Tunche è un divertente videogioco sviluppato da Leap Game Studios e pubblicato dall’azienda HyperTrain Digital. Il titolo si pone come obiettivo quello di mischiare gli elementi da picchiaduro a scorrimento orizzontale a quelli dei rogue-lite,g enere che, negli ultimi anni, sta letteralmente spopolando.
L’esperienza è condita da uno stile artistico accattivante e ben riuscito, insieme ad un livello di difficoltà decisamente sopra la media dei prodotti attuali. Dopo la nostra prima recensione, a seguito della versione PlayStation 4, è ora di riprovare il gioco.
La trama di Tunche
L’Amazzonia è minacciata da un’oscura e opprimente piaga che sta irrimediabilmente cambiando questo ecosistema, mettendo in pericolo animali, flora e membri delle tribù del posto. Questa trama generale, si interseca con quella personale dei 5 protagonisti, ognuno con background e personalità diverse.
I 5 protagonisti, infatti, tutti mossi da motivazioni valide e diverse, avranno motivi specifici per imbarcarsi nella ricerca di Tunche, ovvero una creatura di primaria importanza per il luogo che appartiene al folklore mitologico del Perù.
Esplorando i setting di gioco, di tanto in tanto, ci imbatteremo in apposite sezioni in cui avremo modo di approfondire la storia di ognuno di questi personaggi, avanzando, contemporaneamente, nella comprensione degli eventi generali. Proprio in questi momenti risiede un elemento che deve essere sottolineato. La narrazione avviene attraverso la visione di alcune tavole di fumetti che spiegano determinati eventi. I disegni, fiore all’occhiello dell’intero gioco, tuttavia, vengono puntualmente sgranati dallo zoom in queste sezioni, mostrando il fianco ad una risoluzione troppo bassa che ne impedisce una buona fruizione.
Ovviamente va detto che la trama, pur non essendo niente di eclatante, è un discreto collante del gameplay, e ispirandosi ad una mitologia non approfondita da altri videogiochi, risulta piacevole da seguire.
I più attenti, poi, apprezzeranno alcuni sviluppi narrativi e anche intrecci interessanti.
Le singole run di ogni personaggio, non sono poi così lunghe ma la longevità, che per il genere si attesta su buoni livelli, è ovviamente ingigantita dal fatto di dover usare gli altri personaggi per poter comprendere tutta la trama e dalla difficoltà abbastanza alta.
Il Gameplay di Tunche
Il gameplay è, ovviamente, l’elemento più importante di questa produzione indie. Il gioco si presenta come una sorta di beat’em up a scorrimento con interessanti elementi da rogue-like. Avremo l’opportunità di muoverci sia orizzontalmente che sfruttando la profondità. Questa, dato che stiamo parlando di sfondi disegnati a mano in 2D, è segnalata da elementi come cespugli, tronchi ecc che aiutano il giocatore a orientarsi. Non sempre questa situazione è funzionale all’effettiva comprensione della profondità, ma ovviamente è una pura scelta di level design che impone al giocatore di muovere continuamente il personaggio.
Avremo anche un tasto apposito adibito alla schivata, uno per l‘attacco base e un altro per l’attacco a distanza (basato sul lancio di sfere di energia). L’energia necessaria per questo tipo di attacco si ricaricherà di una unità ad ogni colpo fisico e questo semplice espediente permette di bilanciare efficacemente i combattimenti. Essendo, in parte, un rogue-like, avremo modo di ottenere degli oggetti droppabili dai cadaveri dei nemici da spendere in apposite sezioni per acquistare potenziamenti temporanei, fiaschette per ricaricare i punti vitali ecc.
Ad ogni morte, tuttavia, perderemo quanto acquistato e faremo ritorno all’accampamento iniziale. Qui ci sarà un apposito personaggio che ci permetterà, scambiando altri oggetti rinvenibili ma questa volta conservabili anche dopo la morte, di ricevere potenziamenti perenni come l’aumento delle velocità dopo aver superato un numero di colpi a segno, l’incremento delle fiaschette trasportabili e molti altri che non diciamo per non rovinarti la sorpresa.
Nel gioco faremo per il 90% del tempo la stessa cosa, ovvero premere forsennatamente i medesimi tasti per sopravvivere agli adrenalinici scontri con nemici sempre più numerosi e forti che metteranno alla prova la nostra pazienza. Se te lo stai chiedendo ti rispondiamo subito: sì, in Tunche si muore e anche tanto. La difficoltà, come già ribadito, è sì più alta dei comuni giochi ma è comunque resa abbastanza accessibile dalla possibilità di conservare determinati potenziamenti. Ovviamente gli stessi non ci renderanno immortali ma renderanno meno tedioso Tunche.
Elementi importanti di questa produzione, risultano essere senza dubbio le boss battle. Queste sezioni, sempre diverse e ottimamente implementate, ci metteranno davvero a dura prova e avranno modo di presentarci mostri presi direttamente dal folklore peruviano che faranno sicuramente la gioia degli appassionati.
Va detto, però, che il gioco risulta sì molto divertente ma, alla lunga, potrebbe anche stancare, non riuscendo a offrire valide varianti al core gameplay. In effetti ai giocatori che tendono ad annoiarsi velocemente non consigliamo Tunche dato che, a onor del vero, nel gioco faremo praticamente le stesse cose viste nei primi 10 minuti di gameplay. Ovviamente ogni personaggio ha le sua caratteristiche, pensiamo a quello più veloce ma con meno danno, il classico tank tutto muscoli ma dannatamente lento oppure a quelli più bilanciati.
Insomma, buona idea quella di mischiare il beat’em up al rogue-like ma che, in definitiva, non è riuscita a proporre l’originalità e la freschezza che avrebbe meritato.
Grafica, Tecnica e Sonoro di Tunche
Il comparto artistico di Tunche, come si può vedere dagli screenshot mostrati, è senza dubbio decisamente ispirato. L’ambientazione sul Rio delle Amazzoni è abbastanza originale e piacevole e i disegni, interamente fatti a mano, danno davvero una marcia in più al tutto. Diciamo pure che l’originalità dell’art-style cozza abbastanza con la ripetitività del gameplay.
A controbilanciare l’ottima sezione artistica c’è un comparto tecnico che presenta un grande difetto, che è stato già parzialmente menzionato. Durante le fasi narrative i disegni vengono zoomati lasciando intravedere immagini davvero troppo sgranate che peccano di una risoluzione troppo bassa. Tutto questo, onestamente, è davvero poco comprensibile e si fatica a comprendere come sia potuto accadere.
Che sia stata una svista degli sviluppatori o una concreta impossibilità nel proporre una risoluzione più elevata, certo è che queste sezioni faranno storcere un pò il naso, anche perché altrimenti i disegni sarebbero davvero piacevoli.
Ovviamente, trattandosi di un videogioco che non presenta una grafica fotorealistica, su PlayStation 4 gira senza problemi. Effetti di luce, animazioni e poteri sono molto semplici e non fanno nulla per migliorare di un po’ il colpo d’occhio generale.
In generale possiamo dire di trovarci davanti ad una produzione che avrebbe potuto brillare per espressività artistica ma che viene parzialmente affossata da errori e distrazioni senza dubbio evitabili, oltre che da una piattezza generale. Proprio sulla piattezza dobbiamo insistere quando parliamo del comparto sonoro di Tunche, che presenta effetti, campionamenti e musiche decisamente anonime e poco incisive. Anche dopo parecchie ore di gioco si faticherà a ricordare almeno un motivetto di questo videogioco che, in definitiva, fallisce parzialmente nel suo intento.