Scarf è un platform 3D classico che mostra un ritmo rilassato, un’atmosfera fabiesca/poetica ed un forte focus sulla propria componente puzzle. La sua uscita ufficiale è prevista su Steam e Google Stadia per il 23 dicembre, ma noi di iCrewPlay abbiamo avuto occasione di provarlo in anticipo per realizzare questa recensione di un titolo su cui si sembra voler puntare parecchio.
Per quanto infatti dietro allo sviluppo ci siano gli Uprising Studios, un piccolo studio indie spagnolo che è al suo primo serio progetto completo, ad occuparsi della distribuzione del titolo è THQ Nordic. Non proprio gli ultimi arrivati nel mercato, ecco. Se THQ ha deciso di puntare su Scarf, un motivo ci sarà, no?
Indubbiamente le fonti di ispirazione di Scarf sono immediatamente evidenti. Questo è un gioco che si piazza nel sottogenere dei platform dove due personaggi collaborano per avanzare nella loro avventura, filone iniziato con Banjo-Kazooie e che ha visto nascere molte saghe di successo (Jax & Dexter, Ratchet & Clank, Yooka-Laylee, ecc). Rispetto a questi giochi Scarf decide tuttavia di puntare tutta la sua godibilità sull’esplorazione.
Da qui arriviamo all’altra evidente ispirazione di Scarf, ovvero quel genere di platform fiabeschi/poetici che sembrano essere emersi di recente per dominare il mercato dei giochi indie. Mi riferisco a titoli come, per esempio, Rime, ma soprattutto Journey. Quest’ultimo è un gioco con cui è difficile non fare paragoni mentre si gioca a Scarf, anche solo per le similitudini grafiche. Al di là di tutto, però, Scarf è un titolo degno di essere giocato? Scopriamolo insieme.
A volte è meglio non ricordare
Parlare della trama di Scarf non è semplice, non tanto perché questa non sia presente, non sia approfondita o non valga la pena farlo, ma perché, all’inizio del gioco, l’intero universo narrativo che ci troveremo davanti sarà, in poche parole, un completo mistero. Vedremo solo la nascita del nostro avatar, una piccola anima blu di nome Hyke, e poi… pronti, via, ci troveremo al controllo dello stesso.
Dopo pochi passi incontreremo quello che sarà il nostro compagno fisso nella nostra avventura, un drago in stile cinese che, per seguirci ed accompagnarci, si trasformerà in una sciarpa rossa senziente. Sarà lui a raccontarci quel poco che sapremo del mondo di gioco, ovvero che sua madre, un drago decisamente più grosso, è stata tradita, catturata e smembrata da altre anime che desideravano ottenerne le capacità magiche.
Il drago vuole solo rimettere insieme sua madre per ricongiungersi con lei mentre Hyke… beh, non è chiaro cosa voglia Hyke, ma è chiaro che non ricorda nulla di sé stesso e che è un’anima come le altre, quelle “cattive.” La nostra missione sarà quindi quella di trovare tutte le anime con capacità magiche per sottrarre loro i poteri e “ricostruire” la madre del nostro drago-sciarpa. Ma sarà davvero tutto quello che sembra?
L’atmosfera di cui è permeato Scar è quindi molto compassata. Niente ritmi forsennati, ma una sinfonia lenta e melodica con toni da fiaba per ragazzi per un chiaro racconto di coming of age. In tutti i colori e le fantasie del mondo di gioco, si percepiscono molte zone oscure, tra cui quelle che custodiscono i ricordi di Hyke, segno che qualcosa di terribile è successo o potrebbe succedere. Questa sensazione di disgrazia imminente ci accompagnerà per tutto il nostro percorso ludico creando un’atmosfera quanto gioiosa e rilassante tanto inquietante e decadente.
Un ragazzo e la sua sciarpa-drago
Il gameplay di Scarf è quello abbastanza classico per un platform 3D di questa tipologia. Usare un joypad è fortemente consigliato visto che sarà richiesta non poca precisione per eseguire i vari salti ed esplorare completamente tutte le aree di gioco… che comunque non sono tante. Scarf conta infatti solo 3 livelli, se escludiamo l’area iniziale che funge più da HUD centrale che altro.
In ogni caso, parlando di controlli, con la levetta sinistra si muove liberamente Hyke mentre con la destra si può ruotare la telecamera in tutte le direzioni. Con un primo tasto si salta, con un secondo si interagisce con gli oggetti, potendoli anche sollevare e trasportare, a costo della nostra abilità di saltare, e infine, con un terzo tasto, si può interagire con la nostra sciarpa-drago, in modo da parlarci quando si stacca da noi o da usarne i poteri trasformisti.
Un grosso focus del gioco è infatti posto proprio sulle abilità del drago che possiamo sbloccare collezionando particolari sfere rosse luminose. Si va dal classico doppio salto per arrivare alla capacità di planare usando uno dei tasti dorsali, passando poi per la capacità di scattare usando l’altro tasto dorsale, di dondolare dopo aver trasformato la sciarpa in una linea, di lanciarsi mutandola in una specie di fionda e così via.
Ovviamente ognuna di queste capacità sarà indispensabile per proseguire nel gioco e, soprattutto, per esplorare completamente i livelli presenti, spesso anche tramite il consueto backtracking perché magari alcune abilità ottenute dopo servono a raggiungere nuove aree nelle zone precedenti. Insomma, niente di nuovo sotto il sole e bisogna ammettere che, in effetti, Scarf non brilla di originalità a livello di gameplay.
Se non altro le tre aree da esplorare sono molto ampie, dettagliate e ben realizzate. Questo è un bene, senza contare che, oltre ai vari poteri da sbloccare e alle anime da cui riassorbire i poteri magici, i livelli nascondono anche altre due tipologie di collezionabili che ci spingeranno a cercare in ogni angolo e a tornare spesso sui nostri passi.
I primi collezionabili sono i ricordi di Hyke, tre per livello. Questi sono particolari perché, quando ci avvicineremo a loro, il mondo perderà i propri colori diventando grigio e nero e la sciarpa si rifiuterà di farci avvicinare. Dovremo staccarci da essa usando ripetutamente l’apposito tasto per raccogliere la memoria… dopodiché una parte del nostro corpo sarà coperta da un qualcosa di nero.
L’altro collezionabile è presente nella forma di alcuni giocattoli sparsi per le aree e spesso anche ben mimetizzati e più nascosti delle memorie. Raccoglierli sblocca un’immagine grafica che ha uno stile molto infantile, ma che sembra nuovamente essere legata al passato del nostro personaggio e del mondo. Cosa succederà quando raccoglieremo tutti i ricordi? Perché il drago non vuole che lo facciamo? E se otterremo tutti i giocattoli?
Bisogna infine dire che il gameplay, pur essendo semplice e fluido, non è esente da difetti, primo dei quali il fatto che non c’é un vero e proprio tutorial e spesso è difficile capire cosa fare e come (all’inizio il gioco ti spiega come scattare… quando ancora non puoi farlo perché sei senza drago). Inoltre Hyke è molto “scivoloso” e succede spesso che scivoli oltre il punto in cui volevamo atterrare, con conseguente morte o caduta e ripartenza dall’ultimo checkpoint.
Un esempio di poesia in movimento
In tal senso, la direzione artistica di Scarf non può che essere di primo livello e così è. E’ impressionante che uno studio indie praticamente sconosciuto sia riuscito a creare un gioco così visivamente stupefacente e dotato di un’atmosfera così adatta ad esprimere al meglio le emozioni ricercate, grazie anche ad un comparto audio all’altezza.
Purtroppo non è tutto oro quello che luccica e nonostante visivamente Scarf riesca ad impressionare, non mancano anche alcuni difetti visivi che si fanno evidenti in alcune fasi. Il più grosso è probabilmente la sciarpa stessa che dovrebbe essere un elemento fondamentale del gioco, ma che spesso e volentieri si muove in modo casuale e anti-gravità, anni luce a distanza dalla perfezione di movimento della sciarpa del già citato Journey, per esempio.
Ogni area è poi cosparsa di tanti altri piccoli bug e problemi grafici. A volte alcune piattaforme non funzionano come dovrebbero o capiterà spesso di “scivolare” da dove volevamo atterrare per un problema di “contatto” tra i piedi di Hyke e la superfice. Non aiuta neanche che l’ombra, unico elemento di paragone per capire dove finirà il nostro personaggio dopo un salto, non apparirà sempre e così spesso ci troveremo a saltare alla cieca.
Infine bisogna notare anche una certa ripetitività negli ambienti di gioco. Le tre aree sono tutte abbastanza simili tra loro. Per quanto ci siano elementi di distinguo grossi, questi non sono mai così influenti sull’aspetto grafico di per sé. Certo, c’é da dire che questo è un problema che passa in secondo piano grazie ad un level design davvero ispirato e coinvolgente. I puzzle ambientali e le sezioni di platforming sono sempre divertenti e raramente ripetitivi, cosa che sicuramente aiuta a non annoiarsi.
Un’opera prima non perfetta, ma magnifica
Concludendo quindi la nostra recensione di Scarf, è questo un titolo meritevole di essere acquistato e di conseguenza giocato? In generale mi sentirei di rispondere di si, il gioco riesce pienamente a soddisfare le aspettative create nel giocatore all’avvio e a tratti riesce anche a superarle grazie alla sua atmosfera, il suo level design ed un coinvolgimento emotivo non scontato.
Bisogna inoltre sottolineare come Scarf sia disponibile in numerose lingue, italiano compreso, con una traduzione più che buona. Un’ottima notizia per tutti coloro che spesso si vedono obbligati a rinunciare ad un titolo per via della barriera linguistica. Nonostante tutto ciò, però, Scarf non è un gioco perfetto ed è pieno di tanti piccoli difetti che non rovinano l’esperienza ludica, ma la rendono sicuramente meno appagante di quanto sarebbe potuta essere.
L’assenza di un forte elemento di novità, inoltre, potrebbe scontentare alcuni videogiocatori, per quanto i fan del genere difficilmente usciranno delusi da questo acquisto. Complessivamente Scarf si rivolge soprattutto a quest’ultimi, anche se è un buon titolo per i giocatori più giovani che si avvicinano al genere, per quanto l’essere meno famosi di altri titoli simili e più pubblicizzati sicuramente non lo aiuterà a posizionarsi sul mercato. Un vero peccato
Ricordo infine che Scarf sarà disponibile per l’acquisto a partire dal 23 dicembre 2021 su Steam e su Google Stadia. Ancora non si sa di preciso quanto costerà, ma, a prescindere, resta un acquisto che consiglio di fare, soprattutto se apprezzi questo genere e questo stile di narrazione fatto di ritmi lenti, puzzle ben pensati ed un grandissimo focus sull’esplorazione completa delle aree di gioco.