versione alternativa del secondo dopoguerra, dove il Muro di Berlino è ormai prossimo alla caduta. In questo scenario, vestiamo i panni di una donna, Nora, che ha lavorato a un progetto di ricerca segreto che, appunto, deve restare tale. Nelle ore seguenti la caduta del muro, Walter, un collega di lavoro (e amante) della protagonista decide di attivare lo strano congegno a cui stavano lavorando, che lo fa sparire nel nulla.
Nora si mette quindi alla ricerca dell’uomo, attivando a sua volta la macchina, e finendo in una dimensione alternativa della Germania coeva. In questa versione della realtà siamo infatti di fronte a una città in rovina, invasa da strani macchinari e da robot umanoidi ostili. Il luogo sembra deserto, gli edifici abbandonati e le macchine in controllo del territorio.
Con la mente piena di dubbi, Nora decide di esplorare il posto, in modo da trovare Walter, tornare a casa e, si spera, ricominciare a vivere come prima.
Muovendosi nella spettrale cittadina, però, si capisce ben presto che qualcosa non torna: lo scenario sembra essere un futuro alternativo e la ricerca di Walter porterà molte domande difficili da risolvere.
La trama di Industria è sicuramente interessante e ricca di mistero, anche grazie alla splendida atmosfera che fa da sfondo all’intreccio di fatti, rendendo la cittadina la protagonista assoluta.
Nonostante le premesse siano ottime, però, la narrazione non riesce a eccellere: forse per la durata ridotta dell’esperienza, alcuni punti cruciali della trama non vengono spiegati a dovere e, soprattutto nel finale, si ha la sgradevole sensazione di “frettolosità”, dove troppi misteri restano tali.
Allo stesso modo, sarebbe stato bello vedere più documenti scritti, magari accompagnati anche da qualche audio, che potessero dire qualcosa in più sull’invasione delle macchine e, soprattutto, sulla figura di Walter. Il mondo ricco di fascino in cui si ambienta Industria, quindi, poteva essere sfruttato di più e, almeno, diventa un ottima base per un eventuale sequel.
Sparatorie, enigmi un pizzico di horror
Il gameplay di Industria è sorprendentemente rifinito, nonostante ci siano alcuni difetti. Di base, il titolo ha una struttura relativamente lineare (con aree abbastanza ampie), dove l’esplorazione alterna combattimenti, enigmi ambientali e sezioni più calme, dove la presenza dei nemici lascia il posto a luoghi cupi e bui.
Gli enigmi ambientali, concentrati soprattutto nella prima parte dell’esperienza, richiedono un minimo di ragionamento, ma non diventano mai eccessivamente elaborati. In alcuni casi, poi, è necessario esplorare a fondo le aree per capire dove andare, ma difficilmente si perde il senso dell’orientamento.
I combattimenti contro le macchine sono sempre soddisfacenti, grazie alla buona varietà di armi e nemici, spalmati per tutta la durata dell’esperienza. Le situazioni sono sempre discretamente varie, fatta eccezione per un inizio non troppo esaltante, dove si incontra per troppo tempo soltanto la prima tipologia di robot.
Il gunplay è invece ottimo. Le armi danno un ottimo feeling e l’assenza di hitmarker, unita a delle animazioni volutamente lente, obbligano il giocatore a non combattere in modo troppo sconsiderato, sfruttando bene lo scenario e le varie bocche da fuoco. A questo contribuisce anche la salute, che si ricarica solo bevendo delle pozioni (quindi restando vulnerabili), e la grande quantità di danni subiti dai colpi nemici.
Nota negativa invece per l’IA davvero troppo basilare e facilmente aggirabile in più di un’occasione. Troppo spesso i nemici si limitano ad attaccare, senza particolari tentativi di aggiramento o addirittura senza cambiare posizione, nel caso di quelli armati di mitragliatrice.
Peraltro, anche in questo caso vediamo del potenziale poco sfruttato, dato che si incontrano poche volte alcune macchine che, invece, sono davvero divertenti da affrontare.
Nonostante descritto in questo modo Industria possa sembrare un FPS fin troppo “classico”, in realtà va fatta una menzione d’onore alle sensazioni che l’esperienza riesce a donare. I combattimenti, le ambientazioni e in generale le situazioni, riescono a essere discretamente varie fino alla fine, riuscendo persino a sorprendere il giocatore in qualche frangente.
Esplorare la spettrale cittadina abbandonata è sempre interessante, vuoi per l’atmosfera inquietante, vuoi per l’ottima alternanza tra le varie meccaniche di gameplay. In pratica, nonostante quel piacevole feeling “alla Half Life”, Industra riesce a essere sufficientemente originale da essere riconoscibile, memorabile e interessante.
Anche in questo caso, però, la parte conclusiva dà la sensazione di essere stata sviluppata frettolosamente, dato che le zone finali non presentano la stessa cura che ha caratterizzato quelle esplorate per tutto il resto del gioco. Anche dal lato gameplay, quindi, troviamo delle ottime premesse, che però vengono mortificate dalle ultime sezioni del titolo.
Bello ma non bellissimo
Il comparto tecnico di Industria è davvero ottimo, nonostante scopra il fianco ad alcune mancanze degne di nota. Nel complesso, gli ambienti sono belli da vedere e mai troppo spogli. Lo stesso dicasi per i nemici, le armi e gli effetti.
Degne di nota sono proprio le bocche da fuoco, rappresentate con dovizia di particolari. Oltre alle convincenti animazioni di ricarica, vediamo piccoli dettagli che ne arricchiscono i modelli, come i colpi del fucile di precisione quando viene tirata indietro la culatta o il caricatore della mitragliatrice che si svuota progressivamente.
L’unica nota dolente sono alcune superfici con texture meno definite e occasionali cali di frame in alcuni momenti di gioco. C’é da dire, però, che gli sviluppatori hanno già annunciato di essere al lavoro su dei miglioramenti.
Il comparto artistico è decisamente eccellente, grazie all’unione tra elementi storici e futuristici, che creano un’atmosfera steampunk horror davvero interessante.
Infine, il comparto sonoro si conferma eccellente, grazie a delle musiche adatte alle varie occasioni, affiancate agli inquietanti suoni delle macchine e dai rumori che danno vita alle armi. Anche stavolta, l’unica nota dolente sono alcuni frangenti dove, ad esempio, i suoni dei passi sembrano svanire.