OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, si ritrova a un bivio: inserire o meno la dipendenza dai videogiochi nella lista dei disturbi riconosciuti? Attualmente esistono moltissime prove scientifiche che dimostrano come questo non sia un reale disturbo e che non può essere incluso all’interno dell’ICD11 (International Classification of Disease).
“Dottor Tedros, questa è una faccenda estremamente seria ed è motivo perché l’Organizzazione Mondiale della Sanità interrompa immediatamente l’inclusione del Gaming Disorder nell’ICD11. Questo non è il modo di far strategie sulla salute mentale basate sulle evidenze” ha dichiarato il Professor Andrew Przyvylswi, Direttore della Ricerca presso l’Oxford Internet Institute.
Questo messaggio era stato postato su Twitter, rimosso successivamente, e indirizzato al Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: Dr. Adhanom Tedros. A quanto risulta, pare che sia in corso un dibattito alquanto acceso in previsione del mese prossimo, gennaio 2022, che riesca a far luce sulla domanda principale mossa in questo articolo: parliamo di un vero e proprio disturbo oppure no?
“L’ultima edizione dell’International Classification of Diseases (ICD-11) raccoglie decine di migliaia di entità diagnostiche, incluse molte nuove entità o categorie diagnostiche riviste, ed è sfidante, se non impossibile, documentare e comunicare attraverso i canali dell’OMS il razionale e la giustificazione per ogni decisione” ha detto negli ultimi mesi Dr. Vladimir Poznyak, capo della commissione dell’OMS su alcool, droga e dipendenze comportamentali.
OMS ha difeso le prove scientifiche, specialmente in pandemia
Non è più una novità, ovviamente se leggi i nostri articoli a riguardo, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva riconosciuto come i videogiochi fossero un aiuto concreto per le persone; tutto ciò avvenne durante i primi mesi della pandemia e questa affermazione è perdurata per mesi, tanto da rilasciare diverse ricerche in merito. Animal Crossing: New Horizons, per esempio, sarebbe il videogioco ad aver tenuto maggiormente compagnia in isolamento.
Questo dibattito mosso su Twitter, però, sembra non fermare le intenzioni del Direttore Generale a inserire il Disturbo da Dipendenza da Videogiochi come un problema sanitario. Verrà diagnosticato in base a determinati “canoni” e ci saranno persone specializzate in merito. Gli elementi che dovrà avere la persona affetta da tale disturbo sono praticamente gli stessi di chi soffre dell’Internet Gaming Disorder (IGD), cioè del gioco multiplayer:
- Pensare continuamente al videogioco;
- Isolamento della persona quando non è in fase di gioco;
- Aumento del tempo di gioco;
- Autoconvinzione ad allontanarsi da tale gioco, fallendo;
- Mancanza, o perdita, di interesse verso altro;
- Perpetrare la propria attività nonostante si è consapevoli del danno che stiamo avendo;
- Bugie sulle ore effettive giocate;
- Vedere nel gioco una forma di controllo sulle emozioni negative;
- Perdita di amici, lavoro o relazioni sociali a causa del gioco.
Il Gaming Disorder avrà, quindi, bisogno di queste caratteristiche per essere riconosciuto come tale:
- Mancanza di autocontrollo sulla propria attività da giocatore;
- Mettere qualsiasi altra attività in secondo piano, rispetto al gioco d’interesse;
- Continuare la propria attività nonostante la perdita di affetti personali, lavoro o scuola.
Questi sintomi dovranno essere persistenti sulla persona per almeno un anno, successivamente si potrà procedere a una cura o un percorso di disintossicazione. Tutto ciò, però, sembra essere ancora sul tavolo di discussione e viene richiesto a tutti gli scienziati di fare ulteriori indagini a riguardo, così da confutare le ipotesi o aggravarle. Staremo in attesa.