Paper_Games, ‘giochi di carta’. Questo è il nome della casa videoludica indipendente che ha sviluppato e pubblicato Papertris, il titolo arcade di cui parliamo quest’oggi. Di essa non si riesce a reperire la minima informazione all’infuori del giusto accredito su Steam e nei riconoscimenti del gioco stesso, attraverso i quali abbiamo appreso che Paper_Games è in realtà lo pseudonimo della famiglia Jansen, composta da papà Thomas ‘Tom‘ e dai figli Jamie e Luke, di quattro e due anni, i quali, a detta del primo, hanno sviluppato insieme il gioco “divertendosi un sacco“.
Queste premesse rendono di certo più interessante toccare con mano un titolo come Papertris, che già a partire dal nome potrebbe instillare nell’animo di chi si accinge ad aprirlo impressioni di banalità (e.g. uno dei molteplici cloni del Tetris che Aleksej Leonidovič Pažitnov creò nel 1984).
In realtà, approcciandoci a Papertris, capiamo fin da subito che i nostri sospetti sono totalmente infondati. Vediamo insieme perché!
Papertris, un Tetris di carta?
Assolutamente no! Certo, la carta c’è, ed è l’indiscussa protagonista del gioco, ma se pensi di poter gestire una partita come faresti con un Tetris ti sbagli di grosso, sebbene le dovute analogie ci siano (l’influenza del videogame sovietico per eccellenza c’è ed è evidente).
L’interfaccia di gioco si presenta infatti pressappoco identica a quella dei vari Tetris, e grosso modo di dimensioni similari a quelle delle varie versioni (e clonazioni) del titolo, con la differenza che esteticamente ricorda un foglio a quadretti, di quelli che si potrebbero trovare in un quaderno scolare di matematica.
Avviando una delle due modalità di gioco in singolo (la modalità sfida o la modalità infinita) ci accorgiamo fin dalla caduta del primo papertrino (neologismo ad hoc per Papertris calcato sul termine tetrino) che qualcosa non va (o meglio, non va come ci aspetteremmo).
I papertrini infatti, diversamente dai loro omologhi del Tetris, hanno ciascuno la stessa forma (tre cubi di tre colori diversi in verticale) e non posso ruotare su loro stessi. Le uniche operazioni che possiamo compiere su di essi è modificarne il punto di atterraggio e l’ordine dei loro cubi colorati. Quando tre cubi dello stesso colore sono adiacenti, essi scompaiono (non è dunque necessario completare un intera fila di cubi). Ecco spiegato il nome di Papertris: più che un Tetris di carta, semplicemente un Tris di carta.
Alcuni papertrini hanno abilità speciali, come ad esempio l’assumere colori casuali, il far sparire un numero imprecisato di cubi già posizionati oppure il piazzare un papertrino esplosivo.
Come già accennato, le modalità di gioco per quanto riguarda le partite in solitaria sono due. Da una parte abbiamo la modalità sfida, suddivisa in vari livelli che per essere completati richiedono per l’appunto il superamento di determinate sfide, come il far scomparire un tot di cubi dello stesso colore o evitare di distruggere cubi di un particolare colore. Dall’altra abbiamo la modalità infinita, la quale è squisitamente arcade e nella quale la varietà di colori nei papertrini e la velocità di caduta aumentano ogni venti cubi fatti sparire.
C’è anche la possibilità di giocare in multiplayer PvP locale. Le modalità di gioco in questo caso sono tre. Modalità VS e modalità VS rispecchiano le due modalità omologhe in singolo mentre nella modalità tempo VS vince chi riesce a far sparire il maggior numero di cubi nel tempo limite, che va impostato a inizio partita e che va da un minimo di cinque a un massimo di quarantacinque minuti.
Family friendly e senza strafalcioni
Papertris è in effetti un prodotto fine a sé stesso e senza troppe pretese, ma che nonostante questo riesce a dare il massimo come titolo arcade, in primis facendo il suo dovere non scritto di creare dipendenza in chi gioca, mettendo nella condizione di perdere il senso del tempo mentre si accumulano cubi.
La colonna sonora chillout e l’estetica coloratissima ne fanno un ottimo prodotto per famiglie, fruibile da gamer di tutte le età.
Anche a livello tecnico Papertris non delude, dimostrandosi totalmente privo di quelle sbavature che, data la relativa semplicità del prodotto, sarebbero state oltremodo inaccettabili. Fortunatamente, quel temibile marchio che recita ‘made with Unity‘, spesso incubo di tanti recensori, questa volta si è dimostrato un falso allarme.
Per chiudere la recensione è obbligatorio citare la sacrosanta modalità daltonici, che in questo titolo fortunatamente non manca e che ha reso possibile a chi scrive, afflitto da tale problematica visiva, di portare a termine il lavoro che tu adesso stai leggendo (se hai il mio stesso problema, allora mi capisci perfettamente). Un’ottima tendenza inclusiva che sta entrando anche nei piccoli titoli come questo (citiamo anche il da noi recensito arcade Tumblebugs HD Remaster, parimenti dotato di tale opzione).