Chiunque sia interessato un minimo alla cultura e al mondo giapponese in generale è incappato, in un modo o nell’altro, nelle storie e nei miti del periodo Sengoku, un arco temporale della storia nipponica che coincide con la fine del Medioevo occidentale.
Non è la prima volta che il feudalesimo giapponese in generale viene rappresentato nel mondo videoludico: ne sono esempi recenti Ghost of Tsushima, ambientato nel periodo appena antecedente, o Sekiro: Shadows Die Twice. In questa ambientazione da qualche giorno è entrato a gamba tesa anche Samurai Bringer: un simpatico rpg con elementi musou e roguelite dalla grafica pixellata che ricorda quella di Minecraft: Dungeons.
Storia
A differenza di quello che si potrebbe pensare, il titolo risulta essere più simile ai giochi di ruolo occidentali che hai classici JRPG, che generalmente presentano un gruppo di eroi, dando al giocatore il ruolo di marionettista: Samurai Bringer ci fa vivere invece le vicende dal punto di vista di Susanoo, l’eroe protagonista, impegnato a salvare Kushinada, la sua amata dalle grinfie del drago a otto teste Yamata-no-Orochi, a cui era stata offerta in sacrificio.
La storia narrata non è sicuramente nulla che non abbiamo già visto o sentito, dato che riprende le vicende raccontate nel mito giapponese, ma risulta comunque piuttosto affascinante e piuttosto carina nel suo insieme.
Grafica e comparto sonoro
Il comparto grafico è molto accattivante: nonostante l’apparente semplicità data dallo stile, Samurai Bringer riesce a immergere perfettamente il giocatore nelle atmosfere del feudalesimo giapponese. Le strutture risultano essere il punto forte delle ambientazioni: portali torii, templi, locande e accampamenti nemici hanno una qualità eccelsa per la tipologia di titolo, in netto contrasto con la terraformazione dei luoghi, che danno ogni tanto la sensazione di “deja vu“: spesso mi è capitato di pensare che una maggiore verticalità avrebbe reso maggiore giustizia al paesaggio.
Anche la UI (User Interface) risulta essere molto gradevole alla vista, seppur spesso poco intuitiva: personalmente non ho apprezzato la separazione del menu “Options“, accessibile durante ogni fase del gioco, dal menu “Config“, presente unicamente nella schermata del titolo, ritenendolo poco pratico soprattutto nelle prime fasi di gioco, momento in cui viene maggiormente utilizzato.
Il comparto sonoro è piacevole e estremamente azzeccato per lo stile grafico adottato, prendendo pesantemente ispirazione dai primi titoli RPG, in particolare dal primo The Legend of Zelda, uscito per Famicon e NES nella seconda metà degli anni ’80. Data l’ambientazione mi sarei aspettato però qualcosa di più “orientaleggiante“, diventando così la ciliegina sulla torta.
Ottime anche le animazioni che rendono particolarmente bene i movimenti dell’ avatar e delle sue armi, facendo sentire chiaramente le differenze tra una tipologia e l’altra, rendendo molte bene anche dal punto di vista visivo tutte le modifiche apportate al nostro personaggio.
Gameplay
Il gioco presenta una struttura molto articolata, particolarmente ostica e poco intuitiva per i novizi, ma che, per tutti coloro che hanno deciso di continuare a giocare, risulta essere estremamente gratificante: questo è dovuto all’alto grado di personalizzazione del personaggio, sia negli equipaggiamenti, sia su armi e moveset, che all’inizio risulta spaesante.
Il personaggio sarà potenziabile raccogliendo le pregamene delle abilità, armi o equipaggiamenti, che alcuni nemici lasciano cadere una volta sconfitti: ma attenzione, il gioco è un roguelite, quindi ogni potenziamento servirà a aiutare nell’avanzamento di una run, ma non sarà permanente e verranno perduti irreversibilmente con la morte. Abbattendo alcuni specifici samurai nemici sarà però possibile andare a sbloccare le loro armature, armi e moveset, oltre alla loro statua nel tempio, dove ci si reca dopo ogni morte, che daranno un boost alle run successive.
Samurai Bringer presenta una struttura a livelli, che alterna stage ricchi di minion e miniboss, che permettono di farmare abilità per potenziare il moveset, con fasi di combattimento che definirei quasi musou dal numero di nemici da affrontare in contemporanea, ad altri con boss particolarmente ostici se non adeguatamente preparati.
Pareri personali e conclusioni su Samurai Bringer
Samurai Bringer risulta estremamente appagante dal punto di vista grafico, e il suo punto di forza è sicuramente la parte ruolistica: è necessario però un certo grado di perseveranza prima di poter apprezzare realmente il titolo. Le prime fasi sono particolarmente difficoltose e confusionarie e potrebbero far desistere gran parte dei giocatori. Una volta superato questo primo scoglio però il gioco riesce a catturare il giocatore, diventando quasi una dipendenza: il gioco è semplice, ma molto gratificante, e mai frustrante. Inoltre riesce ad intrattenere un buon numero di ore prima di essere completato al 100%, dandogli una longevità degna di nota.