‘Indie‘ è un termine che per i gamer e le gamer di ogni età e provenienza possiede diverse sfaccettature e sinonimie. Per qualcuno questi titoli opera di lupi solitari dello sviluppo o di semplici appassionati con infarinature di programmazione significano ‘inclusività‘, per altri ‘sperimentalità‘, altri ancora li evitano a prescindere in quanto, a loro parere, latori di un’eccessiva popolarizzazione del medium videoludico.
Quale che sia la concezione che ciascuno e ciascuna di noi ha del videogioco indipendente, resta il fatto che, al pari delle eccellenze, esistono titoli totalmente immeritevoli del tempo e del denaro di chi gioca, e oggi, qui su iCrewPlay, andremo a scoprirne alcuni. Ciascuna delle produzioni sottoelencate ha visto la luce nell’appena terminato 2021, e sono state tutte oggetto di recensione da parte di chi scrive (a parte una honourable mention che va condivisa in quanto, se il titolo merita attenzioni in negativo, la recensione di esso è essa stessa un capolavoro da leggere e rileggere).
Cominciamo!
Cinque produzioni videoludiche indie del 2021 da evitare #5: Jack Axe
Il titolo che apre questa cernita è un platformer classicheggiante in pixel art che propone una sedicente commistione tra la mitologia norrena e quella filippina. ‘Sedicente’ perché a parte qualche elemento estetico sparso all’interno degli ambienti di gioco, come le statue parlanti (che sebbene piuttosto ‘norrene’ nell’estetica possiedono un che di austronesiano), di filippino il titolo ha ben poco.
Il peccato più grave di Jack Axe, tuttavia, non è tale millanteria, bensì la scarsa originalità, che lo rende un titolo non sono totalmente fine a sé stesso, ma anche privo di qualsivoglia elemento capace di attirare l’attenzione di chicchessia. L’unico elemento che avrebbe potuto destare una certa quale curiosità è proprio quella crasi tra le due sopracitate culture lontane tra loro, che tuttavia, come abbiamo visto, è presente solo sulla carta.
Cinque produzioni videoludiche indie del 2021 da evitare #4: NEO 2045
No, non è NEO: The World Ends with You e neanche un suo lontano parente, siamo bensì di fronte ad un esempio di MMORPG creato apposta per i gamer e le gamer under 10 (sebbene, considerando i contenuti, è possibile che la fascia di età target sia molto più bassa).
Il risultato è quello che lo chef stellato Bruno Barbieri chiamerebbe un ‘mappazzone‘ videoludico d’ambientazione fantascientifica che eredita le proprie meccaniche dalla totalità degli MMO esistenti e passati.
Si capisce immediatamente come l’obiettivo di chi ha dato vita a quest’opera sia stato avvicinare i gamer e le gamer più giovani ai titoli multigiocatore massivi, tuttavia farlo con un titolo così privo di finalità che non fossero il comprendere le meccaniche rende di fatto NEO 2045, seppur free-to-play, un investimento di tempo completamente inutile, indipendentemente dall’età di chi gioca.
Cinque produzioni videoludiche indie del 2021 da evitare #3: Kung Fu Jesus
Non appena mi fu concesso di recensire questo titolo, essendo un tipo amante dell’umorismo nero e sostenitore dell’idea aristotelica del poter ridere di ogni cosa, esclamai tra me e me: ‘Cavolo, sarà davvero quel Jesus calato nei panni di un praticante di Kung Fu?‘ Così lo installai con il massimo fervore, ansioso di dare fondo alle mie aspettative.
Non passarono che pochi minuti di gioco prima di rendermi conto di essermi terribilmente sbagliato: avevo davanti un groviglio di luci psichedeliche rette da una colonna sonora salvata da pochissimi elementi. Giocare questo titolo senza terminare la sessione con un forte mal di testa è un’impresa non da poco, considerati questi elementi.
La delusione raddoppia se si considerano gli intenti psicologici dietro all’opera. Kung Fu Jesus voleva infatti essere un’allegoria della dipendenza dai narcotici. Un tema tanto complesso quanto delicato che richiede molto coraggio per essere trattato in un’opera audiovisiva o comunque narrativa. Tali ottime intenzioni tuttavia non possono sopperire alle eccessive mancanze del titolo.
Cinque produzioni videoludiche indie del 2021 da evitare #2: Hell of Men: Blood Brothers
Questo titolo RTS potrebbe essere eletto a pieno titolo ‘re del riciclaggio 2021‘: non solo ricicla spudoratamente meccaniche dei giochi di strategia in tempo reale venuti prima di lui, ma addirittura, con una leggerezza ai limiti del freebooting, ha la colonna sonora “riciclata in parte da titoli mobile cinesi, in particolare un beat ‘em up free-to-play con il quale chi scrive ammazzava il tempo mentre viveva in Cina, il quale sembra essere miracolosamente sparito da ogni store online” (citazione dalla recensione del titolo).
Aggiunto un design delle mappe poco ispirato e rudimentale e lo scorrere a singhiozzo delle stesse, oltre ad un dosaggio approssimativo dei costi di produzione e a qualche stereotipo di troppo sui militari dell’Est Europa, possiamo tranquillamente affermare che Hell of Men: Blood Brothers sia una produzione da obliare.
Honourable Mention: Kazakh ‘Jack
Come promesso, prima di terminare questa breve ma intensa tranche, è il momento della honourable mention, e come non parlare di Kazakh ‘Jack, una produzione platform canadese entrata a pieno titolo nella storia di iCrewPlay in quanto la sua recensione andò incontro ad una gestazione lunga e difficile prima di essere pubblicata, il che suscitò in noi un’ansia che col tempo superò qualunque hype avessimo per i titoli in uscita (da recensire e non).
Se vuoi scoprire anche tu il risultato delle nostre attese (e sopratutto dello sforzo di chi scrisse) puoi dare un’occhiata in prima persona alla recensione al seguente link.
Cinque produzioni videoludiche indie del 2021 da evitare #1: Zack 2: Celestine’s Map
Se Hell of Men: Blood Brothers è da dimenticare, Zack 2: Celestine’s Map merita la damnatio memoriae di romana memoria.
Sviluppato da un team nigeriano noto come Smart Olive Games, del quale si sa solo che è attivo dal 2016 (ma di un Zack 1 ancora non c’è traccia), questo titolo, sulla carta un action-RPG ambientato in un meraviglioso mondo fantasy, non è nulla di tutto ciò.
Grafica da quinta generazione videoludica realizzata tramite un uso improprio di Unity (che sempre desta perplessità), glitch tanto nella navigazione quanto nei movimenti (è l’unico gioco dove scattare significa procedere più lentamente rispetto a camminare) e, dulcis in fundo, continui crash che impediscono di avanzare oltre i primi quindici minuti di gioco rendono Zack 2: Celestine’s Map una mancanza di rispetto verso il medium videoludico e chi lo rende una realtà, facendogli guadagnare il vertice di questo personale podio dell’infamia.
Infamia inasprita anche dal prezzo: dodici euro e quarantanove centesimi (mezzo euro in più rispetto ai tempi della recensione).