The Legend of Zelda è indubbiamente una delle saghe più iconiche e longeve della storia dei videogiochi e molti ragazzi si sono appassionati a questi ultimi grazie alle avventure di Link rilasciate nel corso di trentacinque anni. Oracle of Seasons è forse uno dei titoli della serie meno ricordati, ma sicuramente rientra a pieno titolo tra i capolavori per Game Boy Color.
Il recente Breath of the Wild ad esempio, che risulta essere lo Zelda più venduto in assoluto, ha attirato a se, oltre che premi ed elogi dalla critica, anche molti nuovi utenti che si sono addentrati per la prima volta nelle colorate lande di Hyrule.
Prima di lui Ocarina of Time, capolavoro indiscusso uscito per Nintendo 64 durante la quinta generazione di console, ha rivoluzionato il medium videoludico e il mondo dei giochi in terza persona. Basti pensare che è stato proprio questo titolo a introdurre lo Z-targeting, cioè la possibilità di bloccare la visuale su un nemico per gestire meglio i propri attacchi.
Un altro caposaldo della serie e dell’industria è A Link to the Past, rilasciato nel 1991 per SNES. Questo titolo è stato la base per tutti i giochi successivi, introducendo la maggior parte degli elementi iconici che ancora oggi troviamo all’interno degli Zelda.
Il mio punto di inizio con la serie ha però poco a che fare con i titoli precedenti. Il primo Zelda che ho avuto tra le mani è stato Link’s Awakening, prestatomi da un amico a cui lo avevano regalato convinti di aver acquistato un titolo Pokémon di prima generazione. Quando fui costretto a restituirlo devo ammettere di essermi sentito un po’ perso.
Fortunatamente non molto tempo dopo, in occasione del mio compleanno, in un negozio di elettronica e giocattoli trovai The Legend of Zelda: Oracle of Seasons, e la scelta su cosa acquistare non fu mai chiara come allora.
Oracle of Seasons è stata una delle dimostrazioni più dirompenti del fascino degli Zelda
Oracle of Seasons è uno Zelda particolare, che reinterpreta alcuni punti cardine della serie e ne aggiunge altri completamente estranei al gioco. Innanzitutto Oracle of Seasons non è stato sviluppato direttamente da Nintendo ma da Flagship, una software house fondata da Capcom, Nintendo e Sega.
Non abbiamo molte informazioni in merito ma sappiamo che la casa di sviluppo è rimasta in vita per dieci anni e, prima della chiusura da parte di Capcom, ha dato vita da vari capitoli di The Legend of Zelda per Game Boy Color e Advance.
Il gioco inizia con Link che sta cavalcando indisturbato in compagnia della fidata Epona, finché non si imbatte in un tempio mai visto prima. Attirato da una strana forza, Link vi si inoltra e viene trasportato contro la sua volontà in una terra sconosciuta lontana da Hyrule.
Privo di coscienza, il nostro protagonista viene soccorso da una misteriosa ragazza dai capelli rossi di nome Din, ballerina di una compagnia itinerante di artisti di strada. Dopo aver parlato con le persone presenti, Din ci invita a ballare con lei, suscitando l’imbarazzo in Link e l’ilarità dei presenti.
La performance viene però interrotta una voce spettrale che rabbuia lo scenario circostante. I fulmini iniziano a cadere dal cielo sporco distruggendo ogni oggetto nei paraggi, mentre un tornado di energia generato dal niente spazza via ogni membro della compagnia.
Link cerca di difendere Din ma viene facilmente fermato da questa oscura entità che riesce nel proprio intento di rapire la ragazza. Immediatamente veniamo a conoscenza di alcune informazioni cruciali per comprendere l’accaduto.
L’artefice del misfatto è Onox, generale delle tenebre, che aveva lo scopo primario di impossessarsi dell’oracolo delle stagioni. Din si rivelerà quindi essere non solo un’abile ballerina, ma anche l’oracolo delle stagioni in persona.
Grazie al controllo sullo scorrere delle stagioni, Onox ha gettato nel caos il mondo di Holodrum, iniziando il processo per trasformarlo nel regno delle tenebre da lui tanto desiderato.
Nel giro di pochi minuti veniamo catapultati in un nuovo mondo, imboccati con le nozioni fondamentali per comprenderne le basi e incaricati di salvare il regno e abitanti dalla distruzione e dalla sofferenza.
Anche grazie allo scorrere irregolare delle stagioni, le ambientazioni risulteranno essere sempre diverse e colorate. Gli enigmi di Oracle of Seasons, nella loro maggior parte, si basano appunto su l’imparare a controllare le stagioni attraverso un oggetto unico chiamato Scettro delle Stagioni.
Con il proseguire dell’avventura, avremo modo di sciogliere distese di ghiaccio e neve richiamando l’estate, oppure scoprire cosa si nasconde sulla cima di un albero dopo aver fatto cadere le sue foglie in autunno.
La primavera invece, è la stagione in cui la natura torna a fiorire dopo l’inverno e quindi anche il momento giusto per utilizzare piante rampicanti come scale o grossi fiori come trampolino.
Oracolo delle stagioni, oracolo del tempo
Uno degli aspetti più interessanti di Oracle of Seasons era la propria e profonda connessione con un altro titolo, uscito in contemporanea e sviluppato sempre da Flagship.
Il gioco in questione è Oracle of Ages, che come possiamo intuire dal titolo, fa da contraltare a Oracle of Seasons sfruttando meccaniche basate sul poter viaggiare avanti e indietro nel tempo. A differenza dei giochi Pokémon rilasciati a coppie, questi due titoli sono ambientati in diversi regni e presentano una storia senza alcun punto in comune.
Completando Oracle of Seasons per la prima volta, riceveremo un codice alfanumerico da inserire nel menù principale dell’altro gioco, sbloccando così una sorta di new game plus con nuovi oggetti, armi, nemici e un dungeon finale segreto che chiude definitivamente la storia.
Ovviamente questa operazione potrà essere fatta anche all’inverso, inserendo il codice di Oracle of Ages per iniziare una nuova partita all’interno di Oracle of Seasons. Inserendo il codice, il gioco si comporterà come se tu avessi concluso anche l’altro titolo, sbloccando così l’accesso a dialoghi unici e segreti altrimenti irraggiungibili.
Anche il cavo link trova il proprio spazio all’interno di questi due titoli, consentendo ai giocatori di scambiarsi dei particolari anelli ottenibili durante l’esplorazione. Il drop di questi anelli è completamente casuale, inserendo così un elemento collezionistico e di scambio anche in un gioco come Zelda.
Il merito di questi due giochi è stato quello di avermi fatto legare indissolubilmente con la serie di The Legend of Zelda e di aver inciso a fuoco, nel mio immaginario di bambino, dei mondi e dei personaggi unici nel loro genere. Perché quando le chiome si tingono di arancio, chiudere gli occhi e tornare a Holodrum è solo questione di un attimo.