Abbiamo provato la demo di Expedition Zero, un nuovo titolo survival horror in prima persona sviluppato da Enigmatic Machines e in uscita il 24 marzo (qui il trailer ufficiale).
Expedition Zero vede come protagonista un anonimo prigioniero impegnato nella lotta contro alcune entità sovrannaturali: egli dovrà fuggire dalle gelide foreste siberiane sfruttando a proprio vantaggio gli oggetti e le componenti trovate lungo il percorso, ragionando sempre i propri spostamenti e sfruttando ogni tipo di vantaggio che l’ambiente circostante possa offrire.
Expedition Zero sembra seguire la tradizione più classica dei survival horror
Un survival horror a tutti gli effetti dunque; in effetti, la prima impressione suscitata della demo è stata quella di essere davanti a un ottimo titolo. Le ambientazioni della Siberia sono abbastanza dettagliate, e soprattutto le oscure e intricate foreste creano un’atmosfera molto cupa e immersiva, facendo continuamente temere il giocatore che qualcosa di pericoloso possa nascondersi dietro ogni angolo.
In Expedition Zero ci si potrà spostare tra alcune macro-zone tramite il viaggio rapido: ogni zona è abbastanza ampia e permette una discreta libertà di movimento. Non ci sono troppe limitazioni o sentieri da seguire obbligatoriamente e il gioco stesso incentiva il giocatore ad esplorare il più possibile gli ambienti circostanti: in particolare, una delle principali attività da svolgere sarà quella della ricerca di alcuni oggetti tramite un localizzatore che rivela a quanti metri di distanza si trova l’oggetto interessato, senza però specificare la direzione.
Il giocatore deve quindi muoversi il più possibile all’interno dell’ambiente di gioco, anche perché rimanere fermi equivale a un sicuro attacco da parte della “Piaga”, cioè un’entità mostruosa che appare sotto forma di spettro e che insegue continuamente il protagonista con balzi agilissimi tra gli alberi. Il segreto per contrastare al meglio la Piaga è un movimento continuo, che sappia sfruttare al meglio i pochi spazi chiusi sparsi per la mappa di Expedition Zero.
Anche gli spazi chiusi, però, comunicano quella profonda sensazione di angoscia che avvolge tutto il mondo dipinto da Expedition Zero: se il personaggio si ritrova all’interno di uno spazio ristretto, infatti, non riuscirà a mirare con armi da fuoco, ma sarà costretto a utilizzare solo armi corpo a corpo. Quest’ultimo elemento è insomma una conferma della cura che Enigmatic Machines ha posto nella realizzazione di ambienti inquietanti e a tratti claustrofobici.
Una menzione a parte va fatta per il comparto audio, forse la vera punta di diamante della demo: i singoli suoni (ricarica delle armi, spari, distruzione di oggetti metallici, scricchiolii nelle case etc.) sono molto puliti e caratteristici, perfettamente in linea con l’atmosfera di tensione continua che circonda il giocatore. Se giocato con le cuffie, poi, Expedition Zero diventa un horror pienamente immersivo, capace di spingere il giocatore a guardare in ogni direzione per verificare l’origine di ogni singolo suono.
Un gameplay coinvolgente con qualche problema tecnico
Alcuni elementi di gameplay rendono Expedition Zero un titolo assolutamente promettente, capace di rendere l’avventura horror siberiana un’esperienza molto piacevole per gli amanti del genere (e non solo).
L’inventario di gioco, infatti, sembra a prima vista abbastanza dispersivo e confusionario. Il nostro personaggio, infatti, troverà le più svariate cianfrusaglie (conduttori elettrici, lattine vuote, batterie esauste, cavi etc.) e le accumulerà nel proprio zaino; tuttavia, sparsi per la mappa si trovano delle “stampanti”, ovvero dei trasformatori che permettono di convertire tutti gli oggetti trovati in tre uniche componenti: metallo, polimeri e parti elettriche.
Riducendo ogni singolo oggetto a solo tre tipologie di elementi l’inventario diventa molto più ordinato, e a quel punto risalta meglio quanto sia intuitivo: oltre ai consumabili, infatti, sulla parte sinistra viene visualizzato l’equipaggiamento, e ogni singola casella può essere riempita con uno specifico oggetto (arma primaria, arma secondaria, tuta protettiva, torcia etc.).
Sicuramente si potrebbe accusare l’inventario di essere troppo ripetitivo (e in parte è così), ma questa scelta è sicuramente in linea con la natura del titolo, che non si pone troppe ambizioni né ha intenzione di offrire ai giocatori un’esperienza eccessivamente complessa. La componente più godibile, infatti, rimane il mood, cioè l’atmosfera che Enigmatic Machines è riuscita a costruire nelle ambientazioni.
Anche le animazioni di Expedition Zero sono abbastanza dettagliate, specialmente quelle della ricarica delle armi; intelligente poi la scelta di aggiungere una “barra del freddo”, ovvero la resistenza del personaggio al freddo. Al di fuori della zona del “rifugio”, infatti, si ha a disposizione un tempo limitato prima di morire assiderati; per evitarlo, i giocatori dovranno trovare dei bidoni di metallo o dei falò presso cui accendere un fuoco (ma solo se dotati di legna).
Tutti questi aspetti positivi, tuttavia, risentono a tratti di un’ottimizzazione non proprio eccellente: le texture di gioco hanno un caricamento molto ritardato, soprattutto dopo il viaggio rapido da una zona all’altra, e i movimenti del personaggio vengono spessi sporcati da un fastidioso input lag.
Anche la resa grafica degli spazi chiusi, soprattutto le case, presenta qualche bug di troppo, come delle bande nere che si formano sugli oggetti con colori troppo brillanti. Il movimento del personaggio, poi, è a tratti abbastanza legnoso, con compenetrazioni col terreno che rallentano la corsa e comandi che a volte sembrano non rispondere agli input dati dal giocatore.
Expedition Zero risente quindi di tutta una serie di problemi tecnici non troppo gravi, che tuttavia a tratti vanno a peggiorare la coinvolgente esperienza di gioco. Enigmatic Machines dovrà insomma cercare di smussare gli angoli di queste imperfezioni se vorrà fare uscire un titolo in grado di essere il più immersivo possibile; la nostra speranza è forte, soprattutto perché le basi sono assolutamente ottime.