Dopo la nostra anteprima al gusto di ‘plomo’ dedicata a Cartel Tycoon, risalente a marzo 2021(se te la sei persa puoi trovarla qui), è giunto il momento di presentarti la versione completa del RTS preferito di Pablo Escobar e di Walter White, che come già sai porta la firma di tinyBuild come publisher.
Moon Moose, il developer, non si è assolutamente risparmiato, dando fondo alle sue energie onde migliorare il titolo, che pur presentando ancora qualche problematica sul versante della navigazione (peraltro non totalmente da esso) è totalmente in fiore.
Andiamo dunque a vedere cosa è cambiato rispetto alla versione early access!
Cartel Tycoon, tante storie criminali in una
Se nelle nostre run iniziali su Cartel Tycoon avevamo conosciuto César ‘Gusanito’ Garcetti, narcotrafficante in erba di cui abbiamo curato l’ascesa affaristica tra i cartelli della droga dell’anonimo e fittizio Paese del Centroamerica o Sudamerica in cui è ambientato il titolo, nella versione completa abbiamo tre campagne distinte e separate, ciascuna con i propri presupposti narrativi e i propri protagonisti (sebbene le ultime due abbiano il solito Garcetti a fare da personaggio principale).
Le tre campagne sono di difficoltà e durata crescente, con la prima in veste di tutorial dedicato all’apprendimento dei rudimenti del gioco (complesso come un RTS deve essere onde divertire chi ne fruisce), la quale racconta le vicende di Mauricio ‘Zorro’ Romero, giovane rampollo di un boss del narcotraffico appena uscito per miracolo da un college, il quale deve raccogliere l’eredità paterna tramite un addestramento intensivo da parte dello zio, che diverrà il suo primo luogotenente.
La seconda ricalca in toto la trama proposta dalla campagna presentata nell’early access, con gli stessi risvolti di trama e le stesse quest, chiaramente riconformate onde perdere la propria veste iniziale di tutorial.
La terza è nei fatti uno sviluppo posteriore della seconda, con Gusanito che è ormai un’autorità nel proprio campo e il cui territorio è piuttosto vasto, e che ora deve confrontarsi con il misterioso Juan José Vasquez, il quale gli presenta un’altrettanto enigmatica femme fatale.
Completando le campagne si sbloccano automaticamente nuovi luogotenenti d’élite per le modalità Sandbox e Sopravvivenza, i quali possono rivelarsi significative marce in più nella conquista e nella difesa dei territori.
Le ultime due modalità di gioco nominate sono essenzialmente identiche, con la differenza che la modalità Sopravvivenza inizia con numerosi malus sia dal punto di vista economico che politico (si inizia con cifre molto basse sia per quanto riguarda il denaro sporco che quello riciclato e con il terrore già alto, ergo con una maggiore frequenza di retate di polizia e attacchi di cartelli rivali).
Un esempio di docugame sul narcotraffico
Con le sue meccaniche simulatorie che vanno dalla produzione di stupefacenti (dal basilare oppio alle più pregiate eroina e meth) al riciclaggio di denaro sporco, passando per la corruzione delle forze dell’ordine e la gestione degli equilibri di potere interni al cartello stesso, Cartel Tycoon è probabilmente il più dettagliato documentario videoludico sul traffico di droga esistente, con tutti gli elementi della filiera del narcotraffico fedelmente riprodotti senza sacrificare la giocabilità del titolo stesso.
Tra le novità più importanti c’è l’albero delle abilità, il quale è estremamente vasto ed articolato, e permette tramite opportuni investimenti di ricercare nuove tecnologie di produzione, consegna del prodotto e riciclaggio di denaro.
Per il resto il gameplay è rimasto sostanzialmente invariato rispetto all’early access, vale a dire focalizzato sulla gestione ottimale delle due valute di gioco, sul tempismo negli spostamenti dei luogotenenti lungo la vasta mappa e sull’oculatezza nella gestione dello spazio, soprattutto per quanto riguarda le infrastrutture, fulcro principale della velocità di produzione.
Tutto più scorrevole
Il cambiamento più grande (e quello di cui, a nostro dire, Cartel Tycoon aveva molto bisogno) è avvenuto sul versante tecnico: quei singhiozzi durante la navigazione lungo la mappa che avevamo riscontrato in sede di anteprima sono completamente scomparsi, fatta eccezione per i momenti in cui ha luogo il salvataggio automatico. In generale anche gli edifici e i veicoli sono più dettagliati e piacevoli alla vista di quanto non fossero inizialmente.
Anche le interfacce sono più leggibili, con la dimensione dei caratteri finalmente a prova di ipovisioni varie e una disposizione migliore.
Anche a livello estetico si riscontrano miglioramenti, con le cutscene animate più dinamiche e un numero maggiore di linee di doppiaggio, le quali nell’early access erano ridotte all’osso.
La colonna sonora e l’effettistica sono le medesime ma stavolta migliori da un punto di vista qualitativo.
Ciò che fa storcere il naso, anzi fa proprio rabbia, è la scarsa attenzione con cui è stata trattata la localizzazione italiana del titolo, non presente nell’early access. Chiunque tirerebbe un sospiro di sollievo sapendo che Cartel Tycoon gode di una versione in lingua italiana, che lo rende più fruibile al pubblico nostrano, tuttavia essa è a conti fatti estremamente frammentaria, con numerose stringhe di testo lasciate in lingua originale e numerosi errori di traduzione (e.g. l’opzione ‘Execute‘, da usare quando si vuole inviare una somma di denaro in donazione come mazzetta, viene reso sistematicamente con ‘Giustizia‘ al posto di ‘Esegui‘).
Tutto ciò rovina nettamente l’esperienza di gioco e, purtroppo, dato l’eccessivo affidamento che si fa a CAT Tools vari o, ancora peggio, a traduttori automatici, è il caso di tenerne conto in sede di valutazione, in modo da spingere tanto Moon Moose quanto tinyBuild a fare maggiore attenzione quando affidano lavori di localizzazione dei propri titoli.