Funselector è una piccola ma apprezzata realtà canadese, che si è specializzata in titoli motoristici diversi dalla gran parte degli esponenti del genere.
Grafica low poly interamente creata a mano, visuali top down e una giocabilità prettamente arcade sono le caratteristiche salienti di entrambi i loro titoli, che in realtà sono nettamente diversi tra di loro.
Se Absolute Drift era un titolo puramente arcade, in grado di divertire gli amanti del drifting (ovvero di quella tecnica che prevede l’affrontare delle curve alla massima velocità, staccando con il freno a mano e quindi scivolando lungo l’asfalto) e dei giochi da casual gamer, in questo Art of Rally c’è più di quanto non possa sembrare a prima vista.
More than meets the eye
In prima istanza Art of Rally, come suggerisce il nome, è una lettera d’amore a questa speciale competizione motoristica. E’ vero, non è la prima volta che vediamo qualcosa del genere o che leggi questa frase, per certi versi anche quel WRC10 che ho recensito qualche settimana fa omaggiava la storia del rally; qui, tuttavia, si vede che si tratta proprio di una passione genuina.
Il tutto appare già abbastanza chiaro da un’introduzione fuori dal normale, in cui veniamo in qualche modo benedetti dal Buddha che ci augura e al tempo stesso ci invita a padroneggiare l’arte del rally, spiegandoci al tempo stesso che nel mondo di Funkselector la golden age del rally non è mai finita e la categoria B, cancellata perchè ritenuta troppo pericolosa dalla federazione, esiste ancora e resiste viva e vegeta. Questa introduzione serve anche a darci qualche indizio sul tipo d’approccio, oserei dire zen, che dobbiamo avere nei confronti di Art of Rally, in cui dovremo divenire un tutt’uno con la nostra auto e il mondo circostante.
La stessa divinità ci illustra brevemente come funziona la modalità carriera, che è ovviamente il nucleo dell’intera esperienza di gioco e che prevede un ambiente open world che funge da hub (e ricorda esperienza più blasonate come Forza Horizon) che potremo girare per familiarizzare con ciascuna delle 5 location complessive e con la vettura scelta.
Quella del mezzo è effettivamente la prima scelta da fare, nonchè la più importante: pur non avendo ovviamente alcuna licenza ufficiale e nonostante una grafica poligonale, gli appassionati riconosceranno senza troppi problemi vetture che hanno fatto la storia del rally.
Sono presenti infatti tanti mostri sacri, dalla Mini Cooper alla Lancia Stratos alla Toyota Celica, scelti tra quelli che effettivamente hanno dominato nell’arco di tempo coperto dal gioco, che va dagli anni ’60 a metà anni ’90.
Una volta scelto il nostro bolide verremo trasportati all’interno di una delle 5 mappe in cui sono divise le 60 prove totali ovvero Giappone, Sardegna, Finlandia, Germania e Novergia. Ciascuna location prevede 12 tappe da affrontare, di cui la metà su tracciati standard e il resto in modalità inversa; inoltre all’interno dei tracciati troveremo tutte le condizioni ambientali possibili, che ci vedranno correre con il bel tempo, con la pioggia o con la neve e la nebbia ad ogni ora del giorno e della notte.
Non si tratterà mai di pura cosmesi, ma le condizioni di gara incideranno realmente sul nostro gameplay, che cui ora ti parlerò brevemente.
Il Gameplay di Art of Rally
Diversamente da quanto potrebbe sembrare a primo impatto, Art of Rally ha un gameplay di stampo prettamente sim-cade, che ci lascia comunque una certa libertà decisionale sulle opzioni da utilizzare per semplificare o meno la partita.
Il risultato finale che ne deriva impegna il giocatore tanto quanto titoli più blasonati come DiRT o lo stesso WRC, senza tuttavia risultare eccessivamente punitivo. Dovremo impostare a dovere le curve e stare attenti a tutti gli elementi ci si parano davanti, oppure terminare la tappa con un esito positivo rimarrà un’utopia.
La nostra vettura inoltre sarà soggetta a danneggiamenti alle varie componenti, che per quanto non visibili ad occhio nudo impatteranno comunque sull’andamento del mezzo; se i danni diventeranno troppo estesi inizieremo a vedere del fumo e proseguendo la macchina prenderà fuoco decretando la fine dei giochi.
Come detto prima, dovremo diventare un tutt’uno con l’automobile e il circuito: purtroppo potrebbe non bastare, dal momento che per quanto facciamo bene ci sarà sempre un pilota virtuale in grado di fare meglio di noi. Tuttavia ci basta completare la tappa senza terminare i 5 riavvia a nostra disposizione per ottenere un bonus, quasi sempre decisivo per l’avanzamento.
In generale comunque non ho mai avuto la sensazione di stare realmente perdendo il controllo del mezzo, ma non essendo una simulazione vera e propria ci può stare e non è un elemento che rovina un gameplay che nel complesso funziona.
Il tutto è possibile grazie alla sconfinata esperienza di Dune Casu, creatore del titolo, che oltre alle numerose ore spese giocando a Colin McRae Rally ha affinato la sua conoscenza in materia correndo realmente su circuiti fuoristrada e attraversando tutto il Nord America per trovare elementi da cui prendere spunto per Art of Rally.
Segnali di Stile
Lo stile low poly, interamente creato e dipinto a mano è perfetto per un titolo come Art of Rally; le vetture sono riconoscibilissime e piacevoli da vedersi così come le ambientazioni. Bastano un paio di dettagli, come la forma delle case o gli alberi di ciliegio in fiore per farci capire immediatamente se siamo in Giappone o in Finlandia.
Anche la visuale a volo d’uccello (con qualche piccola modifica a disposizione) risulta la migliore per gestire la guida considerato che ci consente di vedere in lontananza senza particolari problemi.
Il sonoro presenta delle musiche d’accompagnamento che talvolta diventano un po’ troppo invasive, mentre il rombo dei motori è pulito e piacevole da ascoltare.
Per una scelta insieme stilistica e di budget, non è presente un copilota che ci guidi con la sua voce, ma non se ne sente troppo la mancanza.