Edito nel 1993, Shadow of the Comet inizialmente non prevedeva l’introduzione delle meccaniche di gioco punta e clicca, e pur non avendo un sistema di gioco non sempre preciso, il titolo si immerge nell’universo dello scrittore H. P. Lovecraft e riesce a coinvolgere in un’atmosfera spettrale, che mette alla prova le tue capacità di sopportazione; allo stesso tempo si tratta anche di un titolo impareggiabile per l’epoca,vista l’ottima rappresentazione degli scenari, l’atmosfera cupa e il senso di angoscia che il gioco sapeva suscitare.
La storia
1910, in un porto di passaggio nella cittadina di Innsmouth (tratta dall’immaginario di H. P. Lovecraft) in cui il tempo pare essersi fermato, l’apparente tranquillità in realtà nasconde qualcosa di orribile.
In Shadow of the Comet tu sei John Parker, fotografo inglese in visita a Innsmouth per assistere e documentare il passaggio della cometa di Halley; dopo una serie di ricerche il protagonista scopre che la cometa è legata al ritorno di una delle creature che Lovecraft chiama “i Grandi Antichi“, nonché Cthulhu in persona. Devi ricostruire la storia del posto e venire a capo delle sconcertanti verità e dei misteriosi abitanti, supera gli enigmi ma fai attenzione, la morte può arrivare in qualsiasi momento.
Shadow of the Comet: perché è giusto ricordarlo?
Questo gioco ha il merito di aver apportato alcune migliorie ai titoli punta e clicca di quel tempo, partendo dagli ottimi primi piani dei personaggi, tra cui ritroviamo anche Jack Nicholson e Vincent Price, un livello di sfida elevato dove spesso ci si ritrova con game over frequenti, ma soprattutto ha contribuito a portare l’horror nel mondo videoludico. Non si tratta infatti della prima opera che si rifà al mondo lovecraftiano, ricordo anche il primo capitolo di Alone in the Dark (1992) uno dei primi esempi di survival horror; titoli come Shadow of the Comet hanno dato il via a quell’horror come lo conosciamo oggi, almeno nelle atmosfere e nelle sensazioni che un gioco horror dovrebbe dare.
Il passato può sempre avere qualcosa da dire
Sono passati parecchi anni dall’uscita di Shadow of the Comet, e il genere si è evoluto, questo è certo. Sono del parere però che bisogna comunque attingere dall’eredità delle opere precedenti, non solo perché possono ancora insegnare qualcosa ma, soprattutto tengono viva la memoria e dicono da dove tutto è cominciato, come si è generata l’idea dell’horror nei videogiochi. Per questo dopo 29 anni è doveroso un sincero ringraziamento alla Infogrames, casa produttrice di Shadow of the Comet, oggi nota come Atari SA, per aver dato un contributo importante al genere horror nel settore videoludico. Abbiamo davanti un horror duro e puro, il suo essere angosciante che poco ha da invidiare ai titoli più moderni (comparto grafico a parte, ovviamente) resta da provare per chi vuole mettere da parte tutto ciò che ha appreso sino ad oggi da questo genere, e vivere un’esperienza “nuova” riscoprendo il passato.