Il successo ottenuto da Destiny 2, famoso sparatutto in prima persona made in Bungie, principalmente nell’ultimo anno è certamente punto indiscusso: il titolo può vantare un’ampia community di giocatori attivi, sempre più appassionati e voraci dei suoi contenuti.
A far da spalla alla popolarità del gioco è stata sicuramente una lore dettagliata e intrigante, fatta di dettagli oscuri e mai svelati, di misteri e collegamenti non del tutto chiari a qualunque giocatore, persino al più accanito.
Spesso tutto ciò si è diramato all’interno dei Raid, considerati da molti l’attività più appetibile (e non solo dal punto di vista delle ricompense in game) dell’intero Destiny 2 e che, allo stato attuale delle cose, si classificherebbero come il punto di forza principale del titolo.
Destiny 2: i Raid sono davvero il pezzo forte?
Ad avanzare questa affermazione è stato proprio il direttore ufficiale del gioco Joe Blackburn nel corso di un’intervista rilasciata allo streamer Twitch Teawrex.
Blackburn avrebbe analizzato nel dettaglio l’impatto dell’attività sull’economia generale del titolo e sul rapporto con l’utenza fino ad arrivare alla conclusione sopra citata: i raid, in sostanza, andrebbero ad intrigare il pubblico non solo sul livello della trama, ma anche e soprattutto per la mancanza di guide e tutorial da seguire al loro lancio, cosa che costringerebbe i giocatori a prendere l’iniziativa e sperimentare.
Ovviamente questo genere di idea non è esente da bug e glitch di ogni genere ma, come sottolineato dal direttore generale, essi fanno parte dei rischi del mestiere (e soprattutto sono facilmente eliminabili con un po’ di buon lavoro).
Tirando dunque le somme, sarebbero il brivido dell’ignoto, la volontà di giocare di squadra e di soppesare ogni situazione, la possibilità di scavare nelle ambientazioni, nei tesori, nei testi a guidare la popolarità della celebre attività a 6 giocatori di Destiny 2.
Ma, alla fine, è realmente così?