In molti sono in trepidante attesa di nuove informazioni su PlayStation VR 2, che stando alle prime informazioni e ai primi hands on sembra essere un hardware di tutto rispetto, pronto a correggere il tiro del suo predecessore, soprattutto dal punto di vista dell’hardware, che per anni ha scoraggiato i giocatori col suo intricato groviglio di cavi e collegamenti.
Proprio il primo PlayStation VR, che si riproponeva di portare la realtà virtuale su console con un prezzo moderato rispetto alla concorrenza, è un progetto difficile da definire. Non è infatti facile comprendere se, alla vigilia della fine del suo ciclo vitale, il visore di casa Sony si sia effettivamente rivelato soddisfacente o meno, alternando momenti in cui il parco titoli dedicato alla periferica ha ospitato titoli del calibro di Resident Evil 7 e AstroBot Rescue Mission a mesi di magra totale, portando in molti a pensare che il supporto da parte degli sviluppatori fosse ormai terminato.
Invece, di tanto in tanto abbiamo assistito nel corso degli anni a qualche interessante colpo di coda, titoli spuntati letteralmente dal nulla che hanno però saputo fare la gioia dei giocatori e avvicinare molti alla realtà virtuale. Parlo di esperienze come Farpoint, Iron Man VR oppure il primo Moss. Il seguito di quest’ultimo, Moss: Book II, l’oggetto di questa recensione, a meno di sorprese dell’ultimo secondo, potrebbe essere un ottimo canto del cigno per il primo visore targato Sony.
Con Moss: Book II infatti mi sono ritrovato immerso in un mondo magico dal quale è stato difficilissimo staccarmi, grazie a un sapiente lavoro del team di sviluppo, Polyarc, che ha saputo ricostruire in maniera integrale le atmosfere del primo capitolo così da far sentire il giocatore a casa, in tutti i sensi, andando però ad ampliare il mondo magico in cui avranno luogo le avventure della piccola Quill. Analizziamo insieme quindi questa nuova avventura!
Dove eravamo rimasti?
La trama di Moss: Book II riprende esattamente da dove il primo capitolo si era concluso, ovvero dalla battaglia finale col malvagio Saffrog. La piccola Quill sarà ancora sul campo di battaglia del terribile scontro, e tornerà ad avventurarsi negli oscuri meandri del castello del suo antagonista alla ricerca dello zio che durante il primo capitolo l’ha sempre guidata nella sua missione.
Ben presto però, capiremo che l’avventura di Quill è ben lontana dal terminare, ci dovremo infatti lanciare in un viaggio che ci porterà attraverso luoghi familiari, come la foresta degli elfi, ma anche in location completamente nuove e sconosciute, alla ricerca di cristalli magici che ci aiuteranno a salvare un mondo il cui destino sembra ormai segnato, ed è anche decisamente oscuro…
Insomma, nulla di nuovo sotto il sole, una trama che segue alla perfezione i canoni del fantasy che vedono la protagonista impegnata nella ricerca di artefatti magici per salvare il mondo dal male, eppure ciò che sorprende di Moss: Book II sono i toni con cui il racconto viene portato avanti, che a mio avviso sono capaci di abbracciare intere generazioni.
Il titolo infatti presenta di base la narrativa tipica di una fiaba, ma a differenza del suo predecessore, molto orientato verso tematiche infantili, è anche capace di lasciarsi andare a momenti più oscuri, e soprattutto di mantenere costantemente una narrazione incalzante che riuscirà a conquistare il giocatore fino al finale, senza mai particolari momenti morti. Inoltre, al contrario del suo predecessore, Moss: Book II riesce a introdurre anche degli ottimi personaggi secondari, decisamente meno anonimi e “sullo sfondo” delle vicende, come nella prima avventura di Quill.
Gli incastri narrativi di questo sequel sono talmente precisi e naturali che nulla sa di retcon, questo mi ha dato l’impressione che fin dall’inizio, Moss sia stata pensata come una saga, e magari col nuovo visore di casa Sony potremmo ritrovarci anche davanti a un terzo capitolo che vada a completare la trilogia.
Non ci sono cliffhanger finali che facciano presumere un sequel, ma sarebbe decisamente interessante continuare a esplorare questo universo fantasy e magari, perché no, Quill potrebbe anche passare il testimone a qualcuno dei personaggi che l’hanno accompagnata nella sua avventura; l’impostazione della serie infatti la rende particolarmente adatta a raccontare storie non necessariamente incentrate sulla coraggiosa topolina.
Pensa in grande, gioca in grande!
Se già la narrativa di Moss: Book II convince grazie al suo essere in naturale continuità col suo predecessore, anche il gameplay segue la stessa scia, espandendo in modo naturale le opzioni messe a disposizione dal primo Moss. Il combat system di base infatti manterrà le stesse peculiarità, a due soli tasti saranno assegnate tutte le azioni di base: attaccare, saltare e, se premuti contemporaneamente, schivare.
A dare un po’ di pepe al tutto e a rendere unica la serie, c’è anche la possibilità di rendersi direttamente partecipi dello scontro. Come nel primo Moss infatti, la nostra presenza invisibile sarà costantemente percepita da Quill, e potremo intervenire in combattimento curando l’eroica topolina o bloccando l’offensiva avversaria trattenendo i nemici. Il “lettore” di cui rivestiremo i panni, potrà (e anzi dovrà) anche interagire con l’ambiente così da risolvere i puzzle ambientali che separano la protagonista dalla sua metà.
Se già tutte queste feature erano presenti in Moss, una discreta varietà di poteri ora andrà ad aumentare esponenzialmente le possibilità di interazione con l’ambiente. Viaggiando per vari regni infatti entreremo in possesso dei cristalli magici che rappresentano la salvezza del mondo e il nostro fine ultimo. L’utilità di questi artefatti magici però non si esaurirà passivamente nell’essere degli oggetti da raccogliere ai fini della trama, ma avrà anche un impatto decisivo sul gameplay!
A ogni nuovo cristallo infatti corrisponderà un potere di Quill che andrà a modificare l’approccio alla risoluzione dei puzzle, rendendo quindi le interazioni sempre nuove e andando a scongiurare il problema della ripetitività che potrebbe sorgere affidando l’intera progressione alla risoluzione di un unico tipo di enigmi. Il ritmo narrativo, che riesce a non perdere colpi fino alle battute finali, si riflette quindi anche nel gameplay, capace di non annoiare neanche per un secondo.
Per il resto, a parte queste graditissime aggiunte, Moss: Book II rimane fedelissimo al suo predecessore: avremo una serie di diorami tridimensionali (in tutti i sensi grazie all’uso della realtà virtuale) in cui far muovere Quill, con fasi di puzzle solving e di combattimento che si alterneranno lungo tutta l’avventura.
Polyarc ha però dimostrato di aver imparato da qualche errore commesso nel primo capitolo, e la difficoltà degli scontri, resa talvolta artificiale a causa di battaglie numericamente soverchianti, è stata ora limata grazie a un bilanciamento più attento e alla possibilità di raccogliere armature ed equipaggiamenti che ci renderanno sempre più efficaci negli scontri.
Comparto tecnico: da favola!
In apertura ho definito Moss: Book II un possibile (e ottimo) canto del cigno di questo primo ciclo di realtà virtuale targata Sony non solo a causa dell’ottima fattura del prodotto dal punto di vista narrativo e del gameplay, ma anche perché queste caratteristiche sono accompagnate da un comparto tecnico davvero ben curato e anzi, una spanna sopra rispetto ad altre produzioni che girano sullo stesso hardware.
Dal punto di vista della grafica infatti, per quanto ovviamente Moss: Book II subisca i limiti oggettivi di PlayStation VR in termini di risoluzione, riesce comunque a regalare al giocatore un’esperienza appagante e, soprattutto, immersiva.
Mi è capitato fin dalle prime battute del gioco di fermarmi per minuti interi a contemplare i giochi di luce dei rosoni del castello di Saffrog, o di esplorare con lo sguardo anche gli anfratti più nascosti della foresta degli elfi, per non parlare poi delle distese innevate e dei rilievi lavici che esploreremo nelle fasi intermedie di gioco, una varietà in grado di stupire e rapire davvero chiunque!
Ottimo anche il lavoro svolto dalla software house sull’audio spaziale, fondamentale per riuscire a far immergere davvero il giocatore in un titolo in realtà virtuale: i colpi di Quill e i passi dei nemici saranno sempre ben riconoscibili e localizzabili.
Un po’ meno brillante però la colonna sonora, sicuramente ben realizzata, ma che non riesce a risultare veramente d’impatto, perdendosi tra migliaia di altre melodie tipiche del genere, un pizzico di carattere in più l’avrebbe resa sicuramente più gradevole da ascoltare.
In definitiva, Moss: Book II è senza dubbio un must have per tutti i possessori di PlayStation VR, sono sempre stato convinto, fin da quando ho messo le mani su Astrobot: Rescue Mission, che il connubio tra realtà virtuale e platform sia perfetto e la nuova avventura che vede Quill come protagonista ne è un’ulteriore conferma. Un titolo arrivato ormai sul finire del ciclo vitale del primo visore di casa Sony nel quale gli sviluppatori hanno riposto anni di esperienze e feedback degli utenti per confezionare un’esperienza gradevole e appagante sotto praticamente ogni punto di vista!