Platinum Games è senza alcun dubbio una delle software house più amate degli ultimi anni e seguite del momento, per quanto il suo curriculum presenti alcune zone d’ombra. Attualmente, la software house è al lavoro su Bayonetta 3, che farà il proprio debutto nel 2022 e di cui si sa davvero pochissimo; e su Babylon’s Fall, che rispetto al reveal ufficiale si è rivelato ultimamente un titolo profondamente diverso rispetto a quanto mostrato ai fan la prima volta. Eppure, la più grande macchia sulla software house (e anche il gioco che più di tutti l’ha portata sulla cresta dell’onda) è legata a un titolo mai uscito: Scalebound!
Scalebound era un titolo parecchio ambizioso, che ci avrebbe visto vestire i panni di un ragazzo in grado di domare degli imponenti draghi che abitavano il mondo fantasy di gioco. Annunciato ufficialmente nel 2014, purtroppo il 2017 si è aperto con la cancellazione ufficiale del gioco, segnando così la scomparsa di una delle esclusive targate Xbox più attese di sempre, essendo il lancio del titolo previsto esclusivamente su Xbox One!
Scalebound: un titolo troppo ambizioso!
Dopo anni di silenzio e speranze di un ritorno di fiamma regolarmente inattese, Hideki Kamiya, game director di Platinum Games, nel corso di un’intervista torna a parlare di Scalebound, e a scusarsi per la cancellazione che ha colto di sorpresa i fan. In particolare, Kamiya si sofferma sul fatto che probabilmente il titolo si è rivelato troppo ambizioso per le risorse di cui la software house disponeva all’epoca, dal momento che Microsoft desiderava un titolo imponente nella mole di contenuti pur non rinunciando al fotorealismo.
Proprio a causa di questa richiesta da parte della casa di Redmond, Platinum Games si è ritrovata ad avventurarsi in un territorio poco conosciuto e in un progetto troppo grande da gestire. Inoltre, il titolo avrebbe previsto anche un ruolo centrale delle funzionalità online, un’altra caratteristica che lo mandava decisamente fuori dalla portata della software house; Kamiya ha anche colto l’occasione per scusarsi coi vertici di casa Microsoft che avevano riposto parecchia fiducia nel team.
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