Sviluppato dallo studio italiano 34BigThings e pubblicato da Saber Interactive, Redout 2 è il sequel ufficiale dell’omonimo Redout, pubblicato nel 2016. Il titolo è, letteralmente, un gioco dove la velocità regna sovrana. Posizionandosi tatticamente tra Wipeout e F-Zero, titoli a cui Redout ovviamente si ispira, questo sequel promette di migliorare la formula del capitolo originale e noi siamo tornati in pista con la nostra Nintendo Switch con rinnovato entusiasmo. Pronto a sfrecciare a tutta rapidità nella nostra recensione?
Redout 2 – non una semplice corsa
Redout 2 non ha una vera e propria trama ma ci sono elementi di lore – visibili soprattutto nelle schermate di passaggio – che offrono un’ambientazione intrigante (ah sì, siamo nel 2059). Si parla prevalentemente dei veicoli, nonché delle gare, approfondendo anche dettagli tecnologici. Insomma, sono elementi di accompagnamento che impreziosiscono un’opera che si concentra totalmente sul proprio gameplay e sulle modalità di gioco. In merito a queste ultime, bisogna dire che chi ama giocare da solo, offline, troverà pane per i suoi denti.
Gli sviluppatori hanno fatto tesoro dell’esperienza del primo capitolo e qui ci sono ben due modalità offline. La modalità carriera è il piatto forte e, come in tanti altri titoli di corsa, rappresenta una crescita graduale del giocatore col gioco. Si inizia da un tutorial – da non affrontare a cuor leggero – e si passa a un sistema di campionati che ci portano a conoscere tanto le piste quanto i vari veicoli (che si sbloccheranno man mano). Non solo, il gioco presente anche un sistema di potenziamenti, anche questi sbloccabili gradualmente, con cui il giocatore potrà divertirsi a personalizzare il proprio veicolo e quindi la propria strategia nonché esperienza in pista. Ovviamente, c’è spazio anche per modifiche estetiche.
Altra modalità offline rilevante è quella Arcade. Come da titolo, si tratta di una classica modalità in cui, a seconda della sfida che vorrai affrontare (c’è di tutto, dalla classica gara, alla sfida a tempo, all’eliminazione dell’ultimo in classifica a fine giro, a una corsa in cui devi tener altissimo il livello di velocità e così via), potrai vivere e approfondire la tua esperienza sulle innumerevoli piste a disposizione (oltre trenta percorsi di gara). Inoltre, avrai da subito a disposizione tutte le navicelle o hovercraft che dir si voglia. Quindi la modalità Arcade funge anche da ottima palestra per la carriera e soprattutto per la modalità multiplayer.
Prima di poter vivere gran parte delle modalità del gioco e di metter mano alle impostazioni (principalmente settare le difficoltà), tocca superare la prova. Come detto, la prova non va sottovalutata… non solo perché ci offre le basi di un gioco decisamente stratificato e complesso ma anche perché le prove stesse sono ostiche. Tralasciando che gli stessi sviluppatori hanno dovuto rilasciare una patch per calarne la difficoltà, Redout 2 non regala sconti. Parliamo di una sorta di “Dark Souls” delle corse. L’accessibilità qui non è di casa, se sbagli, sarai inevitabilmente punito con la sconfitta…
Gameplay
Il gameplay di Redout 2 non è semplice come sembra. Non basta correre a più non posso. No, scordatelo. Redout 2 richiede impegno, attenzione millimetrica e un’ampia conoscenza delle piste – oltre che delle potenzialità del proprio veicolo e dei relativi potenziamenti scelti. Ma soprattutto, Redout 2 richiede un’ampia conoscenza e utilizzo di tutti i comandi a disposizione che non è esattamente come guidare in Mario Kart.
Dunque, in Redout 2 ci sono ben due turbo da tenere in considerazione. Il turbo porta a surriscaldare il proprio veicolo e se ne abusi…. BOOM. Esplodi. Se esplodi, quasi sicuramente, non avrai modo di vincere. Oltre ai turbo, il gioco richiede un sapiente utilizzo dei due stick analogici in quanto con uno, il sinistro, direzioni il veicolo mentre con quello destro dai vita a delle “spinte” che aiutano soprattutto nelle curve.
Sempre lo stick destro serve inoltre a bilanciare il proprio veicolo con la possibilità d’inclinarlo a prua o a poppa a seconda dei propri scopri. Questo bilanciamento sarà essenziale soprattutto durante grandi salti per agevolare l’atterraggio ed evitare l’esplosione. Sempre lo stick destro sarà essenziale per spostamenti aerei.
Il bilanciamento prua-poppa è un elemento essenziale da sfruttare a seconda della morfologia della pista in modo da non “grattare” il suolo o ritrovarsi a fluttuare in aria – perdendo così la scia della rapidità (vera essenza del titolo nonché chiave di vittoria). Essere sempre in costante rapidità è la tua unica arma per vincere. Hai letto bene, niente oggetti da scagliare sui nemici. Turbo, turbo e ancora turbo. E soprattutto, NON sbattere contro i muri. Se lo fai, la velocità subirà un arresto e dovrai ricominciare. Come avrai ben capito, Redout 2 non ha pietà, la difficoltà è elevata e questo comporta sia un buon livello di frustrazione sia un elevatissimo livello di soddisfazione.
Per fortuna dei meno avvezzi, gli sviluppatori hanno introdotto alcune impostazioni per rendere l’esperienza più semplice, riuscendoci solo in parte. Ma d’altronde, parliamo di un titolo che non ha messo ancora tutto sul piatto. Alcune modalità sono “in arrivo” e parliamo sia delle “Sfide Stagionali” che dell’area denominata “Comunità”.
1Queste zone grigie – non cliccabili – potrebbe far storcere il naso a chi si aspettava di poter usufruire di tutto e subito, ma nello stesso tempo è simbolo di un titolo che in continuo divenire e che potrebbe – e può – migliorare tanto nella sua accessibilità che nella sua offerta ludica, espandendo una longevità già così notevole e sfruttando un vuoto ludico – quello delle corse ad altissima velocità in location spaziali e psichedeliche – sede di molti appassionati.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Redout 2 sorprende. Alcune piste sono decisamente WOW. L’impatto scenico è notevole in entrambe le modalità della Nintendo Switch e offrono scorci davvero memorabili. Il problema sono, in parte, le strutture delle piste stesse. Alcune sono completamente imprevedibili, nel senso che alcuni salti non li vedi proprio.
Sarà l’alta velocità – che comunque va a confondere i dettagli, giustamente – saranno alcuni sfondi, ma spesso la pista e le barriere della stessa, si confondono. Ed ecco che impatti contro un muro che non pensavi tale o che ti ritrovi all’improvviso a saltare senza volerlo. Niente d’impossibile e rientra nel gioco: conoscere la pista, affrontandola più e più volte.
Per quanto riguarda le navicelle, queste non spiccano per dettagli e risultano più anonime rispetto a quelle di F-Zero e soprattutto di Wipeout (a cui si avvicina notevolmente di più). Il sonoro si difende molto bene, sia sul versante degli effetti (motore a go go) sia per alcune tracce decisamente in linea con l’atmosfera offerta dal titolo.