Le avventure punta e clicca stanno ormai dimostrano da tempo di essere uno dei generi più longevi e immortali presenti nel mercato videoludico, vista la loro presenza sin dagli arbori dello stesso. Growbot, il nuovo titolo sviluppato da Wabisabi Play non fa altro che avvalorare queste affermazioni, presentando agli utenti un prodotto valido e molto curato sotto tutti i punti di vista.
Growbot è il palese esempio di come un titolo non abbia bisogno di essere all’apice dell’eccellenza tecnica per tenere incollati i giocatori davanti allo schermo, ma che pur se risultando “semplice” sotto questo aspetto, racchiude al suo interno quell’inspiegabile fattore che ti farà dire la frase “finisco qui e chiudo” tantissime volte per poi ritrovarti ancora davanti allo schermo a ripeterla nuovamente come fosse una specie di mantra. Abbiamo avuto la fortuna di poter recensire la versione Steam del titolo che arriverà sul mercato il prossimo 21 ottobre; andiamo a vedere com’è andata.
Growbot: Una storia da favola
Il titolo ci vedrà accompagnare Nara, una giovane Growbot, mentre si appresta a lasciare la propria casa per intraprendere l’addestramento che la vedrà diventare capitana. Purtroppo, non appena trascorsa la prima notte nella stazione spaziale biopunk, delle basi orbitanti note per la ricca presenza di fantastiche piante e altrettanto particolari creature aliene, verremo attaccati da una forza oscura che metterà in pericolo il nostro pianeta.
Nara a questo punto decide di iniziare a esplorare la base alla ricerca di altri superstiti, per cercare di capire cosa sta accadendo e trovare un modo per fermare tutto ciò prima che sia troppo tardi. Purtroppo la massiccia presenza di cristalli apparsi in tutta la base da subito dopo l’attacco non le renderà la vita per niente facile. Fortunatamente però Nara troverà degli alleati disposti a darle una mano per superare tutti gli ostacoli. Un incipit semplice ma che getta le basi per una grande avventura.
Meccaniche e gameplay
Growbot si presenta come i più classici dei punta e clicca dove, in degli stupendi sfondi bidimensionali, potremo muovere Nara semplicemente cliccando su un determinato punto e, nella stessa maniera, esaminare gli ambienti e raccogliere oggetti i quali ci torneranno utili nel corso dell’avventura.
Molti degli oggetti che raccoglieremo durante la nostra avventura potranno (e dovranno) essere combinati fra di loro per ottenerne di nuovi da utilizzare per superare determinati punti del gioco o da utilizzare per risolvere enigmi. Il nostro inventario sarà diviso in due sezioni posizionate ai lati opposti; quella di sinistra conterrà tutti gli strumenti che potremo utilizzare per quasi tutta l’avventura, mentre a destra saranno presenti quelli “usa e getta” o combinabili.
Ogni livello di Growbot conterrà al suo interno diversi oggetti da raccogliere, altri da esaminare che racconteranno più dettagli sulla lore del gioco e diversi enigmi da risolvere. Sarà essenziale esaminare molto bene ogni locale e tutto ciò che contiene per non rischiare di trovarsi nel bel mezzo di un enigma con un pezzo mancante per ottenere la soluzione.
Da questo punto di vista però Growbot ci viene parecchio incontro, negando l’accesso a nuove aree se non abbiamo completato tutto in quelle attuali o vietandoci di tornare in alcune zone precedenti se abbiamo già fatto tutto il fattibile (segreti esclusi), facendo così in modo da risultare meno dispersivo anche se un po’ troppo pilotato, ma per il genere di gioco questo non è un problema grave.
Enigmi
Il cuore del gameplay di Growbot. Tutti i puzzle che ci troveremo a dover risolvere nel gioco sono davvero ben strutturati, divertenti e assolutamente non banali, riuscendo sempre a dare quella sensazione di soddisfazione ogni volta che riusciremo a venirne a capo. Altro lato positivo è che i puzzle risultano essere davvero molto vari dando sempre la sensazione di una nuova sfida e non di ripetitivo.
Unico elemento ridondante nella meccanica dei puzzle è la risoluzione degli enigmi musicali. Durante la nostra avventura ci troveremo spesso la strada sbarrata in alcuni punti da degli scudi rossi dalla forma romboidale i quali emetteranno delle diverse melodie. Ripetendo questa melodia tramite un oggetto che ci accompagnerà per tutta la partita, riusciremo a distruggere lo scudo e procedere per la nostra strada. La particolarità è che per riprodurre i suoni dovremo raccogliere le note trovando dei fiori, ognuno dei quali ci permetterà di replicare un determinato suono.
Se stai pensando di poterti trovare in difficoltà negli enigmi proposti però, niente paura, Growbot ci viene incontro anche qui grazie al supporto di Cervellina, una simpatica maialina che ci accompagnerà per tutta l’avventura, la quale saprà sempre consigliarci come procedere nella storia o negli enigmi.
Tecnicamente parlando
Growbot dal punto di vista grafico è arte allo stato puro, grazie a degli sfondi bidimensionali della premiata illustratrice Lisa Evans che, combinati insieme alle fantastiche creature che incontreremo durante l’avventura, rendono tutto immersivo e credibile, trasportando il giocatore in questo mondo fantastico.
Il comparto sonoro e pari a quello grafico, con i brani composti dalla musicista Jessica Fichot che sapranno accompagnarci in maniera egregia adattandosi perfettamente a ogni situazione proposta da Growbot. Anche il doppiaggio di tutte le creature, se pur composto da suoni non riconducibili a lingue conosciute, risulta veramente azzeccato.
Il gameplay non dà il meglio di sé come complessità dei tasti da premere, essendo un punta e clicca era un fattore abbastanza scontato, bensì nella parte degli enigmi i quali riescono sempre a offrire una buona sfida risultando soddisfacenti e vari.
Nelle mie ore trascorse a spremermi le meningi in una base spaziale biopunk assieme a Nara in Growbot, non ho riscontrato nessun bug di sorta.