Sviluppato da maJAja e pubblicato insieme a Chorus Worldwide e Serenity Forge, Dungeon Munchies è uno stravagante indie che ha per protagonista uno zombie – abbastanza sfigato – costretto a sterminare mostri di vario genere nella disperata ricerca d’ingredienti assurdi. Noi abbiamo vissuto questa folle avventura sulla nostra Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a fare stragi di mostri?
Dungeon Munchies – una storia surreale
Dungeon Munchies racconta le vicende di uno zombie decisamente sfortunato e altrettanto anonimo, con un carisma che sfiora lo zero ma che saprà comunque reggere le vicende. Vicende che si salvano principalmente per due motivi: un cast originale e fuori di testa e una serie di “giustificazioni” surreali e che fortificano la stravagante atmosfera proposta dal titolo. Ma procediamo con ordine: il gioco inizia con la “rinascita” dello zombie che, nel corso di un breve tutorial, farà presto la conoscenza di Simmer, una negromante fantasma col pallino per la cucina e con l’obiettivo di diventare una grande chef.
Esatto, l’intero gioco ha come uno scopo, quello di completare il ricettario di Simmer. Come? Ma distruggendo e devastando tutte le creature che incontreremo lungo il non troppo lungo cammino che ci aspetta. Sì, in quanto ad ambientazione, il gioco non risulta originalissimo ma le creature abbastanza varie riescono a ravvivare le zone di gioco. Te lo diciamo subito, non aspettarti una grande trama anche se il gioco prova ad offrire un’ambientazione varia e soprattutto a caratterizzare quanto più possibile la stessa Simmer – all’inizio si parlerà praticamente solo di lei. In realtà, gran parte dei personaggi che incontrerai è tanto fuori di testa quanto potenzialmente divertente da leggere – solo in inglese, è assente la lingua italiana, neanche nei sottotitoli.
Il cast variegato e che include dei boss altrettanto fuori di testa e chiacchieroni, riesce a impreziosire un gioco che si focalizza principalmente sul gameplay che adesso andiamo ad approfondire come si deve.
Gameplay
Dungeon Munchies è principalmente un action bidimensionale con fasi platform ed elementi RPG. Purtroppo, lo diciamo subito, non tutto funziona come si deve. Iniziamo con gli elementi action. Il gioco fornisce all’utente una sorta di cursore, o mirino che dir si voglia, che si può spostare con l’analogico a 360° – oppure lasciarlo direzionare in automatico quando ci si muove. Questo cursore serve principalmente a mirare il proprio attacco. Il sistema può sembrare scomodo – e lo è, soprattutto per gli attacchi a distanza che vengono vistosamente rallentati – ma richiede un certo grado di pazienza e allenamento.
Una volta fatto pace col cursore, si può passare alla fase d’azione vera e propria legata principalmente a due tasti. Lo zombie, infatti, può essere armato di due armi intercambiabili a piacimento. E queste stesse armi, sarai tu a “craftarle”, grazie ai materiali che raccoglierai in giro per i livelli e soprattutto alle particolari forge posizionate lungo il percorso – tutti elementi che approfondiremo a breve. C’è da dire che Dungeon Munchies dispone di una discreta variazione di armi – a corto e lungo raggio – con diversi effetti aggiuntivi (fare luce, causare danni sanguinamento, avvelenare, ecc.). Questo va a potenziare l’elemento strategico soprattutto contro i boss. C’è però da segnalare che, almeno per le prime ore, il livello di difficoltà – comunque personalizzabile – è abbastanza accessibile e difficilmente proibitivo (salvo in presenza di grossi numeri di nemici).
Se la fase action risulta semplice e immediata con l’ostacolo principale legato al cursore, l’elemento platform ha problemi molto più tecnici e invadenti. I livelli sono composti da una serie di platform e ti capiterà di dover eseguire salti molto precisi… ecco, lo zombie ha difficoltà a saltare. O meglio, sala ma una volta tornato a terra ci si può incappare in uno spiacevole effetto “slitta”. Sembra di pattinare contro il proprio volere. Anche qui, bisogna farsi l’abitudine ma può comunque succedere di trovarsi danneggiati in modo involontario da trappole contro cui si è finito contro pattinando.
Passiamo infine agli elementi da RPG, forse abbastanza elementari ma qui resi in modo decisamente originale dall’elemento principale di Dungeon Munchies: la cucina. Cucinando in appositi punti sparsi nei livelli, è possibile utilizzare gli ingredienti raccolti dai mostri per creare delle pietanze assurde da poter poi equipaggiare nel proprio “intestino”. Esatto, lo zombie si potenzia col cibo – un massimo di sette pietanze. Ogni pietanza – non consumabile – offre un potenziamento passivo perenne fin quando non decideremo di rimuoverlo. Questi potenziamenti possono riguardare bonus legati all’attacco o ai punti vita ma anche ad azioni essenziali come il doppio salto o effetti aggiuntivi agli attacchi.
C’è davvero molta varietà legata alle pietanze e alle armi stesse, e l’accento dato alle fasi di crafting non è per niente ma purtroppo, anche qui, c’è qualcosa che potrebbe far storcere il naso ai puristi. Una volta creata l’arma o la pietanza, questa è eterna e, anche se sostituita, sarà sempre disponibile nel nostro inventario. Questo permette di variare la personalizzazione di continuo e in modo rapido ed efficiente ma dall’altra parte va a depotenziare le fasi di crafting rendendo inutile il tornare indietro alla ricerca di elementi ormai già usati e quindi inutilizzabili.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Dungeon Munchies non è male. La grafica in pixel si difende egregiamente, soprattutto in modalità portatile della Nintendo Switch – su cui è praticamente perfetto. Non abbiamo riscontrato problemi di sorta ma si segnala una certa monotonia nelle location. Queste sono abbastanza semplici e suddivise in fasi quasi prevedibili con tanto di luoghi di riposo dove troverai la cucina, la forgia e personaggi con cui parlare. Queste zone di “relax” di solito sono posizionate strategicamente prima di un boss o di un cambio fase. In ogni caso, il gioco ha una struttura quasi ciclica che mantiene però un buon ritmo grazie alle tipologie di nemici che a loro volta introducono nuovi elementi da raccogliere e cose da creare.
Da segnalare poi gli artwork stile manga/anime dei personaggi, molto gradevoli e ben fatti, nonché in linea con la follia surreale e generale del titolo. Il sonoro si difende discretamente bene, non da fastidio ma non dona neanche tracce memorabili. Buoni gli effetti sonori.