Ginger the Tooth Fairy è un platform in due dimensioni molto semplice, pensato sicuramente per il pubblico dei più piccini, ma anche per chi cerca un titolo da giocare senza pensieri, forse troppo. Il gioco tratta anche un argomento molto educativo, ovvero la cura dei denti, facendo comparire dei messaggi su come curarli o altre nozioni utili, ogni volta che metteremo il gioco in pausa. Purtroppo però il tutto viene abbastanza mortificato da un gameplay che, seppur pensato per i più piccini, è davvero ridotto all’osso e da alcune problematiche.
L’incipit narrativo di Ginger the Tooth Fairy vede la nostra cara fatina Ginger che, mentre sta tornando a casa, viene bruscamente avvisata dal suo migliore amico Louis il pipistrello del fatto che i suoi denti magici sono stati rubati. Senza di loro, i suoi poteri sono indeboliti, bloccandola fuori dalle porte magiche nel suo castello. Se non riacquista i suoi denti magici, i suoi giorni da fatina dei denti sono finiti; e qui ha inizio il nostro viaggio.
Ginger the Tooth Fairy, semplice forse troppo
Il gioco ci farà prendere subito i comandi della fatina, e da li a breve la prima spiacevole sorpresa, ovvero che i controlli di Ginger non sono altri che la semplice camminata e il salto, le basi nude e crude dei platform. La nostra missione sarà quella di attraversare i diversi livelli, popolati da nemici, cercando di scovare i denti disseminati negli stessi.
Recuperare i denti sarà la base del gioco, in quanto ci permetterà anche di sbloccare i livelli successivi; difatti ognuno di essi richiederà un certo numero di denti per poter essere giocato, meccanica che serve anche a dare un ordine progressivo degli stessi. Le altre cose da fare nei diversi livelli saranno sconfiggere i nemici semplicemente saltando loro in testa, evitare le neanche numerosa trappole, scovare i diversi segreti fra i quali le lettere che compongono la parola DENT, e l’importantissima raccolta del dentifricio.
Quest’ultima difatti andrà a potenziare la nostra vita, rappresentata da due spazzolini da denti, ogni cento unità raccolte. I primi livelli soprattutto per i meno esperti, potrebbero risultare ostili perché all’inizio, i colpi che potremo subire prima di dover ricominciare il livello, saranno solo due; uniti al fattore della totale assenza di checkpoint negli stessi, potrebbe causare un po’ di frustrazione.
A non aiutare il tutto in Ginger the Tooth Fairy ci pensano anche i boss di fine livello i quali, pur non essendo chissà cosa, riusciranno spesso a sorprenderci la prima volta costringendoci a ricominciare il livello. Da qui si può capire l’importanza del raccogliere il dentifricio.
Il design dei livelli di Ginger the Tooth Fairy è buono, con un’ottima varietà di ambientazioni e diversi segreti nascosti non sempre facili da scoprire, e il tutto è accompagnato da motivetti accattivanti che però alla lunga, soprattutto ripentendo lo stesso livello più volte, iniziano a stancare. I nemici invece risultano, eccezione fatta per i boss, abbastanza anonimi e poco ispirati, quasi tutti con nessun attacco a propria disposizione per ferirci se non il semplice contatto.
Un’idea ottima ma sfruttata davvero male, sono i messaggi sulla cura de denti che compaiono a schermo ogni volta che mettiamo il gioco in pausa: sfruttata male per il semplice motivo che alcuni testi, sebbene tradotti in italiano, non hanno il minimo senso logico, risultando tradotti molto male e vanificando uno degli scopi principali di Ginger the Tooth Fairy.
In conclusione, il gioco risulta davvero molto semplice e con meccaniche troppo basilari se si mastica un po’ la materia, non offrendo nessuna sfida e annoiando dopo poco tempo; al contrario i più piccoli potrebbero trovarlo di intrattenimento, ma la mancanza dei checkpoint nei vari livelli potrebbe scoraggiarli in poco tempo. Insomma, i denti di Ginger the Tooth Fairy hanno bisogno ancora di un po’ di cure, che magari almeno per la parte traduzione, potrebbero arrivare con una patch.