Videogiochi e salute: quante volte hai sentito parlare dei danni che un videogioco può portare alla persona? Ebbene, negli ultimi anni le cose stanno cambiando. Durante il periodo di quarantena dovuta alla pandemia da Covid-19 sono stati proprio i videogiochi ad aver aiutato le persone chiuse nelle loro abitazioni, tanto da far cambiare idea alla stessa OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Infatti, dopo aver visto come Animal Crossing: New Horizons abbia dato un sostanzioso sostegno agli abitanti, ha dichiarato che i videogiochi non portano alcun tipo di malattia mentale o fisica.
Certo, se stai troppo vicino allo schermo potresti avere dei seri problemi alla vista, ma lo stigma che vede il mondo videoludico come il male assoluto per diverse malattie si sta sgretolando. Oltre alla dichiarazione fatta dalla OMS, sono partite varie ricerche atte a dimostrare come un videogioco non solo possa fare compagnia, ma possa essere un valido assistente per la prevenzione. Ultimamente sentiamo spesso parlare di questa parola, affinché riusciamo a prevenire malattie difficili da poter curare o da trattare. In questo caso parliamo di demenza.
Oltre il 5,8 milioni di persone under 65 anni è affetta da Alzheimer o altri tipi di demenza e questo dato provoca paura in tantissimi utenti, specialmente con l’avvicinarsi dell’età. La ricerca in questione (avviata nel mese di maggio 2020) ha dimostrato come giocando ai videogiochi riduce il rischio di contrarre una malattia mentale. Una svolta importante, che porta il mondo videoludico non solo a livello culturale e d’intrattenimento, oltre che scolastico, ma anche salutare.
Videogiochi e salute: basta un minimo di 30 minuti al giorno
Lo studio ha dimostrato che basterebbero almeno 30 minuti al giorno per migliorare le proprie capacità cognitive e mnemoniche, non solo tra i giovani ma anche tra i più adulti. Parliamo di una fascia d’età che va dai 60 agli 80 anni e sono stati proprio loro i protagonisti di questa ricerca. I giochi utilizzati per poter far luce su questo grande mistero sono stati principalmente titoli con un’ambientazione 3D.
Come mai questa scelta? In realtà si pensa che giochi come Super Mario World e Angry Birds portino più benefici rispetto a giochi bidimensionali come il classico solitario e, a quanto pare, si tratta di un pensiero veritiero. I partecipanti hanno ricevuto la richiesta di videogiocare dai 30 ai 45 minuti ad un gioco specifico e questo doveva essere fatto ogni singolo giorno per almeno quattro settimane. Durante questo periodo, i ricercatori hanno effettuato dei test sulla memoria per valutare l’andamento dell’esperimento e i risultati sono stati incredibili.
Ad aver avuto un maggiore successo sono stati i giochi Nintendo, che hanno visto un miglioramento della capacità cognitiva e mnemonica già dopo sole due settimane rispetto agli altri. Un successo che ha portato lo studio anche sugli utenti tra i 55 e i 75 anni dove i compiti assegnati erano simili: giocare a Super Mario 64 per 30 minuti ogni giorno, e almeno cinque volte alla settimana, e imparare a suonare il pianoforte per la prima volta.
Gregory West, creatore dello studio, è soddisfatto del risultato ottenuto
“Abbiamo replicato il nostro precedente studio sui videogiochi in adulti anziani sani, dimostrando che giocare ai videogiochi per quattro settimane può migliorare la memoria basta sull’ippocampo in una popolazione che ne sta già sperimentando il declino legato all’età. Inoltre, abbiamo dimostrato che i miglioramenti durano fino a quattro settimane dopo la somministrazione del test, evidenziando il potenziale dei videogiochi come intervento terapeutico contro le patologie cognitive legate alla terza età” hanno dichiarato i ricercatori.
Ogni compito del nuovo studio era stato suddiviso per gruppi e solo quello appartenente ai videogiochi ha dimostrato, dopo sei mesi, un aumento del volume della materia grigia nell’ippocampo e nel cervelletto, oltre a un miglioramento nella memoria a breve termine.
“I videogiochi 3D impegnano l’ippocampo a creare una mappa cognitiva e mentale dell’ambiente virtuale che il cervello sta esplorando. Diversi studi suggeriscono che la stimolazione dell’ippocampo aumenta sia l’attività funzionale che la materia grigia di questa regione. La buona notizia è che possiamo invertire questi effetti e aumentare il volume imparando qualcosa di nuovo, e giochi come Super Mario 64, che attivano l’ippocampo, sembrano possedere un certo potenziale in questo senso” ha dichiarato in un comunicato Gregory West, autore di questa grande ricerca.