Benvenuto su Player One, la rubrica settimanale dedicata ai personaggi dei videogiochi. Dopo aver preso in esame Revolver Ocelot da Metal Gear, questa volta andiamo ad esaminare uno dei personaggi più interessanti della saga di visual novel a sfondo legale: Godot di Ace Attorney. Se non hai ancora giocato a questa splendida saga, occhio agli spoiler!
Godot è un personaggio del terzo capitolo della prima trilogia di Phoenix Wright: Ace Attorney: Trials and Tribulations., uscito nel 2004 in Giappone. Si presenta come un misterioso procuratore dal passato ignoto. Il suo lavoro è quindi quello di avvocato di accusa nei processi. La prima volta che Phoenix Wright lo incontra, Godot si mostra subito ostile nei suoi confronti, senza apparente motivo e rivela che quello è il suo primo processo come procuratore.
Il procuratore ha origini argentine, dei lunghi capelli bianchi ed indossa una vistosa maschera grigia con fessure rosse. Ha un carattere piuttosto arrogante e scherzoso, nonché una smodata passione per il caffé, rigorosamente amaro, tanto da consumarne 17 nel corso di ogni processo.
La storia di Godot
Alla sua prima comparsa in Trials and Tribulations, nel secondo caso, non sappiamo nulla di Godot, che si rivelerá un’abile avversario durante i processi, ma il cui passato rimane oscuro e misterioso. Nel corso dell’ultimo caso Confronto Finale, scopriremo tutto sul suo triste e drammatico passato e sul motivo del suo odio verso Phoenix Wright.
5 anni prima gli eventi di Trials and Tribulations, Godot si chiamava Diego Armando ed era un avvocato difensore presso lo stesso studio legale in cui lavorava Mia Fay, la mentore di Phoenix, di cui era mentore a sua volta. Tra i due è nata una storia d’amore, crudelmente interrotta da Dahlia Hawtorne, sospettata da Mia e Diego di omicidio. Dahlia, per impedirgli di investigare su di lei, ha avvelenato Diego, mandandolo in coma per 5 anni.
Al suo risveglio, l’uomo ha scoperto che la sua amata Mia era stata assassinata (nel secondo caso del primo Ace Attorney), cosí ha riversato il suo dolore, tramutato in odio, verso Phoenix, che non ha saputo proteggerla. Diego, dopo essere sopravvissuto all’avvelenamento, ha quasi completamente perso la vista. Per questo deve indossare la sua bizzarra maschera per riuscire a vedere.
Nell’ultimo caso di Trials and Tribulations si scoprirá che è lui ad aver assassinato la madre di Mia e Maya, poiché era posseduta dallo spirito di Dahlia, in cerca di vendetta nei confronti di Maya. Godot ha ucciso la donna per proteggere Maya, che stava a sua volta per essere uccisa. Al termine del processo, viene spedito in galera, per poi non apparire più negli altri capitoli della serie. Non è mai stato specificato se è stato condannato a morte oppure no.
La passionalità di Godot
Il nome di Godot è preso dalla celebre opera “Aspettando Godot”di Samuel Beckett, durante la quale, per tutta la durata della pièce, i due protagonisti non fanno altro che aspettare questo fantomatico individuo chiamato Godot, che non arriverà mai. Il procuratore dice una frase in riferimento a questo “Non c’era nessuno ad aspettarmi quando mi sono svegliato”, in riferimento al suo risveglio dal coma, uno splendido collegamento con un classico del teatro.
Quando Diego Armando si risveglia, decide di “uccidere” il vecchio sé, cambiando nome ed identità. Una decisione drastica, presa da un uomo che non ha mezze misure, né quando deve compiere una scelta, né per quanto riguarda i sentimenti. Non esita ad uccidere la madre posseduta della sua amata, pur di proteggere sua sorella e l’amore che provava per Mia era talmente forte da distruggerlo completamente, una volta venuto a conoscenza della sua morte.
Godot è fortemente passionale, anche quando si tratta di avercela a morte con Phoenix non ha mezze misure e fa di tutto per punire colui che ritiene responsabile di non aver protetto il suo grande amore. Nella scena finale, di Trials and Tribulations, Godot piange lacrime di sangue, quando è tutto finito, come se finalmente fosse stato svuotato di tutte le sofferenze che ha dovuto subire, ingigantite dalla sua forte passionalità. Celebre la sua frase “la sola volta che un avvocato può piangere è quando è tutto finito“.
Il procuratore è estremo anche nel bere caffé, che gli servono per mantenersi in forze dopo i danni subiti dall’avvelenamento ed il suo scegliere sempre un gusto amarissimo, senza traccia di latte e zucchero, simboleggiano l’integrità di un uomo disposto ad andare fino in fondo in tutto quello che fa, in maniera netta e nitida, senza lasciarsi fermare da nessuno.
Curiositá su Godot
La maschera di Godot gli permette di poter ancora usare la sua vista, con la sola eccezione di non riuscire a poter vedere il colore rosso sul bianco. Il procuratore non riesce infatti a vedere il sangue sulla neve e nemmeno del ketchup su un grembiule bianco.
Il nome Godot nasce dalle sillabe finali del suo vero nome. Diego Armando, Go–do. Il suo nome ufficiale, Diego, si ispira all’opera teatrale “Aspettando Godot”, in quanto i due protagonisti dello spettacolo si chiamano “Didi” e “Gogo”, le cui prime sillabe vanno a comporre un nome simile a Diego.
La frase più famosa di Godot, riferita al caffé “Più nero di una notte senza luna”, è presa dal secondo episodio della famosissima serie Twin Peaks. A dirla è Dale Cooper, quando gli viene domandato “Come prendi il caffé?” risponde con la medesima frase.
L’altra frase celebre del procuratore “Una volta che elimini l’impossibile, tutto ciò che rimane è la verità” è spesso usata da Sherlock Holmes nei romanzi di Sir Arthur Conan Doyle.