Personalmente, ho speso parecchi articoli su iCrewPlay per parlare di Pokémon Diamante e Perla, su cosa potessimo aspettarci dai loro remake e da cosa gli originali abbiano significato per il brand e per Nintendo stessa, che trovò nella coppia di titoli di quarta generazione la killer app definitiva per il suo glorioso Nintendo DS; per l’amore che ho da sempre per gli originali, l’annuncio ufficiale dei remake mi ha letteralmente travolto, e il ritorno a Sinnoh è stato per me indescrivibile.
La quarta generazione Pokémon è la migliore? Decisamente opinabile, la narrazione costruita attorno al Team Galassia e soprattutto al suo leader Cyrus si lasciava andare a pesanti ingenuità e cliché ravvisabili già negli standard videoludici del 2006. Eppure quella regione, il suo game design, la difficoltà generale tra le più alte per la serie, l’espansione di parecchie linee evolutive iconiche… non sarà la migliore a livello oggettivo, ma ha un posto fisso nella Sala d’Onore del cuore di chi scrive questa recensione.
Dunque ci siamo, Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente nell’ultima settimana stanno infrangendo qualsiasi record di vendita a livello globale. I due remake hanno saputo riportare anche su Nintendo Switch quel senso di avventura, esplorazione e impegno che la serie principale dei mostriciattoli tascabili ha ormai perso da qualche tempo. Cosa dobbiamo aspettarci quindi da questa riproposizione curata da ILCA, che per la prima volta prende in prestito il timone della produzione per un titolo della serie principale sostituendo Game Freak?
Un titolo nostalgico, sospeso nel tempo come piace a Dialga, e quindi minato qua e là da imperfezioni e dai “segni dell’età”, ma che sta rubando cuori in giro per tutto il mondo, conquistando sempre più spazio che sta sfuggendo dal controllo di Palkia! Ma non perdiamoci in chiacchiere e analizziamo assieme pregi e difetti di uno dei remake più attesi degli ultimi anni!
Benvenuto a Sinnoh… di nuovo!
Pokémon Diamante Lucente e Perla Spendente sono nati, e sono anche stati pubblicizzati, con una premessa: totale fedeltà agli originali! Questa ostinata ricerca della fedeltà rispetto alla coppia di titoli di partenza, già ravvisata nei remake precedenti delle scorse generazioni Pokémon, si riflette soprattutto nella trama, da sempre croce e delizia per i fan dei mostriciattoli tascabili dividendo i sostenitori di una narrazione solida da chi, all’opposto, la ritiene ingenua e insensata.
Come al solito, il nostro viaggio inizierà da casa nostra, ben presto faremo la conoscenza di buona parte del cast principale dell’avventura: il nostro amico/rivale Barry (considerato il rivale più irritante di sempre fino all’arrivo di Hau in settima generazione), il professor Rowan, che ci affiderà come da tradizione il nostro starter, e il suo collaboratore Lucinda o Lucas a seconda del sesso del nostro avatar.
L’andamento del ritmo di gioco rimane sostanzialmente sempre lo stesso che caratterizza il brand da anni (con piccole eccezioni): viaggia, sfida palestre, accumula medaglie, sfida Superquattro e Campione… e nel frattempo sventa i piani di un team malvagio! Rigiocando però questi remake con una visione complessiva di quello che è il mondo Pokémon oggi e di quali sono i suoi ritmi narrativi, mi sono reso conto di quanto in passato la progressione fosse decisamente più lenta.
Attenzione, non è assolutamente un difetto, anzi, io valuto in maniera decisamente negativa il “bombardamento” di informazioni a cui ci sottopongono i titoli di settima o ottava generazione, che sentono il bisogno di far correre la trama verso un post game che si rivela poi decisamente deludente, riduttivo e poco stimolante. I remake di Diamante e Perla fanno esattamente ciò che facevano gli originali: si prendono i propri tempi: i giocatori novizi riusciranno a prendere confidenza con la squadra prima di arrivare alla prima palestra, i più esperti invece potranno organizzare un team con strategie più complesse proprio in vista del primo capopalestra, Pedro. Ce n’è letteralmente per tutti i gusti!
Inoltre, questo andamento “rilassato” nella progressione è dovuto anche all’alternanza, introdotta per la prima volta in Rubino e Zaffiro, tra Lotte in Palestra e Gare Pokémon, che andranno a rendere sempre più lunghe le attese tra una palestra e l’altra, facendoci così pregustare più a fondo il momento dello scontro. Alla singola progressione dell’Allenatore protagonista però, come già anticipato, si affianca anche l’ascesa del Team Galassia, che per la prima volta nella serie attuava un piano letteralmente spietato, il quale non andava a minacciare soltanto la vita a Sinnoh o nel mondo Pokémon, ma metteva in pericolo l’esistenza stessa dell’universo.
Questo senso di pericolo e profondità della trama è anche legato all’essere al cospetto di alcuni dei Pokémon più rappresentativi per la lore di questo universo narrativo, che vanno a incarnare concetti complessi come quello di spazio, di tempo e di divinità! Ho sempre ritenuto che la serie, dal punto di vista della trama, abbia fatto un salto di qualità con la quarta generazione e questi remake l’hanno saputo dimostrare in pieno, anche perché dal punto di vista della narrazione, tutto è rimasto intatto in questa riproposizione.
“Quando gli sguardi di due Allenatori si incrociano…”
Per quanto riguarda il gameplay, anche in questo caso ci ritroviamo davanti a una riproposizione fedele degli originali Diamante e Perla, tuttavia, proprio questo aspetto dei titoli è quello che, per forza di cose, è stato maggiormente rimaneggiato per metterlo al passo coi tempi, generando tuttavia un mix imperfetto che rimane in sospeso tra passato e presente e alterna scelte apprezzabili ad altre del tutto incomprensibili e, anzi, dal retrogusto amaro.
Come anticipato, la struttura di gioco è rimasta la stessa, tuttavia il tema su cui si è maggiormente dibattuto è quello della difficoltà. In sesta generazione, lo strumento Condividi Esperienza ha cambiato le carte in tavola per quanto riguarda la progressione della squadra nei titoli Pokémon. In passato, assegnare questo strumento a un membro della squadra faceva sì che quest’ultimo ricevesse la metà dei punti esperienza dei compagni che avevano partecipato alla lotta; ma dalla sesta generazione in poi, quest’esperienza è stata invece “spalmata” sull’intera squadra senza che alcun membro del party dovesse avere l’oggetto equipaggiato.
Una scelta che ha fatto storcere il naso a molti poiché è andata ad abbassare drasticamente la difficoltà dei titoli (azzerando più che altro il tempo speso per il grinding di esperienza), ma che in realtà si è rivelata funzionale a non rendere il tutto frustrante, avendo sempre più Pokémon da allenare e far evolvere. Peraltro, per il completamento del Pokédex si sarebbe rivelato sicuramente tedioso doversi concentrare su uno, o al massimo due, mostriciattoli tascabili per volta.
Il problema di Diamante Lucente e Perla Splendente è che questo nuovo modo di utilizzare il Condividi Esperienza si va a innestare in un sistema di gioco che non lo prevedeva affatto, sbilanciando gli equilibri a favore del protagonista. Ne risulta una difficoltà parecchio sbilanciata e soprattutto non lineare, anzi, un vero e proprio saliscendi che appiattisce del tutto il tasso di sfida nella parte centrale del gioco per poi subire una netta impennata nel combattimento con i Superquattro e con la Campionessa Camilla, riconosciuta da sempre come uno dei picchi di difficoltà più alti in generale nella serie.
Va però detto che il discorso difficoltà rientra alla perfezione nel post game, in cui potremo prendere parte a una serie di rematch davvero impegnativi, che culminano in una boss fight segreta, la quale metterà alla prova tutte le nostre capacità da Allenatore e anzi, permetterà agli esperti di competitivo di trovare pane per i loro denti anche in PvE!
Quello che però va letteralmente a macchiare questi titoli è il forzato incontro con la modernità del brand che ha, purtroppo, in buona parte svuotato la mitologia dei mostriciattoli tascabili riducendo soprattutto il fascino legato ai Leggendari. Una delle attività del post game infatti ci permetterà proprio di incontrare Leggendari delle generazioni precedenti, ma avere la possibilità di incontrare letteralmente tutti questi maestosi Pokémon nello stesso posto, senza doverci avventurare in dungeon complessi e in percorsi con un elevato tasso di sfida farà sicuramente rimpiangere ai nostalgici i bei vecchi tempi degli originali.
In questo discorso rientra alla perfezione anche il Mondo Distorto, anche in questo caso una delle vette di level design mai proposte dalla serie. Il fatto che i remake sarebbero stati una riproposizione fedele di Diamante e Perla e non di Platino ha suscitato fin da subito dubbi nei fan di vecchia data, che si chiedevano se quest’area collegata al Leggendario Giratina ci sarebbe effettivamente stata; l’idea di rivedere quella mappa su Nintendo Switch ha generato un certo hype tanto in me quanto nella community in generale… e purtroppo, a mio avviso, il modo in cui sono stati trattati il Leggendario con la sua lore e il Mondo Distorto sono tra le più grandi pecche di questo gioco.
Gli Allenatori però non saranno impegnati soltanto nelle lotte! Due attività collaterali particolarmente importanti infatti saranno i Grandi Sotterranei e le Super Gare Show, che a mio avviso costituiscono rispettivamente la migliore e la peggiore riproposizione dei titoli.
Da un lato infatti avremo i Grandi Sotterranei, che grazie alle migliori funzionalità Internet di cui dispone Nintendo Switch rispetto alle console passate (e anche grazie al fatto che il gaming online ora sia una realtà ben più consolidata rispetto al periodo di lancio degli originali) riescono a costituire un’ottima attività da svolgere in compagnia e risultano anche molto più interessanti degli originali. Rispetto a Diamante e Perla infatti, i Grandi Sotterranei vengono arricchiti anche dalla possibilità di poter trovare Pokémon inediti negli originali in Antri e Grotte tematiche, andando così a sopperire a un problema di bilanciamento tra tipi di cui soffrivano gli originali; inoltre, trovando un certo quantitativo di pietre scintillanti scavate dai Diglett e dai Dugtrio, si riempirà una barra bonus che ci permetterà di scavare oggetti e materiali più preziosi.
Le Super Gare Show invece cambiano totalmente aspetto diventando un vero e proprio rhytm game. Ammetto che inizialmente l’idea mi sembrava davvero valida essendo un discreto appassionato del genere, ma la realizzazione si è rivelata totalmente priva di mordente rispetto alle gare originali, rendendo quindi questa attività il punto più basso proposto dal gioco.
Si stava meglio quando si stava in pixel… o no?
Fin dal loro annuncio, Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente sono stati al centro di un polverone legato allo stile grafico chibi che avrebbe caratterizzato i remake, una scelta che ha fatto storcere il naso a molti. A dirla tutta, già tra il reveal trailer della coppia di remake e lo spot in cui veniva rivelata al mondo Nintnedo Switch OLED (spot in cui erano presenti anche brevi sezioni dei remake) si poteva notare una certa evoluzione grafica divenuta poi palese coi trailer successivi dedicati ai titoli.
Il titolo che abbiamo tra le mani ora si rivela in definitiva davvero gradevole dal punto di vista grafico, sia in modalità handled (soprattutto sull’eccellente schermo di OLED) che in modalità docked: la sfumatura tipica dell’effetto bokeh utilizzata alla perfezione nel remake di The Legend of Zelda: Link’s Awakening trova un buon riscontro anche in questa coppia di remake non essendo onnipresente, ma facendo la propria comparsa negli ambienti in cui ce n’è effettivamente bisogno.
La contraddizione maggiore del titolo dal punto di vista grafico è rappresentata esclusivamente dai modelli chibi dei personaggi: in un titolo nel quale si discute di genesi del mondo Pokémon, di reset dell’universo, di emozioni e nichilismo, è davvero strano ritrovarsi al cospetto di divinità e personaggi profondi come Cyrus in una versione super deformed. L’intera aura sacrale di alcuni momenti dà inevitabilmente vita a un risultato comico e straniante per il giocatore e alcuni personaggi ne escono pesantemente ridicolizzati.
Nulla da dire invece sulla colonna sonora, rimasta praticamente intatta rispetto agli originali e anzi, arricchita da qualche sonorità inedita soprattutto negli scontri coi luogotenenti del Team Galassia, aggiunte che rientrano alla perfezione in un comparto musicale meno sperimentale di quello che è possibile ascoltare durante le nostre avventure ad Alola, ma che rimane affascinante e memorabile anche dopo anni!
In definitiva, Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente non riesce assolutamente a meritarsi la corona per il miglior remake, sono comunque parecchie spanne al di sopra di Pokémon Rubino Omega e Zaffiro Alpha, ma il primato rimane saldamente ancorato sui remake di Jotho: Pokémon Heart Gold e Soul Silver. Tuttavia, il poter rimettere piede a Sinnoh dopo anni, e il poterlo fare su una delle console di maggior successo targate Nintendo, esercita indubbiamente un fascino non indifferente tanto per i fan storici della serie che per i nuovi arrivati.
Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente hanno il merito di riportare il senso di avventura di cui vivevano le prime generazioni Pokémon sulle nuove console; un aspetto importante e decisivo per il brand, che purtroppo si è irrimediabilmente perso negli ultimi anni. La speranza è che il successo di questi remake possa essere doppiato da Leggende Pokémon Arceus (indubbiamente uno degli esperimenti più coraggiosi mai nati in casa Game Freak) e possa allo stesso tempo segnare la direzione che la nona generazione potrebbe, e dovrebbe, seguire.