Il mercato PC è sempre stato una miniera d’oro per i giocatori che apprezzano esperienze meno simili a quelle del mercato mainstream o, in generale, fin troppo complesse per essere apprezzate da un pubblico di massa.
This Land is My Land rientra proprio in questa categoria di giochi, visto che propone un setting inusuale, un gameplay estremamente stratificato e complesso e una struttura di gioco caratterizzata da una curva di difficoltà molto marcata. Siamo di fronte a un’esperienza dove ci sono tantissime meccaniche da imparare e dove anche solo la navigazione dei menù richiede un pizzico di impegno.
In pratica, This Land is My Land è in grado di offrire un’esperienza complessa e appagante, a patto di superare il solido muro iniziale e di accettare alcune inevitabili mancanze. Vediamo insieme se vale la pena impugnare arco e frecce per tornare nel selvaggio west.
Dalla parte degli indiani
This Land is My Land non ha una storia ma, al contrario, ci butta direttamente in uno dei contesti più famosi di sempre: il western. A differenza delle classiche rappresentazioni di genere, però, stavolta combatteremo dalla parte dei nativi del luogo, impersonando un classico capo dei popoli indigeni.
L’incipit è quindi molto semplice: dei colonizzatori stranieri stanno lentamente conquistando le terre abitate dal nostro popolo, senza scendere a troppi compromessi. Occupano le terre, edificano campi e fortezze e, brutalmente, fanno tabula rasa di ogni villaggio, accampamento e persona del luogo.
I classici cowboy sono quindi dei veri e propri antagonisti, da affrontare per riprenderci i territori conquistati. Nonostante la visione molto stereotipica dell’atmosfera western, This Land is My Land risulta comunque interessante, grazie alla scelta di far impersonare al giocatore un nativo americano.
Non c’è quindi un vero e proprio intreccio di fatti, ma solo un contesto. Questo, però, non è un difetto, dato che il titolo propone situazioni diverse a ogni partita, offrendo un’ottima rigiocabilità e puntando tutto sul lato del gameplay.
Un mix di generi ben riuscito?
Il gameplay di This Land is My Land è particolarmente complesso, dato che mischia sapientemente diversi generi per creare un mix unico e appagante, nonostante qualche difetto di troppo. Alla base, il titolo potrebbe essere definito come un survival con elementi stealth e action, che però si unisce a una struttura da gestionale e, per certi versi, persino da strategico.
Ogni partita di This Land is My Land inizia in modo diverso, con parecchi elementi generati casualmente. Ogni volta, il nostro accampamento iniziale sarà circondato da fortezze nemiche più o meno numerose, in base alla difficoltà selezionata. Partendo dal nostro campo base, abbiamo la possibilità di espanderci, creare nuovi accampamenti e, di contro, conquistare le zone occupate dai colonizzatori. Non parliamo però di uno strategico puro ma anche di una buona dose d’azione.
Come può esserci tutto questo nello stesso gioco? Andiamo con ordine. Il gioco inizia in un accampamento improvvisato, dove ci vengono spiegate le basi del gameplay. Esplorando l’ambiente circostante possiamo raccogliere risorse, che serviranno per creare armi, munizioni e strumenti di ogni tipo, che vanno dalle pozioni, alle trappole, passando per le esche.
A seconda del livello di difficoltà selezionato, This Land is My Land sarà più vicino a un action-stealth o a un survival. Nella modalità classica, infatti, dovremo gestire diversi bisogni del nostro personaggio e le ferite subite saranno più realistiche. Raccogliere risorse risulta quindi più o meno importante in base al tipo di esperienza selezionata a inizio partita.
La raccolta e gestione delle risorse, però, non influenza solo la sopravvivenza del nostro personaggio. Le partite iniziano con un piccolo accampamento da gestire, che sarà abitato da diversi guerrieri. Questi ultimi possono essere mandati a raccogliere risorse, creare armi o materiali per il crafting, catturare cavalli e molto altro.
Proprio la gestione dei campi è un punto fondamentale di This Land is My Land. Partendo dal primo campo base, infatti, è possibile espandersi a dismisura, costruendo altri accampamenti, aumentando il numero dei propri guerrieri, condividendo risorse e addirittura organizzando piccoli eserciti per la guerra con i campi dei colonizzatori.
Tutto questo, poi, accade in tempo reale sulla mappa di gioco ed è possibile aiutare i propri uomini durante le conquiste, contribuire alla raccolta delle risorse e, soprattutto, far espandere i singoli accampamenti gestendo in modo oculato il lavoro di ogni guerriero.
La micro gestione delle varie opzioni permette di eseguire un gran numero di azioni che, inizialmente, lasciano spiazzati anche i più navigati giocatori del genere. Non è questa la sede per descrivere questi menù uno per uno, ma ti basti sapere che con la pressione di un tasto è possibile visualizzare gli inventari di diversi insediamenti alleati, gli ordini dati ai guerrieri, gli oggetti lasciati ai singoli accampamenti e persino i guerrieri in movimento sulla mappa.
Capire le meccaniche di base non è difficile ma, proseguendo nella partita, This Land is My Land rivela diverse opzioni secondarie da prendere assolutamente in considerazione per potersi espandere a dovere. Proprio qui troviamo la prima pecca del gioco: molte di queste meccaniche non vengono affatto spiegate, mentre altre vengono accennate solo frettolosamente.
E’ encomiabile il fatto che gli sviluppatori linkino un canale YouTube con vari tutorial ma, per alcune opzioni particolari, servirebbero delle spiegazioni in-game decisamente più dettagliate o, perlomeno, sarebbe auspicabile una progressione che introduca poco alla volta i vari elementi da prendere in considerazione.
Il punto di forza maggiore di This Land is My Land è proprio dato dalla grandissima quantità di meccaniche e dal modo in cui queste si uniscono per creare un ecosistema funzionale e profondo. Ogni campo va gestito singolarmente (tenendo conto di risorse, guerrieri, ordini e inventario) e i vari campi possono essere sfruttati in un quadro di conquista ed espansione progressivamente più vasto e complesso.
Difficilmente si possono conquistare in solitaria le fortezze più grandi dei colonizzatori. Diventa quindi di vitale importanza sfruttare i guerrieri, che vanno equipaggiati con armi e oggetti, i quali si ottengono con il crafting, che a sua volta può essere diviso tra i vari campi e persino portato avanti individualmente.
Tutto ciò, infine, è collegato a doppio filo con il nostro personaggio. Non solo armi e risorse ottenute possono essere condivise tra i vari accampamenti alleati ma è anche possibile conquistare piccoli insediamenti per ottenere nuovi guerrieri, risorse, cibo e persino armi da fuoco.
Si aggiunge poi una componente ruolistica, data dalle diverse abilità che è possibile apprendere. Queste consentono di ottenere dei potenti vantaggi passivi, delle skill attive e nuove formule per il crafting.
Nella difficoltà classica, poi, vanno presi in considerazione anche i bisogni del personaggio stesso, che ha bisogno di cibo, acqua e risorse necessarie per la sopravvivenza. Peraltro, le azioni individuali possono portare enormi benefici all’intera popolazione: interrogare nemici può rivelare informazioni preziose, parlare con altre tribù può garantire nuovi alleati, apprendere alcune skill permette di gestire meglio e molto altro.
This Land is My Land unisce quindi in modo davvero intelligente la parte puramente survival con delle più ampie meccaniche da gestionale, che a loro volta tornano utili nel quadro più vasto delle conquiste di territori. Tutto perfetto quindi? Non proprio.
Il limite di tutto questo, tristemente, sta proprio nella parte puramente action. Nella pratica, il gunplay di This Land is My Land si rivela macchinoso, lento e decisamente poco soddisfacente. Il tiro con le varie armi restituisce un pessimo feeling, gli impatti del corpo a corpo non sono mai convincenti (oltre che fin troppo inefficaci) e l’utilizzo di alcune abilità resta eccessivamente macchinoso.
A questo si aggiunge la pessima IA nemica, che rompe l’immersione in più di un’occasione: capita spesso di vedere nemici bloccati tra le rocce, vicino ai gradini di un portico, o persino in un loop in cui ripetono un’azione senza pause. Capita anche di non essere visti a pochi metri di distanza o di assistere degli spari che ignorano gli ostacoli, puntando il giocatore in linea d’aria.
Certo, la grande varietà di opzioni rende This Land is My Land comunque divertente, soprattutto quando si sfruttano bene trappole, esche e attacchi alleati ma, guardando la parte puramente action-stealth, è difficile restare impassibili e soprassedere alle mancanze.
Se quindi ti incuriosisce il particolare mix di generi che caratterizza il gameplay e ti interessa la grande profondità della parte puramente gestionale e strategica, allora amerai il gioco dall’inizio alla fine. Se però cercavi un action-stealth o, generalmente, dai grande peso ai combattimenti con i nemici, allora pensa molto bene all’acquisto.
Va precisato che siamo davanti a un ottimo titolo, il quale ha però molta strada da fare per poter diventare più godibile nella sua parte puramente “giocata” e più accessibile durante le primissime ore di gioco. Con il giusto supporto degli sviluppatori, però, questi difetti possono essere superati o perlomeno limati.
Ottimo ma non eccelso
Il comparto tecnico di This Land is My Land è davvero incredibile, per essere quello di un titolo praticamente indipendente. Non raggiungiamo però l’eccellenza. Il colpo d’occhio di scenari e modelli poligonali, nel complesso, è godibile. Troviamo però alcune texture poco dettagliate e, soprattutto, delle animazioni fin troppo macchinose.
Il comparto artistico riprende invece la classica rappresentazione stereotipica dello scontro tra indiani e cowboy, senza picchi di originalità e senza troppe pretese. Tuttavia, stare dalla parte dei nativi americani è un twist davvero interessante.
Infine, il comparto sonoro è eccellente, grazie a musiche orecchiabili e varie, affiancate da ottimi effetti audio per armi, passi, animali e condizioni metereologiche. Sicuramente un enorme punto a favore dell’immerisività.