Sviluppato da Daniel Siqueira Abdelnur e Pequi Studios e pubblicato da questi ultimi, Dungeon Slime Collection è un pacchetto di due giochi molto simili tra loro e che propongono una tipologia di puzzle game molto specifica. Noi abbiamo vissuto entrambe le avventure sulla nostra Nintendo Switch e siamo pronti a condividere la nostra recensione. Pronto a schiantarti sui muri?
Dungeon Slime Collection – la vita di uno slime sbadato
La storia di entrambi i titoli che compongono Dungeon Slime Collection è praticamente identica e assolutamente inutile. Si tratta di qualche breve frame che hanno per protagonista l’eroico slime che vagabonda per una foresta. Il prode gelatinoso non vede un baratro – segnalato con tanto di cartello – e ci precipita dentro, dando così vita alla sua avventura. Lo scopo è palese: uscire e tornare in superficie. Dov’è finito? Semplice, lo dice il titolo del gioco: in un dungeon. Tutto qui, non c’è altro in merito alla narrazione e in fondo non era necessario, considerando che il gioco punta tutto su un’unica tipologia di puzzle che andiamo subito ad approfondire!
Gameplay
Il gameplay di Dungeon Slime Collection è tanto semplice quanto particolarmente stratificato. In breve, l’unica cosa che il giocatore potrà fare è muovere lo slime lungo il percorso. Una volta data l’indicazione, lo slime slitterà finché non troverà un muro o un ostacolo davanti a sé. A quel punto, il giocatore potrà decidere la prossima direzione da intraprendere. A conti fatti, questa metodologia di puzzle è stata abusata in tantissimi giochi di ruolo (tra cui diverse palestre e grotte di ghiaccio di Pokémon). Qui però c’è una differenza fondamentale, che è proprio il protagonista: uno slime.
In quanto slime, quindi essere composto di pura gelatina verdognola, quando va a schiantarsi su una parete… si deforma. E qui Dungeon Slime Collection mostra parte del proprio elemento strategico, che richiede una certa logica e pensiero laterale. Lo slime può schiantarsi più volte su un lato diventando sottilissimo… ma le mutazioni non sono definitive. Con particolari manovre, che richiedono e prevedono sempre lo schiantarsi sui muri del dungeon, lo slime può ricomporsi e riacquistare la posizione iniziale.
Come prevedibile, lo scopo di ogni livello (poco più di una ventina per gioco) è quello di arrivare alla fine indicata da un cunicolo aperto e che porta oltre lo schermo. Per infilarsi nel suddetto cunicolo, quasi sempre, dovrai trasformare lo slime in una gelatina sottilissima e questo richiederà diverse manovre.
Spesso, sarai chiamato a farlo scontrare su un determinato spigolo in modo da bloccare l’inevitabile scivolata – sfruttando quindi ora la forma longilinea oppure quella più “compatta”. In ogni caso, è decisamente più facile da giocare che da spiegare. Il problema di Dungeon Slime Collection è un altro: annoia presto.
Complice una tipologia di dungeon praticamente sempre uguale (anche esteticamente parlando) e un gameplay che si ostina a essere identico salvo piccole sorprese – spesso legate a ostacoli o percorsi inediti – Dungeon Slime Collection è un puzzle game blindato nella sua tipologia e che propone quel solo scopo da inizio alla fine.
Il livello di sfida, inoltre, non è neanche malvagissimo ma può portare alla frustrazione, richiedendo una notevole pazienza. Agire a caso, non porterà a nulla nei livelli più avanzati dove invece dovrai saper incatenare bene le forma di slime per evitare di ripetere intere frazioni.
E tornando alla tipologia di dungeon, c’è da segnalare un’altra piccola aggiunta “strategica” che sono le tracce verdognole che lascia lo slime dopo essersi schiantato su un muro. Queste tracce aiutano a capire dove sei già impattato e quindi studiare un eventuale altro percorso oppure per ritornare sui propri passi. Ovviamente, se si procede a caso, il processo diventa confuso, considerando anche il fatto che se ti schianti più volte sullo stesso punto, la traccia permane identica al primo schianto.
Il secondo gioco aggiunge un po’ di più
Piccola nota per quanto riguarda il secondo capitolo presente in Dungeon Slime Collection che presenta lo stessissimo gameplay ma in veste grafica diversa (veste grafica che comunque sarà ripetuta a lungo).
C‘è però un’aggiunta che va a complicare notevolmente le cose e che aggiunge più elementi all’interno dei dungeon (che risultano così meno vuoti): una pianta carnivora gigante.
Il vegetale dentato è presente in quasi ogni livello e all’inizio dorme beato. All’inizio. Purtroppo, lo sveglierai praticamente subito passando su una particolare mattonella che lo desta e lo mette in allarme. Una volta sveglia, la pianta carnivora divora qualsiasi cosa gli si avvicini e questo coinvolge soprattutto il povero slime.
Hai due modi per affrontare la pianta, le scivoli vicino senza mai fermarti oppure passi sulla mattonella che la fa addormentare. In ogni caso, per superare i livelli del secondo capitolo, dovrai per forza di cose affrontare il pericoloso vegetale.
Ovviamente, come il primo capitolo, anche nel secondo il tuo scopo sarà esclusivamente quello di raggiungere l’uscita del livello sfruttando le varie forme dello slime ottenibili facendolo schiantare contro le superfici. A differenza del primo, per motivi già approfonditi, questo secondo capitolo è più impegnativo ma, a lungo andare, stanca facilmente. Il consiglio è di viverlo per quello che a conti fatti è: un minigioco. A piccole porzioni è ideale e può anche regalare piacevoli sfide agli amanti del genere. Inoltre, in modalità portatile per Nintendo Switch, è praticamente perfetto.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Dungeon Slime Collection non sorprende e non fa niente per distinguersi dalla massa di indie. Il level design è quasi sempre piatto, riciclandosi spesso e annoiando quasi subito. Il secondo capitolo migliora in dettagli e lucidità dei colori, agevolato anche dalla pianta ben animata. Anche il sonoro non è memorabile anche se gli effetti fanno il loro dovere.