I rhythm game sono sicuramente un genere molto particolare ma comunque apprezzato da una buona fetta di utenza, soprattutto e ovviamente dagli amanti della musica. Eccoci quindi a parlare di Loud, titolo dello sviluppatore Hyperstrange, il quale cercherà di farci vivere il sogno musicale di una ragazzina, che in realtà è stato anche quello di molti di noi, diventare delle rockstar.
Sin da subito Loud si presenta semplicissimo in tutto il suo essere, dai menù alla storia, passando per le opzioni disponibili e il gameplay. Al contrario di molti esponenti del genere, dove dovremo solo suonare il brano scelto, Loud ci propone anche una storia che, per quanto semplice, riesce a far immedesimare il giocatore coinvolgendolo ancora di più nella musica.
Vestiremo i panni di Astrid, una ragazzina che come molte “suona” la scopa nella sua camera, immaginando di trovarsi su un grande palco musicale. Un giorno il padre della giovane entra nella camera e, vedendola intenta a suonare uno strumento per le pulizie, decide di regalarle una chitarra. Da qui Astrid inizierà a prendere lezioni di musica per cercare di realizzare il suo sogno.
Loud ci butterà subito nel mezzo di un brano per insegnarci le basi del gameplay, che a dire la verità sono davvero poche. Come ogni rhythm game che si rispetti, anche Loud non fa eccezione e si basa sul tempismo. Avremo sei binari su schermo, tre a sinistra e tre a destra, sui quali scorreranno delle note sotto forma di stelle che dovremo suonare con il giusto ritmo. Più saremo precisi, più la nota sarà pulita assegnandoci un punteggio maggiore, mentre mancare diverse note comporterà il fallimento del brano e il doverlo ripetere dal principio.
Loud, gameplay
La suddivisione dei tasti assegnati a ogni binario musicale è semplice e intuitiva: i tre a sinistra saranno associati alla pressione dei tasti del d-pad su, sinistra e giù, mentre i tre a destra ai pulsanti X, A e B; in base alla posizione del binario dovremo premere la nota corrispondente. Oltre alle note semplici che richiederanno la singola pressione del tasto corrispondente, avremo anche altre due tipologie, ovvero quelle a pressione prolungata che si spiega da sola, e quelle a raffica nelle quali dovremo suonare più volte possibile la nota in un determinato periodo.
Qui purtroppo viene al pettine il primo nodo di Loud, ovvero la mancanza di altre meccaniche che possano rendere il gameplay più profondo. Per quanto risulti semplice e immediato, questa poca varietà di controlli tende a far perdere molta appetibilità al titolo, il quale una volta finito difficilmente farà venire voglia di essere rigiocato, se non per qualche traccia davvero ottima. A questo si aggiunge anche una difficoltà che, per chi è già pratico del genere, non darà filo da torcere se non nella difficoltà massima e neanche in tutti i brani.
Le difficoltà disponibili per ogni brano saranno tre, le classiche facile, normale e difficile; quest’ultima si sbloccherà solamente raggiungendo il punteggio S nel brano in difficoltà normale. Guardando l’altra faccia della medaglia però, se da una parte abbiamo un gameplay un po’ troppo semplice che potrebbe far storcere il naso ai veterani del genere, Loud potrebbe essere il punto di ingresso perfetto per chi si avvicina a questa tipologia di gioco per la prima volta.
Riff tecnico
La storia non decolla ma Loud è pur sempre un rhythm game, però sono presenti alcuni spunti introspettivi e riflessivi della giovane Astrid davvero molto apprezzabili. La selezione musicale si rifà al punk degli anni ’90, e seppur presentando una buona selezione di brani originali, alla fine questi risultano essere pochi, solamente 12 più una bonus track. Belli lo stile grafico e il doppiaggio di Astrid, che aggiungono molta atmosfera all’intero percorso musicale dentro Loud.
Si nota la mancanza di altre modalità di gioco che avrebbero potuto intrattenere molto di più i giocatori, ma tirate le dovute somme, Loud è un titolo godibilissimo e particolare, il quale però dovrà affrontare le ottime alternative presenti sul mercato.