Un anno e qualche mese fa abbiamo accennato alle versioni PC e PlayStation 4 di Itadaki Smash, mentre oggi finalmente possiamo presentarlo nella sua interezza, ma attraverso la sua nuova veste per Nintendo Switch, approdo che, almeno a nostro dire, giova all’identità giapponese che il titolo vorrebbe assumere già per mezzo del proprio nome, sebbene il developer, Main Loop videogames, sia spagnolo.
Si tratta nei fatti di un piccolo beat ’em up che, pur essendo dotato di presupposti narrativi piuttosto saldi, finisce per restare completamente fine a sé stesso, lasciando leggermente con l’amaro in bocca chi gioca, considerando la vena goliardica che lo anima e che riesce spesso a strappare qualche risata senza difficoltà. Vediamo meglio il perché di queste asserzioni!
Itadaki Smash, non si gioca con il cibo, si combatte contro il cibo
Come suggerisce il nome, Itadaki Smash e la gastronomia vanno a braccetto, infatti la trama è incentrata su un clan di yōkai noto come Mamoru (nome che in giapponese traduce con il verbo ‘proteggere‘), il quale inizialmente era dedito per l’appunto alla protezione della città di San Daigo (evidente nipponizzazione della città californiana di San Diego, che prende il nome del sessantesimo imperatore del Giappone secondo la tradizione) dagli attacchi di altri yōkai ribelli.
Oggi, assolto egregiamente il proprio compito, la città vive un periodo di relativa pace, così i quattro membri del clan, Katsu, Naru, Tako e Mayo (tutti nomi che hanno a che fare con piatti giapponesi o comunque con la gastronomia), si sono reinventati ristoratori, fondando un ristorante chiamato PANPAN, che il gioco definisce un “tempio riempipancia“, dove gli ‘itadakimasu’ (giapponese per ‘buon appetito’) fioccano.
A turbare questa tranquillità tuttavia subentra il clan Tengogo, una sorta di yakuza yōkai, che controlla tutti gli altri ristoranti della città, la quale trova nel clan Mamoru un arduo rivale in affari da sbaragliare a tutti i costi.
Così i quattro membri, ciascuno con la propria arma, dal coltello da cucina di Katsu alla mazza da baseball di Tako, si preparano a respingere gli attacchi dei Tengogo e dei loro scagnozzi facendosi strada attraverso vari ambienti della città, il tutto senza esclusione di colpi.
Mazzate a colazione, pranzo e cena
Il gameplay di Itadaki Smash è nudo e crudo beat ’em up orizzontale, con tutte le sue caratteristiche principali, dal numero di nemici a modo proprio variegato ed elevato, agli attacchi magici alimentati tramite il Ki, l’equivalente del mana o energia magica in titoli omologhi.
Non mancano inoltre gli attacchi speciali, alimentati da apposita barra di stamina che si riempie man mano che massacriamo di botte i nostri avversari, e che si sbloccano in seguito alle boss fight, anch’esse totalmente inquadrabili nel genere e i cui esponenti sono anch’essi parte del mondo gastronomico (un esempio è il ramen di granchio, il primo boss che incontreremo caratterizzato dall’essere un crostaceo avente come carapace una scodella di ramen).
Di per sé combat e boss fight si lasciano giocare tranquillamente, e rendono totalmente omaggio ai vecchi cabinati, anche perché, qualunque sia la modalità di gioco che sceglieremo (ne esistono tre: la modalità normale, la modalità arcade e la modalità arena, tutte giocabili da soli o in compagnia, oltre ad una modalità versus in multiplayer locale), Itadaki Smash possiede una formula permadeath classica: si inizia con due vite di scorta le quali, se perdute, costringono a ricominciare il gioco.
Pur vero è che, complice la famigerata piccolezza dei joy-con, il combat potrebbe risultare impreciso nelle situazioni più affollate, specie se chi gioca (come chi scrive) è dotato di mani dalla taglia piuttosto notevole.
Modalità normale ed arcade sono differenziate semplicemente dal fatto che la seconda è a tempo, mentre in modalità arena, come tipico, affrontiamo ondate di nemici una dopo l’altra, più numerose e ostiche di quadro in quadro.
Il tutto è inframezzato dagli esilaranti e ogni volta inaspettati interventi della Nonna, uno spirito yōkai che ci fa da guida dandoci dei consigli sui comandi di gioco e su come sfruttare le nostre abilità al meglio.
Estetica e navigazione da manuale, ma qualche incertezza a livello tecnico
Come si è largamente capito dai paragrafi precedenti, Itadaki Smash ci sa fare anche dal punto di vista estetico, che non tradisce le aspettative di chi ama i titoli in cel shading. La navigazione è anch’essa ben orchestrata e comoda, sebbene non sia esplosiva al colpo d’occhio. Una nota di merito anche per le ambientazioni, anch’esse abbastanza variegate sebbene limitate dall’orizzontalità del piano di gioco.
A livello tecnico invece, sebbene non ci siano grosse problematiche quali cali di frame rate o crash, si assiste a quel fenomeno che nessun amante di Nintendo Switch vorrebbe trovarsi davanti decidendo di giocare ‘dal divano’: l’upscaling, che purtroppo si concretizza nella sfocatura delle scritte a schermo e nella sgranatura dei contorni dei personaggi, rovinando l’esperienza casalinga a livello visivo e rendendo Itadaki Smash un titolo da giocare in portatile, almeno su Nintendo Switch.
Il doppiaggio, che avrebbe conferito ai protagonisti quella profondità che avrebbero meritato, è purtroppo assente, così come una colonna sonora che avrebbe potuto essere più variegata. Colmano tali vuoti i dialoghi ben scritti e divertenti e il sonoro abbastanza curato.