Unforeseen Incidents è un piacevole esperimento videoludico che si pone come obiettivo quello di far immergere il giocatore nelle atmosfere tipiche dei giochi punta e clicca degli anni 90. La sua struttura ludica ricalca quella del genere a cui vuole rendere un chiaro omaggio. Il gioco, già disponibile su PC, giungerà su Nintendo Switch il 27 gennaio e potrà costituire una valida alternativa per ingannare l’attesa del nuovo Syberia.
Gli sviluppatori di Backwood Entertainment saranno riusciti a proporre un titolo dal giusto piglio, in grado di soddisfare gli orfani del genere e di rendersi appetibile alle nuove generazioni? Scopriamolo in questa recensione.
La trama di Unforeseen Incidents
Unforeseen Incidents presenta una trama semplice ma non per questo poco convincente, risultando sempre piacevole e ben strutturata. Il protagonista, Harper, è uno sfaticato e inconcludente appassionato di vecchia tecnologia, cittadino di Yelltown, una comunissima cittadina americana che, per motivi tutt’altro che piacevoli, sarà protagonista di un’esperienza terrificante e pericolosa.
La città, infatti, è il territorio in cui una misteriosa malattia, che si propaga come un comune raffreddore, sta facendo scomparire sempre più persone ed i cui sintomi sono forte malessere e sanguinamento dagli occhi e dalla bocca. In questi confusi eventi, il protagonista si troverà invischiato in questioni molto più grandi di lui e sarà costretto ad ingegnarsi per scampare ai pericoli che gradualmente appariranno e per scoprire i segreti di questa oscura pandemia.
Della trama si possono apprezzare sopratutto lo stile, che ricalca esattamente quello dei giochi che vuole chiaramente omaggiare, ovvero le classiche avventure grafiche anni 90. Il tono della narrazione è sempre, o quasi, incalzante e, nonostante i contenuti principali, si respira sempre quell’ironia cruda e scanzonata che ha fatto la fortuna del genere.
Anche se nel corso di Unforeseen Incidents incontreremo alcune sorprese ed eventi inaspettati, non possiamo certo dire di trovarci davanti ad una trama davvero fuori dagli schemi o particolarmente originale. Questo dato potrebbe essere visto come uno degli elementi scaturiti dall’eccessivo focus riposto dagli sviluppatori verso i tratti del genere di appartenenza e verso una, forse fin troppo, ricercata aderenza ad uno stile narrativo che, in qualche modo, risulta leggermente anacronistico e che, sopratutto negli utenti più giovani, potrebbe risultare stantio o con poco mordente, anche senza dilungarsi inutilmente in sezioni di contorno.
La longevità, infatti, non è il piatto forte di questo mix tra una storia noir ed un giallo esplorativo, che si può completare in una decina di ore.
Nonostante le ottime intenzioni, ed una buona realizzazione nello svolgimento, sembra che la storia alla base di Unforeseen Incidents non riesca a rendersi poi così indimenticabile come invece hanno fatto i mostri sacri del genere, forse a causa di alcuni “difetti strutturali” importati direttamente dagli anni 90.
Gameplay
Il gameplay di Unforeseen Incidents pesca a piene mani dai punta e clicca classici pur cercando di rinnovare la formula ed adattarla ai palati contemporanei, sviluppando migliorie nella qualitity of life e alcune semplificazioni che svecchiano il versante puramente ludico.
I comandi, ridotti all’osso, prevedono la possibilità di muovere il personaggio su un fondale fisso con l’analogico sinistro e di comandare il puntatore con quello destro. Proprio nel puntatore risiedono alcune piccole problematiche che sottolineano difetti forse connaturati alla natura del gioco, che ricordiamo essere un porting proveniente dal pc. Su Nintendo Switch, infatti, il puntatore non è fluido come dovrebbe e delle volte, sopratutto nelle necessarie fasi di backtracking, questa piccola problematica potrebbe generare qualche rogna di troppo ai giocatori meno pazienti.
La sensazione di avere l’analogico destro “immerso nel miele”, Unforeseen Incidents è presente e a poco servono le semplificazioni introdotte dagli sviluppatori per cercare di rendere meno tediose le fasi esplorative e di indagine.
Oltre agli analogici, uno dei tasti dorsali sarà adibito a mostrare tutti i punti di interesse, con stilizzati puntini bianchi, osservabili nel fondale. Una feature che semplifica di moltissimo l’intero gioco e che farà la gioia dei neofiti, considerando lo svecchiamento che ne deriva, e che invece sembrerà esagerata agli esperti del genere. Con i tasti A e B sarà possibile invece confermare o meno i dialoghi scelti e selezionare gli oggetti e gli elementi per risolvere i vari enigmi e puzzle che ci troveremo davanti.
Proprio gli enigmi ambientali, o le fasi in cui al giocatore è richiesto di comprendere cosa fare, che oggetto utilizzare ed in che luogo, assieme alle derivanti fasi esplorative, costituiscono il cuore di questa esperienza videoludica.
Queste fasi, che riprendono molti dei concetti usati e abusati dai titoli più blasonati, sono quasi sempre facili da risolvere e, sopratutto se ci si fa prendere dall’atmosfera generale del gioco e dalla sua trama, risultano piacevoli e ben congegnate, pur senza presentare particolari innovazioni o incredibili guizzi creativi.
Insomma, un gameplay senza infamia e senza lode, che incontra problematiche derivanti dalla sua natura di porting e altre inspiegabili, come l’impossibilità di passare da un fondale all’altro utilizzando l’analogico sinistro (e quindi muovendo direttamente il personaggio), dovendo quindi fare uso dell’analogico destro, trovando necessariamente la freccia che porta alla “mappa” posta di fianco a quella attuale. Una soluzione decisamente poco funzionale.
Grafica, Tecnica e Sonoro
Senza giri di parole, Unforeseen Incidents è una delizia per gli occhi, con i suoi fondali e con i personaggi interamente disegnati a mano che presentano uno stile da comic americano e che, con piacevolissime palette cromatiche, contribuiscono a costruire un’ambientazione credibile che accompagna funzionalmente tutta la trama e l’incedere narrativo.
Le ambientazioni saranno via via sempre più diversificate e ben costruite, passando per la misteriosa cittadina di Yelltown, con i suoi muri fatiscenti e i capannoni dismessi, ai boschi vicini, giungendo infine anche ad aree inaspettate e ben congegnate.
Nonostante non sia presente nessun setting particolarmente memorabile, fermarsi per osservare il versante artistico insito in ogni fondale è sempre piacevole, sintomo di un‘ispirazione, che almeno in termini puramente estetici, di certo non manca.
Unforeseen Incidents tuttavia, non è esente da difetti, e nonostante decida di proporre una grafica stilizzata e abbia pochissimo “gameplay” puro, incontra dei piccoli problemi che delle volte ne inficiano la godibilità. Considerando la sua stessa natura, le continue fasi di esplorazione e backtracking potranno risultare abbastanza tediose, come già sottolineato, a causa di caricamenti che, su Nintendo Switch, delle volte, sono un filo troppo lunghi e mai istantanei come dovrebbero, spezzando un pò sia il core gameplay che l’incidere narrativo, già di per sé lontano dagli attuali standard ludici.
Le musiche, invece, sono sempre ben pensate e coerenti con l’ambientazione proposta, accompagnando molto bene le fasi di gioco proposte da Unforeseen Incidents, comunicando l’identità del posto in cui virtualmente ci troviamo e superando la semplice sufficienza. Certo, non esiste nessuna traccia particolarmente indimenticabile, ma non si può certo dire di trovarsi davanti ad un comparto sonoro poco consono.
Gli effetti sonori, considerata la natura di Unforeseen Incidents, sono ridotti all’osso e non si segnalano particolari problemi o slanci iperbolici in nessuna direzione.