Lo si capisce anche dai titoli di questa recensione, ma Winter Ember non ha centrato in pieno il bersaglio. Lo dico con una certa amarezza in quanto amante dei giochi stealth, i quali non sono certamente molti sul mercato videoludico, ma il titolo sviluppato da Sky Machine Studios mi ha in buona parte deluso.
Buone premesse non sono state accompagnate in maniera altrettanto buona dalla realizzazione tecnica, che rende parte di quello che avrebbe dovuto divertire in Winter Ember, ripetitivo, poco credibile e a tratti frustrante.
Storia di una notte d’inverno
Il titolo ci introdurrà agli avvenimenti che daranno il via alla trama principale, tramite dei video animati degni di un anime di prima scelta, e anche se sapranno di già visto, bastano per attirare l’attenzione del giocatore. La nostra (dis)avventura inizia nei panni di Arthur Artorias, discendente di una nobile e ricca famiglia la quale però viene trucidata da alcuni individui incappucciati nella propria dimora, durante una notte d’inverno.
Creduto morto, Arthur viene invece salvato da una misteriosa donna, che lo cura e lo tiene nascosto per i successivi otto anni, durante i quali il nostro protagonista si addestra nell’arte dell’assassinio, covando ogni giorno il desiderio di realizzare la personale vendetta, e cercare di capire il perché ogni traccia dell’esistenza della sua famiglia è stata cancellata.
Da questo punto inizierà la nostra avventura e prenderemo il controllo di Arthur, in una sua prima missione notturna che servirà anche da tutorial. Purtroppo proprio nel gameplay, come vedremo, Winter Ember mostra le sue buone idee e la loro approssimativa realizzazione.
Mossi i primi passi, ci troveremo di fronte a quello che probabilmente è il difetto più evidente di Winter Ember, ovvero il sistema di combattimento. Se stai pensando che in un gioco stealth questo non sia fondamentale, avresti anche ragione, se non fosse per il fatto che spesso il gioco ti metterà di fronte a situazioni dove evitare il corpo a corpo sarà impossibile.
Winter Ember: meccaniche e gameplay
Arthur avrà a sua disposizione un buon insieme di azioni da combattimento, ovvero l’attacco normale, quello caricato, la parata, la deviazione, il rotolamento e la schivata; peccato che nessuna di queste funzioni a dovere. A parte presentare un input lag di base, gli attacchi risultano lenti e le hit box poco precise, mentre l’attacco caricato che servirà per sfondare la difesa nemica, non sempre si attiverà mantenendo premuto il tasto assegnato, facendoci perdere secondi importanti.
Questo ritardo nei comandi è fastidiosissimo anche nei tentativi di deviare i colpi nemici per esporli al nostro contrattacco, e anche durante il rotolamento e la schivava, facendoci spesso subire colpi non meritati. Anche l’utilizzo dell’arma secondaria di Arthur, ovvero il suo arco, darà più di qualche grattacapo al giocatore.
Fortunatamente, anche se il gioco ci forzerà diverse volte a combattere, gran parte del tempo saremo chiamati a compiere azioni stealth. A parte la ovvia camminata silenziosa, potremo usare i diversi ripari per nasconderci e preparare gli agguati ai nemici ignari, spegnere le diverse lanterne che sparse un po’ ovunque nella mappa e nelle stanze, borseggiare le persone mentre non ci notano e scassinare varie serrature.
Niente di innovativo sul fronte giochi stealth, ma tutto sommato abbastanza per piacere agli amanti del genere. Winter Ember riesce anche ad aggiungere altro per cercare di rendersi appetibile, come il crafting, il sanguinamento, elementi ambientali come il pavimento bagnato sul quale si può scivolare o far scivolare i nemici e non per ultimo un ramo delle abilità.
Il funzionamento del sanguinamento è un po’ strano: durante gli scontri, se verremo colpiti avremo la possibilità di sanguinare, e fino a qui niente di nuovo. La parte strana è che, pur perdendo sangue per diversi minuti, la barra della vita non si abbasserà di un millimetro, e la ferita non si rimarginerà da sola, ma dovremo usare una benda. Sanguinando ovviamente lasceremo le tracce del nostro passaggio, attirando l’attenzione delle guardie e spaventando i cittadini.
Il crafting invece anche se limitato, ci permetterà di creare diverse tipologie di frecce che ci serviranno per compiere diverse azioni, come attaccare una corda a una sporgenza per poterci arrampicare, oppure abbattere degli ostacoli per liberare la via. Winter Ember presenta anche delle missioni secondarie che accompagnano l’interessante anche se già vista trama, quindi la carne al fuoco è tanta, ma come tanti sono i suoi difetti soprattutto nel gameplay, ma non solo purtroppo.
E altri difetti…
Difatti, altre pecche abbastanza pesanti di Winter Ember risultano essere una visuale isometrica davvero troppo ravvicinata sul protagonista, che spesso ci metterà in difficoltà non facendoci vedere che proprio poco più avanti di noi ci sono delle guardie che guardano nella nostra direzione, oppure senza farci notare delle strade chiuse facendoci percorrerle fino in fondo per poi andare di backtracking.
Anche la mini mappa nell’HUD serve davvero a poco ed è realizzata in modo molto confusionale, mentre visualizzata per intero riesce a rendere un po’ meglio l’idea. La situazione non migliora con l’IA dei nemici e dei personaggi: i primi a volte riusciranno a perderti di vista anche se molto ravvicinati, mentre ai secondi puoi rubare le loro proprietà sotto al naso, senza che scaturisca nessun tipo di reazione.
Davvero un gran peccato perché con più cura nei dettagli e nei difetti di gameplay sopracitati, Winter Ember avrebbe sicuramente meritato una menzione d’onore in un genere di giochi ancora poco sfruttato nel mercato videoludico.