Dato il velo di nostalgia che si portano dietro, i titoli metroidvania difficilmente deludono, e Demoniaca: Everlasting Night, ultima fatica di Eastasiasoft sviluppata in collaborazione con l’esordiente AKI e prima ad arrivare sui nostri scaffali ormai sempre più virtuali nel 2022 dopo un early access durato oltre due anni, non fa eccezione.
Si tratta di un titolo che prende tutti gli elementi che hanno reso riconoscibile e famoso il genere summenzionato, li condisce con qualcos’altro (andremo a vedere meglio di cosa si tratta in seguito) e li riutilizza in maniera priva di qualsivoglia banalità, nonostante di metroidvania ne esistano tanti e ne vengano realizzati sempre nuovi mese dopo mese, soprattutto in ragione della loro tendenziale immediatezza e travolgenza.
Ad occuparsi del publishing dell’opera sono i russi di Valkyrie Initiative, i quali hanno venti titoli alle spalle e sono alla loro prima collaborazione con Eastasiasoft, della quale abbiamo recensito molte produzioni (l’ultima delle quali è stato il succinto puzzle game Pretty Girls Panic! Plus, il cui titolo è sufficiente a descriverlo in buona parte).
Andiamo ora a scoprire meglio Demoniaca: Everlasting Night!
Demoniaca: Everlasting Night, l’inferno in terra o una terra infernale?
Dopo un “Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate” che lascia pochi dubbi su una delle fonti d’ispirazione dietro al gioco, un intro costituito da un titolo di testa a scorrimento verticale ci informa sui presupposti di trama: dei demoni fuoriusciti dalle fiamme dell’inferno sterminano la popolazione di un piccolo villaggio come vittime sacrificali per la costruzione di una ‘nuova Torre di Babele‘.
Unica sopravvissuta del massacro è una ragazza dal nome non meglio specificato che sembra essere sfuggita alla morte grazie al sangue di demone che l’ha contaminata e che ora scorre nelle sue vene, dotandola di poteri straordinari che le saranno d’aiuto durante la sua discesa negli inferi in cerca di vendetta.
Più che una discesa, si tratta di una scalata. La sezione dell’Inferno in cui la nostra protagonista si inoltra viene infatti chiamata Torre di Babele (probabilmente a causa della presunta ma tendenzialmente accettata identità tra la Babele biblica e la Babilonia storica, dalla tradizione giudaico-cristiana contrapposta a Gerusalemme come città del peccato in quanto patria del re schiavista ed eretico Nabucodonosor II), ed è proprio quella costruzione per cui i demoni hanno invaso e distrutto il suo villaggio.
Durante la traversata la ragazza farà la conoscenza di diversi personaggi, i più preminenti dei quali sono un individuo misterioso chiamato Boxman a causa della scatola di cartone intagliata con cui si copre il capo e l’impertinente Klin, una ragazzina che come il primo si farà tuttavia dispensatrice di preziosi consigli.
Non si percorre molto di questa tetra ambientazione prima di scoprire che tutto l’Inferno si sta preparando a compiere un oscuro rituale ancestrale: l’Everlasting Night, che, citando testualmente il gioco, “libererà il nostro mondo dagli ingranaggi dell’universo“.
Azione, esplorazione, sfida e boss fight fatte bene: la ricetta per un buon metroidvania
Come abbiamo già anticipato, Demoniaca: Everlasting Night è nel suo complesso un metroidvania totalmente inquadrabile nel genere, e dichiaratamente ispirato (anche nelle atmosfere) ai Castlevania delle origini, e si può dire che del metroidvania abbia veramente tutto: aree verticali liberamente esplorabili e spesso soggette a doverosi backtracking, un ottima varietà di micidiali nemici da sconfiggere e, ultime ma prime nel cuore di molti e molte fan del genere, boss fight ben orchestrate e ricche di sfida.
A tutti questi elementi, che di già basterebbero a rendere il titolo degno di essere giocato, si aggiunge un senso di punitività e delle istanze ruolistiche che riportano alla mente i soulslike.
Attraversando la quindicina di macroaree che compongono la Torre di Babele (le quali, per inciso, dispongono di un buon level design, per quanto non ai livelli di titoli come lo splendido ENDER LILIES: Quietus of the Knights) ci si sente addosso la necessità di utilizzare quella cautela tipica di quel paradigma che abbiamo chiamato scherzosamente ‘Git gud‘, e che se hai familiarità con i soulslike conoscerai disgraziatamente bene.
L’elemento ruolistico presente in Demoniaca: Everlasting Night consta essenzialmente nella possibilità di livellare, aumentando dunque le proprie stat, le quali sono ripartite e organizzate in maniera piuttosto semplice, e nella personalizzazione dell’equipaggiamento, che avrà i consueti effetti di bonus e malus sulle stat e doterà la protagonista di nuove abiltità spesso passive.
L’esplorazione, di per sé fondamentale, lo diviene ancor di più grazie ad un altro sistema che fa eco non solo ai soulslike, ma anche ai musou: sconfiggendo regolarmente nemici si ottengono anime che vanno a riempire una barra aggiuntiva oltre a quella della salute e del potere demoniaco (da utilizzare con parsimonia data l’enorme potenza degli attacchi demoniaci rispetto alle comuni controparti melee). Tale barra, riempibile più e più volte, aumenta la potenza di entrambe le tipologie di attacchi, conferendo considerevoli vantaggi durante il combat.
C’è anche la possibilità di giocare in multiplayer cooperativo locale evocando il Devilboy, un piccolo ma prezioso alleato demoniaco controllato dall’IA in caso di assenza di un commilitone umano.
Da spingere un po’ di più sul versante visivo
Demoniaca: Everlasting Night non lascia a desiderare neanche dal punto di vista tecnico: tutto scorre perfettamente tanto in termini di frame rate quanto in termini di sincronizzazione tra audio e video. Il fenomeno dell’input lag, che non può e non deve affligere titoli di questo genere pena la compromissione, per fortuna non è presente.
Dati tali presupposti e la navigatezza del developer viene strano pensare che non si sia tentata la più ambiziosa strada del 2.5D, che avrebbe reso l’esperienza più contemporanea e non per questo meno efficace e rispettosa delle tradizioni (Metroid Dread dovrebbe insegnare qualcosa in proposito).
Persino la navigazione, per quanto agevole, avrebbe potuto dare qualcosa di più dal punto di vista estetico, senza nulla togliere all’estetica piacevolmente orrorifica e truculenta del gioco in toto, che purtroppo rimane penalizzata da quella spinta che avrebbe dovuto ricevere.
Un ultima nota di merito va alla colonna sonora, che oltre ad essere qualitativamente egregia è oltremodo rispettosa dell’ambientazione, proponendo brani strumentali dal sapore tipico del migliore metal gotico.