Tunic è uno di quei titoli in grado di attirare subito l’attenzione, grazie alla sua estetica particolarissima e alla tenerezza del suo protagonista. Se a questo ci aggiungiamo un gameplay che prende a piene mani dai classici Zelda…allora il risultato sembra essere decisamente interessante. Parliamo infatti di un adventure game che sembra rifarsi ai fasti di un tempo passato, di recente tornato in auge solo con poche produzioni.
Se quindi hai messo gli occhi su Tunic proprio per queste sue caratteristiche, allora posso già dirti che non resterai deluso, visti i grandi pregi della produzione. Non siamo però davanti a un titolo esente da difetti, di cui parleremo approfonditamente nella nostra recensione.
Show, don’t tell
Potremmo riassumere la narrazione di Tunic con questa classica frase che, in realtà, riguarderebbe lo storytelling. Quindi, perché mai la stiamo usando nella recensione di un gioco? Perché Tunic fa proprio questo per tutto il tempo.
Il titolo non propone infatti una narrazione tradizionale ma, al contrario, ci butta direttamente nell’azione, per poi farci assistere brevi scenette in punti specifici e, soprattutto, per metterci davanti a un mondo vibrante, che sembra trasudare lore da ogni scenario. Esplorando le varie zone troviamo infatti rovine, culti misteriosi, artefatti sconosciuti e molto altro.
Fin dai primi momenti, il mondo di gioco sembra nascondere segreti da scoprire e storie da ricostruire. Il fascino degli scenari, le misteriose cutscene, o l’incomprensibile idioma che troviamo scritto su tutti i cartelli e persino nei tutorial di gioco…tutto in Tunic contribuisce ad affascinare.
Questo spinge il giocatore a immaginare la storia del titolo e, indizio dopo indizio, a ricostruirla. Trattandosi di un titolo che strizza l’occhio alla vecchia scuola, l’idea è sicuramente pertinente, oltre che ben realizzata. L’unico difetto sta forse nella difficoltà di interpretazione.
Il fulcro di Tunic
La parte più interessante di Tunic, però, è sicuramente il suo gameplay vecchia scuola, che strizza l’occhio ai classici Zelda e ai primi titoli del genere, dove troviamo una grande mappa composta da scenari separati tra loro, a loro volta divisi in varie schermate statiche. Da una zona “centrale” possiamo quindi accedere a diverse aree, che si sbloccheranno poco alla volta con l’ottenimento di varie abilità.
Va segnalato da subito un level design decisamente interessante, che si sviluppa non solo in verticale, ma anche collegando varie zone e schermate tra loro, in modi spesso inaspettati e con scorciatoie sempre sorprendenti. In questo modo, Tunic indica spesso la strada al giocatore, portandolo vicino alla prossima zona da esplorare, grazie a strade secondarie prima nascoste o inaccessibili.
Il mondo di gioco che si viene a creare è quindi una sorta di grande scenario caratterizzato da moltissime connessioni tra le aree, alcune nascoste, altre accessibili solo in un secondo momento, e altre ancora più palesi.
Il loop di gameplay di Tunic si basa quindi su una struttura semplice ed efficace. Esplorando le zone, è possibile accedere a un certo passaggio, alla fine del quale si ottiene l’abilità di esplorare un punto precedentemente inaccessibile, che a sua volta ci permette di progredire grazie all’ottenimento di qualcosa.
Questi oggetti sono molto vari e possono andare da una spada per tagliare gli alberi, a una lanterna per vedere al buio, passando per fruste in grado di farci saltare i dirupi. Ogni scenario, poi, può essere visto come un vero e proprio dungeon da esplorare, spesso con qualche segreto nascosto, e con una sapiente alternanza di nemici ed enigmi mai troppo complessi.
Tunic vanta quindi una progressione costante, data dagli oggetti e dalle abilità ottenute, nonché dai nuovi luoghi e nemici che vengono continuamente introdotti nell’avventura, che rimane sempre fresca e interessante. L’esplorazione in sé, peraltro, beneficia enormemente di un sistema simile a quello dei falò di Dark Souls.
Abbiamo quindi un numero limitato di pozioni curative (aumentabili in vari modi) e di mana, che possono essere ricaricati riposando a uno dei checkpoint. Fare questo, però, fa respawnare tutti i nemici sconfitti e, allo stesso modo, morire ci fa rinascere all’ultimo checkpoint con cui abbiamo interagito, con tutti i nemici nuovamente presenti davanti a noi.
A queste meccaniche, poi, si aggiungono una serie di sottomeccaniche molto interessanti, che possono essere imparate per diventare giocatori più “skillati“. Ad esempio, possiamo tener conto del fatto che la schivata vanta dei frame di invincibilità quando vediamo la polvere, oppure che parare senza stamina fa subire un pizzico di danno.
Esplorando, peraltro, ci troviamo davanti anche a una sorta di manuale digitale, scritto in una lingua incomprensibile e corredato da disegni che servono a farci capire cosa fare in alcune situazioni. L’incomprensibilità della lingua, però, costringe anche a riflettere e a ritentare, a volte bloccandosi in un punto o davanti a una struttura dove bisogna capire come interagire.
L’idea è davvero interessante e stimolante, ma in alcuni casi diventa quasi un difetto. Molto spesso, alcune meccaniche non vengono spiegate e sta al giocatore capire come sfruttarle. In alcuni casi è possibile comprendere cosa fare grazie a un pizzico di ragionamento, ma altre volte è davvero difficile rendersi conto di quali siano i passaggi da compiere per proseguire.
C’è, quindi, un senso costante di disorientamento, accompagnato però da un piacevole senso d’avventura che come accennato prima richiama a piene mani le sensazioni offerte dai The Legend of Zelda più classici, creando un’esperienza riuscitissima per chi apprezza il genere.
Tra spada e scudo
Il gameplay di Tunic, però, ci mette anche davanti a molti combattimenti. Mostri di ogni tipo infestano le varie aree di gioco e sta a noi combatterli o aggirarli. Il sistema di combattimento si basa sulla semplice pressione di un tasto per attaccare, un altro per parare con lo scudo e infine vediamo la classica schivata.
A queste basi si aggiungono potenti artefatti reperiti tra i vari scenari, come scettri magici che lanciano fulmini o bacchette in grado di congelare i nemici di fronte a noi. Anche in questo caso, il risultato finale si dimostra decisamente interessante, anche grazie ai vari tipi di nemici che si alternano tra i livelli.
Lo stesso discorso è valido per i boss, che costringono il giocatore a imparare i pattern di attacco e a gestire al meglio la stamina e il mana. Nonostante Tunic abbia un’estetica colorata, infatti, risulta comunque impegnativo, soprattutto in alcuni momenti o contro boss specifici. Nulla che possa scoraggiare un veterano del genere, ma aspettati comunque un’esperienza non troppo tranquilla.
A questo si aggiungono alcuni picchi di difficoltà davvero non necessari, che rendono frustranti alcuni punti dell’esperienza. Ad esempio, in un certo livello ci troviamo davanti tre nemici particolarmente ostici in uno spazio davvero minuto, rendendo quasi impossibile schivare i loro colpi senza ricorrere a glitch vari.
Lo stesso dicasi per alcuni boss, che a volte presentano attacchi decisamente troppo devastanti. Si aggiungono poi alcuni momenti in cui la strada da seguire non è per niente chiara, per esempio perché nascosta dall’inquadratura stessa.
Nel complesso, va detto, Tunic è davvero un ottimo titolo, che va assolutamente giocato da chi apprezza il genere. Questi difetti sono però presenti e, di conseguenza, richiedono al giocatore un pizzico di pazienza.
Superando queste piccole imperfezioni, però, siamo davanti a un titolo old school in grado di regalare parecchie soddisfazioni, grazie alla grande qualità del level design, degli enigmi ambientali e della varietà costante che accompagna il giocatore. I vari scenari sorprendono spessissimo, grazie a scorciatoie non viste, scorci interessanti, enigmi inaspettati e così via.
L’idea stessa del manuale e del misterioso linguaggio in cui è scritto contribuisce a definire l’estetica vecchia scuola che caratterizza tutta l’esperienza, dove gli aiuti sono ridotti al minimo e al giocatore è richiesto un ragionamento praticamente costante.
Tecnicamente superbo
Il comparto tecnico di Tunic è semplicemente eccellente. Il titolo vanta infatti ambienti particolareggiati, e vibranti, dove texture colorate e dettagliate si uniscono ad effetti di luce sempre soddisfacenti, creando un’atmosfera sempre d’impatto. Lo stesso dicasi per i nemici, che a loro volta vantano modelli e animazioni realizzati in modo certosino.
Tutto questo valorizza un comparto artistico decisamente sopra la media, che richiama le atmosfere dei primi The Legend of Zelda, ma riuscendo anche a brillare di luce propria. Il mondo di gioco è infatti caratterizzato da forme stilizzate e l’estetica cartoon rende nemici e personaggi unici e memorabili.
Infine, il comparto sonoro di Tunic si conferma eccellente, grazie alle musiche perfette per ogni situazione e agli effetti sonori sempre soddisfacenti.