Svilippato da Dual Effect Games (che ricordiamo essere un team composto da sole due persone) e Abstract Digital e pubblicato da PQube, Tormented Souls è un vero e proprio omaggio agli horror vecchia scuola degli anni ‘90. Si tratta letteralmente di un tuffo nel passato che rimanda ai capostipiti del genere sia per le atmosfere sia per il bestiario ma anche – e soprattutto – per la struttura ludica e un gameplay che oggi fatica a funzionare. Noi abbiamo testato la versione per Nintendo Switch e siamo pronti a condividere le nostre impressioni in una nuova recensione!
Tormented Souls: una lettera per Caroline Walker
Noi siamo Caroline Walker, una ragazza che vive una vita tranquilla finché non riceve la lettera di un tale John Doe che le scrive dal Wildberger Hospital. Il contenuto è una foto con protagoniste due bambine – che sembrano gemelle – e una frase leggermente inquietante. Ricevuta la misteriosa foto, la povera Caroline inizia a essere vittima di incubi frequenti che non le permettono di chiudere occhio, ritrovandosi costretta a indagare direttamente al Wildberger Hospital.
Come da tradizione horror, soprattutto nei B-movie, la protagonista raggiunge l’enorme edificio in piena notte e – come da manuale del terrore – l’interno è completamente vuoto. Nonostante l’atmosfera cupa gridi “scappa, sciocca!” Caroline continua a girovagare nelle sale deserte finché non viene colpita e messa KO. Al risveglio, la Walker è nuda, in una vasca, con un tubo infilato in bocca e – come se non bastasse – è anche senza un occhio. Cosa le è successo? Chi è stato? Ma soprattutto: perché?! Per scoprire queste e altre risposte, bisognerà affrontare gli orrori del Wildberger Hospital.
Senza censure
Torment Souls è un progetto interessante e soprattutto fedele ai vecchi horror videoludici, ricalcando in modo forse troppo palese, gameplay, location e perfino alcune creature mostruose di capolavori come Resident Evil e Silent Hill. Ma Tormented Souls è anche un videogioco che arriva su Nintendo Switch senza alcuna censura (come le altre versioni). Solo il prologo, infatti, presenta una scena di nudo, un occhio cavato e un tubo infilato lungo la gola. Roba che non si vede normalmente a casa Nintendo e questo non può che renderci felici.
Le location di Tormented Souls funzionano quasi tutte a dovere. Si respira l’orrore e la resa visiva è perfetta. L’effetto luci-ombre è notevole e in modalità portatile viene ulteriormente amplificato rendendo questa modalità di gioco ideale. C’è anche una certa cura nel dettaglio che rende ancora più piacevole la risoluzione dei numerosi enigmi cosparsi lungo tutta l’avventura. Certo le ambientazioni devono tutto ai già citati horror degli anni ‘90 ma gli sviluppatori hanno inserito un loro tocco personale che riesce a trainare il giocatore fino alla fine – per un’avventura la cui durata oscilla tra le 7 e le 10 ore.
Gameplay vecchia scuola
Se le ambientazioni riescono a tenerti in tensione e ad affascinarti, il gameplay è leggermente più ostico da accettare. Questo perché segue in modo quasi del tutto fedele il sistema del passato. Sì, c’è la modalità “tank” che vede la protagonista ruotare su se stessa in modo legnoso, anche se non è l’unico modo per girarsi – per fortuna. Il movimento “tank” è affidato ai tasti direzionali mentre un movimento più fluido e “moderno” – seppur anche questo decisamente legnoso – è affidato all’analogico.
La telecamera risulta invece fissa ed è il gioco stesso a cambiarla – proprio come accadeva in passato. Il sistema funziona in parte e si trascina dietro tutti i limiti del tempo: c’è un motivo se oggi non viene quasi più utilizzata. Il motivo è la visuale spesso limitata, che rende leggermente difficoltosa l’avanzata negli angusti spazi del tetro ospedale. Nulla di grave per fortuna. Anzi, il gioco stesso, probabilmente consapevole dei propri limiti, possiede una “memoria direzionale” che permette di mantenere la propria direzione anche quando l’inquadratura cambia.
Oltre a camminare, la legnosità si riscontra anche nel sistema di mira, decisamente old school. Anche qui, il gioco prova a metterci una pezza con una sorta di “mira assistita” ma è un sistema che non funziona sempre e c’è bisogno di adeguarsi e farci la mano. Inoltre, la protagonista è dotata di un “micro passo indietro” che dovrebbe essere una mossa di evasione dagli attacchi dei mostri. Informiamo subito che tale mossa non è paragonabile alle famose rotolate e schivate di ben altri titoli e che non sempre riuscirà a salvarti, ma è comunque una carta da imparare a utilizzare.
Per quanto riguarda la risoluzione degli enigmi, Tormented Souls dona il meglio di sé. L’interfaccia di gioco si trasforma, richiamando subito alcuni capolavori del mondo delle avventure grafiche, col puntatore che diventa una lente d’ingrandimento quando si possono approfondire determinati elementi. Gli enigmi stessi sono ben studiati, spalmati nell’avventura con una difficoltà crescente e quasi sempre piacevoli da affrontare e risolvere.
Questione di tecnica
Tormented Souls non è graficamente brutto, non totalmente. Le location si difendono molto bene. Il problema è Caroline Walker. Le sue animazioni convincono decisamente poco, soprattutto nei filmati. Il che è un peccato. Purtroppo sempre Caroline risulta essere tanto poco carismatica quanto poco memorabile come protagonista – esteticamente e caratterialmente. Per fortuna ciò che la circonda funziona bene, incluse le creature – che richiamano immediatamente il “bestiario” terrificante di Silent Hill.
Il gioco si difende graficamente bene sia in doc che – soprattutto – in modalità portatile dove l’unico problema potrebbero essere alcuni sottotitoli forse troppo piccoli. Da segnalare che grazie a PQube il videogioco ha i testi tradotti in italiano, un elemento decisamente positivo per una produzione non gigantesca. Buono anche il sonoro. Le tracce non sono memorabili ma accompagnano il giocatore in modo gradevole e funzionale da inizio alla fine.