Quella di Devil May Cry è una delle saghe capostipite del genere action e tra le prime a siglare i successi iniziali della mistica PlayStation 2: dopo una settima generazione non proprio brillante per questa IP storica, complici un quarto capitolo numerato che non ha convinto pienamente gli appassionati e il soft reboot che è quasi stato la pietra tombale per il franchise, Capcom è rinsavita con nuove idee e spirito d’iniziativa i quali hanno portato alla realizzazione di Devil May Cry 5, uno dei giochi più apprezzati della saga (e il più venduto).
Tuttavia, nel corso della settima generazione di console c’era bisogno di novità nel franchise: uscire con un nuovo capitolo che potesse superare qualitativamente il leggendario Devil May Cry 3 sarebbe stata un’impresa titanica, ma le innovazioni non sarebbero dovute passare soltanto attraverso il filone narrativo.
Nel corso del Tokyo Game Show del 2005, Capcom annuncia ufficialmente Devil May Cry 4 con un teaser trailer: il video mostrava Dante, lo storico protagonista del franchise, rompere la quarta parete attraverso colpi di spada e raffiche di proiettili sferrate sulla telecamera.
Nonostante il fermento dei fan più accaniti, nell’aria c’era odore di stagnamento: di conseguenza Capcom decise non solo di modificare sensibilmente l’aspetto del figlio di Sparda, ma si assunse le responsabilità di un rischio ancora più grande: un protagonista principale totalmente inedito. Dante sarebbe stato un personaggio giocabile, ma con un ruolo più comprimario rispetto al passato.
Nel corso del Tokyo Game Show 2006, il colosso giapponese scoprì le carte in tavola mostrando al mondo intero il setting dell’ambientazione, i nuovi personaggi e la rinnovata tamarraggine che da sempre contraddistingue la serie. Devil May Cry 4 prese una forma concreta e, per certi versi, resta uno dei titoli più controversi dell’intera serie.
Nel corso di questo centosessantesimo appuntamento di Old But Gold, abbiamo deciso di approfondire le vicende di Nero e Dante, andando a sviscerare i punti salienti del gioco e le potenzialità (difetti non esclusi) di questo quarto capitolo numerato della saga.
Devil May Cry 4, featuring Dante from the DMC Series
Nella città di Fortuna, vi è un vero e proprio culto religioso fondato su Sparda, il leggendario cavaliere demoniaco nonché padre di Dante. Nel corso di una cerimonia in suo onore si esibisce Kirye, una corista di chiesa che successivamente scopriamo essere la compagna del nuovo protagonista della serie, Nero.
A fine esibizione, la ragazza prende posto accanto al suo uomo per assistere al rituale. Sua Santità sta per celebrare la figura di Sparda, quando un’intruso fa irruzione dall’alto rompendo le vetrate della chiesa. Senza indulgenza, questo uccide Sua Santità con un colpo di pistola in testa.
Mentre tra la folla vi è il panico generale, i giocatori affezionati della saga avranno avuto modo di riconoscere l’omicida: è Dante, il leggendario cacciatore di demoni che non sembra essere tanto famoso a Fortuna.
In qualità di Sacro Cavaliere dell’Ordine, spetta a Nero fronteggiare il terrorista che gli si para davanti. Mentre Credo, generale dell’Ordine e fratello di Kirye scorta i civili fuori dalla cattedrale, il nostro protagonista si appresta a combattere Dante da solo, per giunta con un braccio rotto.
Durante il frenetico scontro, si scopre subito che in realtà la gessatura del braccio del nostro protagonista non è altro che una copertura: Nero possiede un braccio demoniaco dotato di poteri straordinari e questo non passa certamente inosservato agli occhi di Dante.
Tuttavia, anche Nero si accorge presto della vera natura dell’ammazzademoni, il quale non perde la vita quando questo viene trapassato dalla sua stessa lama. Dopo questo spettacolare confronto, Dante scappa e Nero abbandona la cattedrale per proteggere la città di Fortuna, che è stata stranamente invasa dai demoni.
L’inserimento di Nero è una vera e propria ondata di aria fresca sia in termini di narrativa che di gameplay: aspetto a parte, gli sviluppatori hanno deciso di dare al Cavaliere dell’Ordine una caratterizzazione che differisce esponenzialmente dal Dante che i veterani della saga hanno apprezzato nel corso del tempo.
Nero è molto più scontroso, irascibile e fatica a contenere la sua rabbia, primizie che molto spesso lo portano ad agire in modo impulsivo. Molti fan non hanno apprezzato la scelta di sostituire la tamarraggine di Dante con quella di un protagonista altrettanto sbruffone, ma che in molte vicende finisce per rendere le situazioni pesanti e con meno ilarità del solito.
Senza addentrarci troppo negli spoiler, possiamo dire che Nero ha una buona presenza scenica all’interno di Devil May Cry 4, ma nella seconda metà di gioco perde gran parte del carisma iniziale. Questo lascia maggior spazio a Dante che, da comprimario, ritorna al centro dell’attenzione a colpi di Stinger.
Nonostante gli alti e bassi della new entry, la trama di gioco scorre piacevolmente. Precisiamo che nella serie di Devil May Cry non ci si attende mai il capolavoro narrativo poiché il focus è incentrato su ben altro, ma DMC4 riesce a intrattenere il giocatore fino alla fine, tra momenti toccanti alternati alle stilose tamarrate dei protagonisti.
Gameplay migliorato, level design un po’ meno
La formula consolidata in Devil May Cry 3 torna in maniera prepotente in questo sequel. Non solo, il sistema di combattimento giova appieno del cambio generazionale, che da i suoi frutti soprattutto in termini di fluidità di animazioni e di mosse concatenabili per raggiungere il tanto agognato SSS di stile.
Nero ha un approccio al combattimento molto più furioso rispetto a Dante, senza contare il braccio demoniaco “Devil Bringer”, che è possibile usare sia in battaglia che durante gli spostamenti nei livelli di gioco utilizzandolo come rampino.
Come se non bastasse, la sua Red Queen dispone di un sistema XT, ossia una sorta di acceleratore di motoveicoli situato sull’elsa della spada che spruzza la lama di benzina. In termini di gameplay, questo si traduce nel premere al momento giusto il tasto L2 mentre si sferrano dei colpi con la Red Queen per massimizzarne i danni.
Parlando invece di Dante, il Figlio di Sparda torna come non l’avevamo mai visto prima. Nuove armi ottenibili tramite l’abbattimento di boss e la possibilità di cambiare stile di combattimento in tempo reale (meccanica inedita nella serie) rendono il personaggio più tecnico e soddisfacente da utilizzare.
Tuttavia è da considerare che ci sono dei problemi di bilanciamento riguardanti il Trickster, lo stile evasivo che Dante utilizza per schivare i colpi nemici. Questo permetteva di teletrasportarsi quasi all’infinito, incentivando il giocatore ad abusare della meccanica. Basti pensare che nelle community non è raro trovare le imprese di alcuni giocatori che riescono a uccidere determinati boss senza mai toccare terra.
Nonostante questi enormi balzi in avanti nella serie, ti ricordo che in prefazione ho scritto che Devil May Cry 4 è uno dei capitoli più controversi della saga. Questo è dovuto anche a un estetica di level design abbastanza dozzinale, ma c’è un problema su cui non si può soprassedere.
Le missioni da svolgere con Dante, sono le medesime completate con Nero ma con il percorso a ritroso. A detta di Hideaki Itsuno, director di Devil May Cry 4 e di tutti i capitoli canonici della saga dal terzo in poi, il budget per questo capitolo era troppo risicato e il team ha deciso di intraprendere la strada del backtracking compulsivo.
Anche i boss che affronteremo con Dante saranno gli stessi sconfitti con Nero. In sintesi, possiamo dire che Devil May Cry 4 ha una longevità di venti missioni come da prassi nella serie, e contando la brevità del titolo sarebbe stato imperativo evitare l’eccessiva ripetitività all’interno del gioco. Un vero peccato, specialmente se consideriamo le reali potenzialità del gioco.
In conclusione
Devil May Cry 4 è croce e delizia dell’intero franchise. L’eccessivo backtracking presente all’interno del gioco ha fatto storcere il naso a molti giocatori e per questo non tutti sono riusciti ad apprezzare la rigiocabilità del prodotto, da sempre punta di diamante dell’IP di Capcom.
Tuttavia, bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. Devil May Cry 4 porta una ventata di freschezza e, a livello di gameplay, getta le basi su cui si ergono tutt’ora alcune fondamenta della saga. Basti pensare alla presenza di Nero in DMC5, il suo passaggio da “protagonista emarginato” a vero e proprio punto cardine del futuro del franchise.
Infine, pad alla mano è l’hack ‘n’ slash migliore che sia uscito in quel periodo. Certo, i difetti del titolo non sono pochi e sono abbastanza invalidanti, ma questi non vanno a intaccare gli enormi pregi del titolo in termini di gameplay. Per questo Devil May Cry 4 merita un posticino tutto suo nella variopinta rubrica Old But Gold.