Penso che Metal Gear Solid sia uno dei capolavori della storia dei videogiochi. Una saga di una profondità unica, capace di toccare tematiche estremamente complesse senza risultare banale, e anzi facendoci rigiocare tutti i capitoli più e più volte scoprendo a ogni replay qualcosa di nuovo.
Hideo Kojima si è dimostrato essere un visionario e un genio artistico: non solo, infatti, le sue opere continuano ad essere analizzate e approfondite (anche con libri e saggi), ma trasmettono dei messaggi che sono ancora oggi assolutamente validi.
Metal Gear Solid 2 e l’Apocalisse sociale
Proprio nel secondo titolo della saga, Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty, Kojima decise di trattare un tema estremamente profondo: il controllo dell’informazione mediatica da parte dei “colossi”, in particolare le nuove intelligenze artificiali.
Ci tengo a precisare una cosa: era il 2001. La PlayStation 2 era stata rilasciata da poco più di un anno e stava già sperimentando un successo pazzesco. Kojima decise di sfruttare la nuova console per rompere ancora una volta la quarta parete nella maniera più innovativa possibile.
Non voglio spendere troppe parole sul titolo nel suo complesso, anche perché per farlo dovrei scrivere una collana di 30 libri (e forse neanche basterebbero); voglio soffermarmi su una delle ultime scene di gioco, quella in cui Raiden, il protagonista, si ritrova a parlare con i Patriots, un’enorme IA creata con la funzione di “amministrare” il mondo (trasporti, informazione, istruzione, medicina etc.).
I Patriots, sfuggiti dal controllo del Maggiore Zero, diventarono un’entità autonoma, una sorta di Grande Fratello che tutto vede e tutto sa. I Patriots sono convinti di avere il dovere di controllare la realtà, che nelle mani dell’uomo “libero” andrebbe invece incontro allo sfacelo. Raiden, dall’altro lato, ribatte sostenendo l’inviolabilità della libertà umana e l’importanza del libero arbitrio.
Di fronte “all’ingenuità” del giovane soldato, i Patriots rispondono con un discorso da brividi puri, nel corso di una scena che un famoso video YouTube ha etichettato come “il momento più profondo della storia dei videogiochi”. Prova a fare una cosa: leggi attentamente queste citazioni che ho riportato, e soffermati sulla loro sconcertante attualità:
Nel nostro mondo digitalizzato ogni secondo si accumulano informazioni banali, totalmente superflue, che rimarranno accessibili in eterno. Voci su cose spicciole, malintesi, calunnie. Tutti questi dati-spazzatura conservati allo stato puro, non filtrati, che crescono a ritmi allarmanti.
Quanto stiamo vivendo questa situazione? Il web, per quanto offra nuove possibilità di informazione e scambio, è in larga parte anche un luogo di accumulo indiscriminato di informazioni. Siamo bombardati dalle notizie, e molto spesso non riusciamo a farne una selezione, cadendo spesso nel tranello delle famose fake-news.
La società digitale sta incoraggiando i difetti dell’uomo e ricompensa selettivamente lo sviluppo di comode mezze verità. […] Verità che sono invece frutto di interessi contrastanti e che continuano ad essere sfornate e accumulate nel bidone del politically correct e del potere.
L’invadenza del politicamente corretto è uno dei temi più caldi al giorno d’oggi. Quante volte ci siamo sentiti indignati perché un’informazione, un’azione, una frase pronunciata da qualcuno era stata messa a tacere in nome di valori a volte veramente assurdi? Pensa a quanta cautela bisogna osservare oggi nel fare il minimo commento su una situazione, anche e soprattutto nell’ambito della comicità.
Tutti si ritirano nella loro piccola community ben protetta, timorosi. Rimangono nelle loro piccole tane, immettendo quelle “verità” che gli servono nella grande cloaca della società. […] Niente viene smentito, ma nessuno ha ragione.
E poco dopo:
Il mondo sta per soffocare nella “verità”. Ed è così che il mondo finirà: non con un’esplosione, ma con un gemito.
Da un certo punto di vista, il discorso dei Patriots è comprensibile: la società, ormai prossima alla deriva, deve essere controllata da qualcuno che sia in grado di selezionare le informazioni, amministrarle, filtrare ciò che è utile da ciò che è dannoso. Kojima parlava di tutto questo per il mondo digitale, ma pensa oggi, nel mondo iper-digitale, quanto tutto questo si sia ingigantito.
Vent’anni fa.
Venti anni fa un uomo ci aveva già presentato il futuro della società. Certo, è un discorso sicuramente apocalittico (e io rimango invece ottimista su alcuni di questi problemi), ma ascoltare queste parole pensando alla loro attualità è sinceramente da brividi. In maniera quasi inquietante.
Siamo davanti a uno dei motivi per cui MGS è uno di quei capolavori inarrivabili. Kojima è la dimostrazione che il videogioco può essere considerato una forma d’arte.