Il genere dei walking simulator viene spesso guardato con avversione dai giocatori puramente hardcore, che lo considerano una semplificazione estrema del gameplay, in favore di un approccio tutto orientato verso l’estetica e la narrativa. In poche parole, parliamo di titoli spesso considerati noiosi e banali.
In realtà, però, i walking simulator possono offrire esperienze davvero interessanti ai giocatori abbastanza volenterosi da ignorare questo pregiudizio. Ridurre il gameplay a poche meccaniche o, nei casi più estremi, al semplice atto di spostarsi negli scenari, non è necessariamente sinonimo di superficialità o di noia. Chiaramente, però, l’esperienza deve offrire qualcosa di interessante durante l’esplorazione.
Lucid Cycle promette di fare proprio questo con la sua particolare estetica surrealista, che richiama in modo evidente le atmosfere oniriche dei sogni.
Nel paese delle meraviglie
Lucid Cycle ci permette di vivere una serie di situazioni oniriche apparentemente (o del tutto) insensate. Proprio come nei sogni più indescrivibili, ci troviamo davanti a piccoli siparietti autoconclusivi, dove accadono cose surreali e assurde: potremmo pattinare sul ghiaccio per cercare statue di dragoni, saltare tra camion in volo, schivare persone in una sala lussuosa o persino camminare sull’acqua mentre una splendida città sottomarina si intravede nelle profondità.
Questi sono i sogni del protagonista di Lucid Cycle che, ogni notte, vivrà situazioni differenti e ugualmente assurde. Purtroppo, però, tolto il fascino tipico del surrealismo, i vari scenari non sono mai collegati da un vero e proprio intreccio e, allo stesso modo, non narrano mai qualcosa di interessante.
Anche sforzandosi di cercare un senso nel singolo sogno o, più in generale, nell’intero contesto che li collega tutti, si ha sempre la sensazione di assistere a frammenti autoconclusivi. A differenza di esperienze come Anamorphine o Gris, dove il surrealismo era associato a un simbolismo marcato, qui si assiste a un titolo che enfatizza l’estetica surreale, senza mai emozionare, far riflettere o appassionare il giocatore.
Certo, ci sono degli scenari decisamente interessanti e sorprendenti, ma sempre in una prospettiva che punta tutto sull’assurdo fine a sé stesso. L’esperienza di esplorare scenari surreali, quindi, diventa il cavallo di battaglia del titolo.
In pratica, non aspettarti una narrazione strutturata o, allo stesso modo, troppi significati nascosti nei vari sogni: ogni forma di collegamento è debole e poco incisiva. Negli scenari ci sono degli elementi ricorrenti su cui si può ricamare qualche riflessione, ma si tratta sempre di piccolezze.
Si cammina e si cammina
Il gameplay di Lucid Cycle è generalmente molto limitato e poco interattivo e, anche stavolta, il gioco punta tutto sulla sua estetica surreale e sull’esplorazione di ambienti semplicemente assurdi.
Tutti gli scenari che compongono il gioco hanno obiettivi diversi e bisogna capire di volta in volta cosa fare. In alcuni casi basta camminare in avanti, altre volte bisogna raccogliere determinati oggetti e in altri casi troviamo una maggiore interazione, dove bisogna schivare NPC che vagano per la mappa, distruggere cubi o saltare tra veicoli in volo.
In ogni caso, il tasto di sfida resta praticamente nullo e buona parte del fascino di Lucid Cycle consiste nello scoprire quali siano le azioni necessarie per proseguire nel sogno. Le situazioni riescono spesso a spiazzare il giocatore, costringendolo a ragionare sul da farsi. In altri casi, invece, il titolo diventa troppo lento, con alcuni scenari semplicemente noiosi, pur nella loro brevità.
In generale, Lucid Cycle può essere visto come un walking simulator che aggiunge qualche enigma ambientale non troppo impegnativo alla formula. La durata breve dell’esperienza e la varietà di situazioni, poi, assicurano una buona varietà.
Nel complesso, però, il titolo si limita a presentare una serie di scenari onirici che cercano di sorprendere il giocatore con l’assurdità e il surrealismo. Il distacco quasi totale tra i vari sogni rende l’esperienza una sorta di “galleria d’arte” tridimensionale, dove si esplorano opere staccate tra loro, che hanno in comune soltanto l’estetica.
Al giorno d’oggi si trovano molti walking simulator più sorprendenti ed emozionanti, dove la “limitatezza” del gameplay viene bilanciata da altro. In questo caso, invece, siamo davanti a una vetrina virtuale che piacerà solo agli amanti del surreale e ai giocatori che apprezzano particolarmente il genere. Semplicemente, Lucid Cycle propone un’esperienza che si limita al minimo indispensabile.
La parte migliore del gioco?
Il comparto tecnico di Lucid Cycle è altalenante. Da una parte abbiamo scenari, modelli ed effetti davvero niente male, se consideriamo di essere davanti a un prodotto indie. Dall’altra parte, però, le animazioni sono spesso macchinose e poco convincenti.
Allo stesso modo, ci sono alcune mancanze tecniche evidenti, come l’assenza di animazioni del proprio personaggio o addirittura l’assenza di passi in alcuni scenari onirici. Di fatto, se in alcuni casi queste mancanze sono giustificate, in altri scenari onirici dal torno “realistico”, sembrano invece il risultato di uno sviluppo pigro o poco attento.
Il comparto artistico, invece, è semplicemente eccellente. Gli scenari surreali sono esteticamente sorprendenti, vari, e piacevoli da esplorare; dando al gioco un’identità tutta sua, che diventa anche il suo punto di forza maggiore. Infine, il comparto sonoro accompagna perfettamente le atmosfere surreali del titolo, contribuendo a creare l’atmosfera onirica di ogni scenario.