Sviluppato da DEKLAZON e pubblicato da EastAsiaSoft, Drunken Fist 2: Zombie Hangover è il sequel di uno stravagante action arcade in 3D che ci vede impegnati a pestare zombie a suon di calci e pugni. L’originalità sta nel fatto che il protagonista è totalmente ubriaco e non ha alcuna intenzione di tornare lucido, tutt’altro. Noi abbiamo provato questo bizzarro titolo nella sua versione next-gen, utilizzando la nostra PlayStation 5. Pronto alla nostra recensione? Allora andiamo a pestare qualche zombie!
Drunken Fist 2: Zombie Hangover – vivere un’apocalisse da ubriachi
La narrazione del gioco è praticamente il titolo stesso: un ubriaco viene travolto da un’orda di zombie ma al posto di scappare, decide di affrontarli a mani nude. Tutto qui. L’incipit viene fornito con pochi screen grafici e statici e subito si viene catapultati in un titolo che punta tutto sul suo gameplay e sullo stato da ubriaco del protagonista. L’intento degli sviluppatori è ovviamente quello di far ridere, giocare con l’assurdo e far vivere gli scontri con gli zombie (ormai abusatissimi) in un modo differente.
Gameplay
Il gameplay di Drunken Fist 2: Zombie Hangover è elementare: con gli analogici guidi il personaggio e gestisci la telecamera mentre coi tasti puoi decidere di sferrare un pugno, un calcio, un calcio basso (utile per gettare a terra gli avversari) o eseguire un saltello all’indietro (unica mossa difensiva in nostro possesso). Infine con R1 e L1 puoi bere una bottiglia di birra per ricaricare l’energia (sempre visibile in alto a sinistro dello schermo sotto forma di cuoricini verdi) o fare la pipì (e questo elemento lo approfondiremo a breve).
Purtroppo Drunken Fist 2: Zombie Hangover ha problemi proprio col gameplay. Iniziamo col dire che tutta l’esperienza è incentrata sul fatto che il protagonista è ubriaco e vuol far vivere al giocatore questa stessa esperienza. Come? Facendo traballare la telecamera a ogni passo o movimento del protagonista e questo, oltre a irritare dopo già mezz’ora, può creare non pochi problemi nell’individuare i nemici. Senza contare che, una volta avvicinato a uno zombie, il gioco automaticamente lo aggancia, costringendoti a voltarti verso di questi. Certo, con R2 o L2 puoi cambiare bersaglio, ma non funziona sempre, soprattutto nelle fasi più concitate e pericolose.
Inoltre, sempre per evidenziare l’ubriachezza del protagonista, questi si muove in modo eccessivamente dinoccolato e scomposto. E la stessa scompostezza la si ritrova soprattutto nel combattimento. Ecco quindi che chiedi di tirare un pugno e il braccio si rigira su se stesso. Gran parte dei colpi vanno a vuoto e non si sa se per volere del gioco o per errori di gameplay (considerando che anche i colpi degli zombie vanno a vuoto… e loro non dovrebbero essere ubriachi). Gran parte delle scazzottate vengono quindi date senza logica o strategia alcuna… sperando di sopravvivere.
E come si sopravvive? Raccogliendo bottiglie di birra da utilizzare quando l’energia sta per finire. Qui parte un’animazione che però può essere interrotta da un colpo nemico. Ma tranquillo, nonostante l’interruzione, l’energia si ricaricherà comunque. Comunque, l’intero sistema, la goffaggine generale di protagonista e nemici (quasi tutti uguali se non fosse per l’abbigliamento o per le armi in loro possesso) vuole far ridere ma pad alla mano risulta irritante e noioso. La monotonia è eccessiva, non cambia assolutamente niente da inizio a fine e le armi che troverai in modo sporadico non cambiano granché (se non in termini di potenza… finché non si rompono).
Passiamo ora alla pipì… altro elemento che vorrebbe far ridere ma che diventa presto una piaga ludica non indifferente. Il nostro protagonista ha una barra gialla che si riempie con lo scorrere del tempo. Raggiunto il limite, il pad della PlayStation 5 inizierà a utilizzare i suoi “poteri” vibrando leggermente. Questo indica che il protagonista deve fare pipì, altrimenti…la sua energia cala lentamente. Esatto, se non fai pipì una volta che l’indicatore raggiunge il limite, perdi energia. Per fare pipì (sì, sto realmente scrivendo un sottoparagrafo sulla pipì…) il protagonista esegue una animazione di spruzzo a pallini gialli che puoi anche vagamente indirizzare.
Tra l’altro, mentre fai pipì, possono anche pestarti… con la conseguenza di mandare spruzzi in giro per il luogo. Ma la pipì non ha solo una funzione “negativa”. Ironicamente, è anche una sorta di micro strategia. Infatti, le pozze di urina fungono da trappola, in quanto se ci si cammina sopra, si scivola. Esatto, puoi far scivolare gli zombie sulla tua pipì. Ma attenzione, anche tu puoi scivolarci sopra (e ci scivolerai spessissimo). Gestire il raggio di pipì è difficile e farlo mentre ti menano è quasi impossibile, ma è uno dei pochi elementi che riesce a strappare qualche risata proprio perché imprevedibile eppure, anche in questo caso, dopo venti minuti… basta.
Per quanto riguarda la struttura dei livelli, questi sono decisamente lineari, spogli e con l’unico scopo di eliminare un TOT di zombie per poter sbloccare l’uscita. Raggiunta quest’ultima, l’ubriacone protagonista ci regalerà qualche passo di danza palesemente fregato dai più noti battle royale e giochi social del momento. Come già ampiamente detto, l’intera struttura del gioco stanca presto, non offrendo grande variabilità. Da segnalare che il livello di sfida subisce qualche impennata dovuta all’aumento dei nemici su schermo ma il nemico più forte rimane la noia. Infine, le potenzialità della PlayStation 5 vengono totalmente ignorate, col pad relegato a vibrare solo in alcuni momenti.
Grafica e sonoro
Graficamente Drunken Fist 2: Zombie Hangover non innova niente, risultando anche anonimo. Le location sono tutte spoglie, simili e brutte (soprattutto gli interni completamente neri e senza neanche un mobile). I nemici sono spesso riciclati e cambiano solo nell’abbigliamento. Il sonoro non offre niente di eccezionale. Le tracce tenderanno presto a ripetersi e come il resto del prodotto, stancheranno presto.