La comunicazione videoludica al giorno d’oggi sembra quasi imporre una necessaria conoscenza dei titoli che si vanno a giocare ancora prima di avere accesso al titolo pad alla mano. Le ultime settimane sono state letteralmente inondate da titoli di un certo spessore come Sifu, Horizon Forbidden West ed Elden Ring, e di volta in volta, settimana dopo settimana, avevo sempre l’impressione di approcciarmi a un titolo che già in buona parte conoscevo, pronto e consapevole di ciò che stavo andando a giocare.
In parte è anche giusto, un mercato che produce in continuazione deve anche assicurarsi di avere un’utenza consapevole di ciò che va a giocare e di ciò in cui va a investire, ma le poche volte in cui si ha la possibilità di approcciarsi a un titolo del quale non si sa praticamente nulla riportano a galla quella nostalgia di un’epoca videoludica ormai andata e che difficilmente potrà mai tornare.
Devo ringraziare Little Orpheus, l’oggetto di questa recensione, per avermi riportato indietro nel tempo e avermi dato la possibilità di tuffarmi in un’avventura di cui non sapevo assolutamente nulla, nemmeno il genere! Mi sono ritrovato il titolo tra le mani con qualche giorno d’anticipo rispetto al lancio a scatola chiusa, senza saperne letteralmente nulla, nemmeno il genere. E quello che mi sono ritrovato davanti è stata una delle più belle sorprese videoludiche che abbia mai giocato!
Va specificato che il gioco ha fatto il proprio debutto su Apple Arcade nel giugno del 2020, quindi probabilmente non per tutti potrebbe essere una sorpresa, essendo però il servizio (soprattutto in Italia) molto di nicchia, sono sicuro che saranno in parecchi a scoprire Little Orpheus solamente tramite la sua release su PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch, Xbox One, Xbox Series X e S e PC in data odierna, 1 marzo 2022. Analizziamo nel dettaglio questa piccola, grande, sorpresa!
Saluta la Grande Madre Russia, compagno!
I toni e le premesse di Little Orpheus sono a dir poco dissacranti e la narrazione viene portata avanti con un’ironia azzeccatissima e mai fuori luogo. Vestiremo i panni di un dissidente russo che, non pago di non essere stato ammesso nell’esercito per ben due volte, ha deciso di rubare il rivoluzionario congegno Little Orpheus e discendere grazie a una trivella nelle profondità della Terra, al di sotto della crosta terrestre, per andare in avanscoperta e scoprire eventuali possibilità di colonizzazione.
Una premessa che ricalca fortemente il celebre Viaggio al centro della Terra, romanzo fantastico scritto da Jules Verne nel lontano 1864, ambientando però il tutto nel pieno della Guerra Fredda tra URSS e Stati Uniti e utilizzando l’ambientazione storica per mettere alla berlina, sempre con molta ironia, è giusto ricordarlo, le contraddizioni che in quell’epoca animavano lo Stato dell’estremo Est dell’Europa.
Nei panni del nostro smilzo compagno russo ci ritroveremo quindi ad avventurarci per ambientazioni fantastiche, tra giungle preistoriche, città sperdute abitate da antiche civiltà del passato, pozze tossiche e chi più ne ha più ne metta! Ciò che mi ha davvero fatto impazzire di Little Orpheus però è il modo in cui la narrazione si sviluppa, i nove livelli che compongono l’intera avventura infatti vengono trattati come se fossero veri e propri episodi di una vecchia serie televisiva, con tanto di sigla a ogni episodio e titoli di coda tra un livello e l’altro.
Insomma, Little Orpheus ha stile da vendere e lo dimostra letteralmente in ogni istante, l’impostazione mordi e fuggi dettata dalla sua release originale su Apple Arcade, che impone una durata dei livelli che si aggira sui trenta minuti, incredibilmente non stona quando la ritroviamo su console fissa (e immagino che su Nintendo Switch possa rivelarsi ancor più gradevole) proprio grazie all’incredibile ritmo tanto nell’azione quanto nella suddivisione in livelli.
Gameplay: poco, ma buono!
Dal punto di vista del gameplay Little Orpheus sceglie un approccio minimalista, che segue il corso tracciato da moderni platform con vista laterale come l’acclamato Little Nightmares II dando al giocatore poche azioni a disposizione come camminare, saltare e interagire con alcuni elementi dell’ambiente, ma che risultano funzionali e grazie a un level design ben costruito non scadono mai in ripetizioni di sorta.
Quando si hanno così poche interazioni a disposizione infatti, si devono necessariamente trovare soluzioni alternative per non far venire a noia l’esperienza dopo poche battute. Little Orpheus invece ha la costante capacità di variare di continuo le interazioni che il giocatore è chiamato a compiere, proponendo enigmi ambientali sempre nuovi e di complessità crescente, ma mai frustrante, rendendo così il titolo semplice da approcciare, ma mai scontato e banale, servirà infatti di tanto in tanto fermarsi a riflettere davanti ad alcuni puzzle nelle fasi più avanzate.
Sarò sincero, non riesco a trovare difetti nel gameplay di Little Orpheus, che sfrutta l’immediatezza per dimostrare che molto spesso la semplicità può rivelarsi più che azzeccata e funzionale, se sfruttata nel modo giusto e con intelligenza. Mi piacerebbe se accanto alle produzioni blasonate e magniloquenti, dal taglio fortemente cinematografico, si andasse a configurare un intero marcato parallelo capace di proporre sempre più esperienze del genere, che ritornano alle radici del medium videoludico per proporre solo divertimento senza altre grosse pretese.
Comparto tecnico solidissimo!
Anche dal punto di vista tecnico, Little Orpheus si rivela un piccolo gioiellino: la direzione artistica è incredibile, ogni livello è unico nel suo genere e si rivela capace di proporre un’ambientazione inconfondibile per ogni livello, del tutto differenti tra loro e caratterizzati da uno stile che li distacca l’uno dall’altro, ogni ambientazione inoltre è una sorpresa in grado di lasciare a bocca aperta il giocatore grazie a repentini cambi di inquadrature e a giochi di luce che non fanno trasparire affatto la natura indie del gioco, che può anzi competere tranquillamente con titoli più rinomati grazie all’intelligenza del team di sviluppo che ha saputo puntare sulla resa cartoon del titolo.
Anche per quanto riguarda la colonna sonora, Little Orpheus si difende molto bene grazie a tracce che si sposano alla perfezione con l’ambientazione di turno e sanno catturare l’essenza di ogni livello, sia quando ci si trova in situazioni più rilassate durante la risoluzione degli enigmi, sia quando ci si trova davanti a momenti concitati come fughe rocambolesche.
In definitiva, Little Orpheus è un gioiellino indie imperdibile, un titolo ottimo sotto ogni punto di vista, con una narrazione unica e scanzonata capace di tenere il giocatore incollato allo schermo per tutta la sua durata (di poche ore, ma intense) grazie a un ritmo invidiabile e a un gameplay capace di proporre situazioni sempre nuove e ingegnose: un vero must have per riscoprire la gioia del divertimento videoludico senza troppi fronzoli!