Ghostrunner è un titolo che abbiamo imparato a conoscere molto bene lo scorso anno: come potrai leggere dalla nostra recensione, si tratta di un gioco sicuramente unico nel suo genere. Ci ha conquistato grazie alla sua atmosfera cyberpunk e un gameplay che è stato capace di mettere insieme la filosofia di un titolo come Mirror’s Edge ad un sistema di combattimento frenetico e coinvolgente.
Non era certo una produzione esente da difetti, ma il lancio delle versioni native per PlayStation 5 e Xbox Series X/S ci permette di tornare a metterci su le mani e apprezzare ancora meglio i pregi evidenti del titolo sviluppato da One More Level.
Ghostrunner – Recensione: rieccoci qui, un anno dopo
Per ovvie ragioni, questa recensione sarà praticamente sintetica nel raccontare quelle che sono le caratteristiche di Ghostrunner. La nostra analisi, pubblicata un anno fa, è sufficientemente esaustiva per spiegarti nel dettaglio pregi e difetti della produzione, che non mancheremo di discutere comunque nuovamente in questo articolo. Uno spazio importante verrà invece dedicato alle caratteristiche esclusive, principalmente tecniche, delle versioni next-gen.
In ogni caso, partiamo come è giusto che sia dall’inizio. Ghostrunner ci trasporta in un’ambientazione futuristica a tema cyberpunk, calati all’interno di un mondo distopico come quello visto ad esempio in Blade Runner, in cui indosseremo i panni del praticamente omonimo protagonista.
Il personaggio principale della storia è appunto un Ghostrunner, di cui all’inizio non sapremo molto, ma che con il passare delle ore non solo scopriremo che ruolo hanno o avevano nella società questi ninja cyborg: soprattutto, verremo a conoscenza del suo passato, dei suoi ricordi e di come si sia trovato improvvisamente catapultato nei bassifondi della città.
A voler essere del tutto onesti, la storia non è certamente il piatto forte del gioco. Il tutto si svolge su binari abbastanza prevedibili per il genere di appartenenza, senza proporre colpi di scena veramente clamorosi e originali. Poco male, in fondo, visto che la sceneggiatura appare solo come un pretesto per menare colpi ed eliminare gli avversari in modo frenetico e veramente super veloce. È un peccato comunque non aver sfruttato al meglio un’ambientazione affascinante e ben costruita, che certamente avrebbe avuto le potenzialità per offrire qualcosa di più.
Il fulcro dell’esperienza di Ghostrunner è però il suo gameplay e il gioco non fa niente per nasconderlo. Veniamo infatti catapultati subito nell’azione, in cui comprendiamo che si tratta di un titolo che non è disposto a perdonare niente. La visuale è in prima persona e la struttura ludica si divide essenzialmente in due fasi: il parkour per proseguire all’interno dei 17 livelli e il combattimento corpo a corpo armati, inevitabilmente, di katana.
Va fatto un discorso ben preciso: non credere di poter prendere il tutto alla leggera e con calma. Prova ad immaginare un Mirror’s Edge a tema Cyberpunk dai ritmi ancora più frenetici, che dedichi però uno spazio importante al combattimento, il quale tuttavia non è semplice come potrebbe sembrare all’inizio.
Tieni a mente che è possibile eliminare i nemici con un colpo soltanto ben attestato, ma ricorda anche che lo stesso vale per te. Se vieni colpito da un proiettile o da qualsiasi elemento ostile verrai irrimediabilmente ucciso. Questo aspetto stravolge le carte in tavola e suggerisce un approccio paziente nonostante il ritmo continuamente frenetico proposto dall’avventura.
Ogni livello è diviso in piccole zone, a loro volta segnalate da un apposito checkpoint. Quando entri in una zona con dei nemici non saprai mai quanti ce ne saranno al suo interno e lo imparerai semplicemente morendo e riprovando ancora e ancora. Il level design è stato progettato affinché non si possa avere idea degli avversari che ci aspettano e soprattutto dove si nascondono. Magari qualche volta possiamo anche riuscirci, ma il tempo di capire come affrontarli ci farà uccidere.
Esatto: è il classico sistema del trial&error, una filosofia di gioco che inevitabilmente può non piacere ai giocatori meno pazienti, ma che saprà catturare gli appassionati del genere. In GhostRunner questa tipologia di gameplay si migliora e aggiunge elementi man mano che passano le ore di gioco, dandoci anche la possibilità di sbloccare nuove abilità che possano incrementare il nostro potenziale in attacco.
È un discorso teorico. Nel senso che anche i nostri avversari diventeranno sempre più equipaggiati e pericolosi: evidentemente lo sviluppatore ha pensato alle abilità non tanto per potenziare il giocatore, quanto per mantenere sempre equilibrato il livello di sfida, che rimane impostato verso l’alto per tutta la durata del gioco. È una caratteristica che fa parte di questo genere di giochi e che deve essere inevitabilmente accettata.
Quello che invece si può discutere è proprio il design dei livelli. Trattandosi di una combinazione tra parkour e combattimento, quindi di movimenti che devono avvenire velocemente sia per spostarsi all’interno dei livelli, sia per evitare i colpi nemici, è quasi fastidioso notare come molte zone delle mappe siano veramente strette. Può capitare e capita tanto spesso di morire non per essere uccisi dai nemici, ma proprio per essere precipitati nel tentativo di evitare uno dei loro colpi.
Si tratta di una cosa che poteva essere gestita meglio, dato che contribuisce ad alimentare il grado di frustrazione in certi momenti dell’avventura. GhostRunner non è e non vuole soprattutto essere un gioco facile, tanto che non permette nemmeno di selezionare un livello di difficoltà (o meglio, in questa versione sì, ma ne parliamo), ma esagerare con parti di livello che sono veramente troppo stretti per muoversi agilmente, evitare i colpi avversari e soprattutto di non precipitare da una piattaforma è spesso un eccesso di “cattiveria” nei confronti del giocatore.
Al netto di queste problematiche, a cui aggiungiamo un level design che alla lunga diventa troppo monotono e guidato nelle fasi di non combattimento, GhostRunner resta comunque un’esperienza divertente e intrigante soprattutto per gli amanti delle sfide e delle speedrun. Un gioco che ti invita letteralmente ad andare veloce, ma che al contempo premia la precisione e la bravura pad alla mano, in certi casi forse in modo veramente eccessivo.
Ghostrunner – Recensione: le novità della next-gen
Focus di questa recensione resta comunque tutto ciò che è stato preparato per le versioni native per PlayStation 5 e Xbox Series X/S e non possiamo che partire dall’aspetto più evidente: quello grafico. Ghostrunner su console di ultima generazione abilita il supporto al Ray Tracing e all’HDR, cosa che già di per sé contribuisce ad incrementare la qualità dell’immagine.
A ciò si aggiunge l’interessante modalità a 120 FPS, ovviamente solo per i monitor e le TV compatibili. Ho avuto la fortuna di provarla e devo dire che sembra quasi di andare sul velluto, per una fluidità che in un gioco così veloce e frenetico diventa letteralmente fondamentale. Probabilmente una delle cose migliori portate in dote da queste versioni.
Il codice a me fornito è relativo alla versione Xbox Series X/S del titolo, quindi non ho potuto saggiare le caratteristiche esclusive del DualSense, il controller di PlayStation 5. Da quel che ci è stato confermato dallo sviluppatore, comunque, si tratta di feature pensate per spingere essenzialmente sull’Audio 3D e sul feedback aptico, per sentire restituite, pad alla mano, tutte le sensazioni offerte dal gioco: tra movimenti rapidi e fendenti di spada.
Altre novità interessanti che sono state incluse nel pacchetto riguardano due inedite modalità di gioco, che contribuiscono a rendere l’esperienza ludica non solo più variabile, ma anche fruibile a un maggior numero di giocatori. Prima di tutto, è possibile cimentarsi nella nuova modalità Ondata, pensata per veri esperti del titolo, in cui bisogna eliminare svariati tipi di nemici e formazioni generati in modo procedurale.
Tra uno e l’altro dei 20 round previsti si ha la possibilità di potenziare il proprio personaggio, con l’obiettivo di arrivare fino alla fine per sbloccare una spada esclusiva. Ve lo assicuriamo: non è per niente un’impresa alla portata di tutti.
L’altra modalità, chiamata Assistenza, è invece pensata in controtendenza ed è studiata per offrire un’esperienza più soft ai giocatori che preferiscono avere una seconda possibilità. Questa modalità include tre differenti opzioni attivabili: un uso più frequente delle abilità, un ritmo più lento e una vita extra.
Cosa ne penso? Credo che la natura di GhostRunner non venga tradita: a volte avere una seconda chance può rendere meno frustranti certe situazioni in cui si muore per errore a causa dei limiti del level design citati in precedenza. I puristi del genere storceranno il naso, certo, ma è comprensibile l’intenzione di voler dare uno spazio anche ai giocatori meno pazienti e limitare, in generale, il grado di frustrazione.