Carrion, il metroidvania dalla grafica in 8-bit che ci permette di immergerci all’interno di un contesto horror ispirato alle atfomsfere claustrofobiche di Alien, dopo aver conquistato i giocatori di svariate piattaforme, tra cui Nintendo Switch, Xbox One e PC, è finalmente sbarcato anche su PlayStation 4 il 21 ottobre scorso.
I giocatori PlayStation potranno godersi un porting all’altezza delle aspettative e vivere un’esperienza terrificante e terribilmente divertente sulla loro console di riferimento? Scopriamolo in questa recensione.
Carrion è stato sviluppato da Phobia Game Studios e pubblicato da Devolver Digital su praticamente tutte le piattaforme di gioco possibili, oltre quelle già citate addirittura per macOS e Linux, e ha incontrato un ottimo riscontro da parte del pubblico.
La trama di Carrion
Per chiarirci fin dal primo istante, Carrion non è un prodotto story-driven e non fa nulla per cercare di convincere il giocatore del contrario. Il gioco ci mette nei panni di quello che è a tutti gli effetti il villain della storia. Ovvero un mostro di colore rossastro che si diverte a mangiare uomini servendosi di zanne affilatissime e tentacoli tutt’altro che amichevoli.
L’incipit, a tal proposito, è semplice. Una capsula contenitiva all’interno di quello che ha tutta l’aria di essere un laboratorio sotterraneo, con accanto un cartello con l’ideogramma del biorischio, ci permette immediatamente di comprendere dove il gioco vuole andare a parare. Una breve indicazione ci comunica i tasti del gamepad da premere per liberarci dalla capsula. Da questo momento in poi, il mostro che era contenuto in essa, mosso dai nostri comandi, sarà finalmente libero di seminare il terrore per i cunicoli e gli interstizi dell’enorme groviglio che costituisce la mappa di gioco.
Proseguendo, avremo la possibilità di vivere due linee temporali complementari ma interconnesse. Il presente, in cui rivestiremo i panni di quell’ammasso di tentacoli rossi e di denti aguzzi che scatena il panico e la paura negli scienziati e nei militari all’interno del laboratorio, ed un’altra linea temporale in cui, impersonando quello che sembra un ricercatore, dopo essere atterrati da un elicottero, saremo impegnati nel cercare dettagli ed informazioni su quello che è accaduto (o che dovrà accadere).
In questi frangenti, a cui si accede in apposite sezioni, e che spezzano, senza risultare tediosi, il ritmo di gioco, avremo modo, tramite alcune linee di testo che appaiono quando ci avviciniamo ad alcuni elementi, di chiarire gli eventi di Carrion e la natura dell’entità mostruosa che impersoniamo.
La trama non è affatto la colonna portante del gioco ed essa sembra essere più un pretesto per costruire un’ambientazione coerente in cui far muovere il terrificante ammasso di tentacoli che noi comandiamo. Questo aspetto risulta essere un elemento da non poco conto, sopratutto per i giocatori che si aspettavano un prodotto particolarmente story-driven o per quei consumatori che non riescono ad appassionarsi ad un titolo senza una trama delineata, esplicita e costante.
Il Gameplay
Il gameplay, che è il piatto forte di Carrion, riesce a dare una ventata di aria fresca alla formula classica dei metroidvania, risultando piacevole, fluido e divertente. Con l’analogico sinistro potremo muoverci nella mappa di gioco, con quello destro, invece, sposteremo una x che indica il punto in cui il nostro tentacolo colpirà. Con i tasti dorsali controlleremo il morso e lo spostamento degli arti del mostro, oltre che i vari power-up che via via sbloccheremo.
Già, perché nel corso del gioco potremmo sbloccare tutta una serie di potenziamenti che, da un lato ci permetteranno di sconfiggere militari e macchine di sicurezza che si faranno via via sempre più forti, e dall’altro consentirà al mostro tentacolare di sfruttare l’intricato level design messo in piedi dagli sviluppatori, per accedere ad aree prima inaccessibili e proseguire nella sua fuga. Così, avremo la possibilità di diventare più grossi assorbendo energia cibandoci degli umani che massacreremo, in modo da sbloccare un attacco più forte in grado di distruggere barriere prima invalicabili, oppure potremo diventare invisibili per un certo periodo di tempo e sfuggire così a sensori che attivano porte altrimenti insuperabili, e così via.
A tal proposito, il fatto che alcuni di questi power-up siano attivabili soltanto quando avremo una determinata quantità di energia vitale, aggiunge un piccolo tocco di strategia e di riflessione in un gameplay frenetico. Per fare un esempio, per usare il potere che permettere distruggere alcune barriere dovremo avere la salute al massimo, mentre per poter diventare invisibili dovremo necessariamente avere soltanto metà dell’intera barra che indica la vita.
L’energia vitale, a tal proposito, potrà essere rilasciata in sezioni apposite, proprio per attivare i poteri di cui avremo bisogno. Quest’ulteriore elemento aggiunge tattica nel back-tracking per sbloccare tutte le vie possibili vie.
Il gioco, in tutta la sua durata, scorre sempre bene e senza particolari difetti. Tutto è stato ottimizzato al meglio da parte degli sviluppatori che sono riusciti a presentare un prodotto particolarmente rifinito sul versante puramente ludico, in grado di divertire tutti. Proprio questa volontà di rendersi forse troppo accessibile e appetibile per un pubblico più ampio, costituisce uno dei difetti principali di Carrion.
Impersonando un mostro mastodontico e terrificante, infatti, non avremo quasi mai la sensazione di essere davvero in pericolo di essere sconfitti o catturati e questa percezione è confermata dall’estrema difficoltà di incorrere in un game over. L’energia vitale è facilmente ottenibile e di conseguenza avremo sempre, o quasi, la barra della salute piena.
A questo si aggiunge anche il fatto che, gli sviluppatori, hanno disseminato la mappa di punti di salvataggio, che in certi casi fungono anche da sotto-obiettivo per sbloccare un passaggio ostruito. In Carrion, infatti, spesso dovremo ampliare la diffusione dei nostri tentacoli nel laboratorio, tramiti appositi punti di salvataggio che, usati per la prima volta, permetteranno di fare ciò.
Grafica, tecnica e sonoro
Nonostante Carrion sia un titolo indipendente previsto e sviluppato per praticamente tutte le piattaforme, riesce comunque ad offrire un comparto tecnico, che nella sua semplicità, risulta piuttosto apprezzabile, anche alla luce dell’ispirazione artistica che muove il tutto.
Il gioco infatti presenta una piacevole grafica simil 8-bit in grado di generare scorci davvero belli da vedere, con fondali ben delineati ed animazioni sempre fluide, con una resa ottima in tutte le condizioni, anche in quelle più concitate. Si evidenziando poi piacevoli effetti per quanto riguarda i power up.
Tuttavia, complice il particolare impianto ludico messo in piedi dagli sviluppatori, si segnala un certo effetto deja-vu nel gioco sopratutto quando ci ritroveremo a vagare per corridoi e laboratori molto simili tra di loro, con ovviamente eccezioni particolari di contesti più ispirati di altri, come le fasi sott’acqua o i giardini botanici.
Su PlayStation Carrion gira sempre ad un frame rate alto, senza mai incorrere in rallentamenti, cali di fotogrammi, bug o glitch grafici in grado di limitare l’esperienza di gioco.
Arriva quindi un ulteriori conferma del fatto che, se si ha buona idea ed un team in grado di concretizzare la propria volontà ludica ed artistica, non servono necessariamente motori grafici fotorealistici o texture in 4k per divertire ed appassionare i giocatori contemporanei.
Il sonoro, pur non presentando nessun motivetto o nessuna traccia indimenticabile, è ben inserito nel contesto di gioco e contribuisce a costruire l’immedesimazione nel mondo di Carrion, con musiche accattivanti che sottolineano l’incedere del mostro. A dispetto di quanto si possa pensare, gli sviluppatori hanno optato per una soluzione musicale più contemporanea, senza riferirsi allo stile sonoro dei videogiochi dell’epoca di cui invece hanno sfruttato lo stile grafico.