È inutile negarlo: oggi, parte sostanziale e insostituibile dell’apprezzamento e dell’interesse che si nutrono nei confronti dei titoli videoludici, in particolar modo se si tratta di grandi produzioni, è l’attesa.
Rispetto a un paio di generazioni fa, i tempi di sviluppo necessari per portare a termine i lavori su un videogioco sono aumentati drasticamente, spesso arrivando a richiedere molto più dei 2-3 anni cui eravamo abituati in passato. Per mantenere vivo l’interesse del pubblico nei confronti dei progetti più ambiziosi (ovvero quelli che richiedono più tempo), molte aziende decidono di presentare i loro progetti in fase embrionale, anni prima del loro rilascio, e di centellinare le informazioni in merito rivelandole nel corso del tempo.
Così facendo, viene a crearsi nel pubblico un senso crescente di anticipazione e curiosità, una sensazione di partecipazione già in corso, ancor più forte se il progetto in questione si inserisce in un’ottica di serialità (nuovo capitolo di una saga, seguito diretto e prosieguo di un titolo acclamato, nuova IP di una software house verso cui si nutrono grandi aspettative). La voglia di scoprire finalmente di cosa si tratta chiede a gran voce di essere saziata il prima possibile, spingendo ad un acquisto repentino al day-one, magari previo pre-order. Giusto per essere sicuri.
Chi prima arriva…
I motivi che possono spingere a giocare un titolo all’uscita sono molteplici. Oltre alla necessità di saziare la propria curiosità, alimentata e stuzzicata abilmente dalle strategie di marketing delle aziende videoludiche, spesso la fretta di fruire di un prodotto non appena questo diventa disponibile può essere derivata dal bisogno impellente di dimostrare apertamente, tanto a se stessi quanto alla community, il proprio apprezzamento dello stesso. Analogamente a quanto avviene con la prima di un film al cinema, l’idea di precedere gli altri nella fruizione di qualcosa diventa per molti una sorta di medaglia da sfoggiare, la dimostrazione di avere tutte le carte in regola per accedere allo status di “vero fan”.
Questo approccio, che solitamente sfocia nella condivisione aperta delle proprie opinioni, dà presto vita ad un susseguirsi di idee e pareri “a caldo” provenienti dalle fonti più disparate. Amici, siti specializzati, youtuber, streamer; tutti contribuiscono a delineare un’idea di quello che c’è da aspettarsi da un determinato titolo. Discordanti o concordanti che siano i pareri in questione, emerge a questo punto la necessità di schierarsi (ancor più se l’opinione in merito a un gioco risulta divisiva), di sviluppare un’idea personale mettendo finalmente mano al tanto discusso gioco. Se non impossibile, risulta particolarmente arduo restare indifferenti al chiacchiericcio che si viene a creare, che finirà così, in un modo o in un altro, per incidere sulla nostra esperienza complessiva.
Infine, non bisogna dimenticare che uno dei motivi per cui si desidera provare una novità al lancio… è proprio il fattore di novità in sé. Anche escludendo il confronto con gli altri, infatti, un gioco al lancio attira perché offre l’opportunità di cimentarsi in qualcosa di nuovo, mai visto, inedito. Un’esperienza non filtrata, che attira proprio perché non macerata. Un’incognita totale.
…meglio alloggia?
Insomma, è chiaro che i motivi per giocare un titolo appena uscito, finché questo è caldo, sono di varia natura. Ciononostante, non si tratta di un approccio da privilegiare a tutti i costi, e anzi, a volte, recuperare un titolo anche molto dopo il suo periodo d’uscita potrebbe aprire la porta a nuove esperienze altrimenti impossibili.
Innanzitutto, vale la pena prendere in considerazione un paio di aspetti puramente tecnici. Con il progressivo dissolversi dell’aura di novità di un dato gioco, cala anche il prezzo a cui questo viene messo in vendita (eccezion fatta per alcune produzioni). Contrariamente a quanto si possa inizialmente pensare però, non è solo nel nel risparmio che questo fattore fa la differenza. A cambiare di conseguenza, infatti, è anche la nostra stessa percezione del valore che diamo ai titoli acquistati. Inconsciamente, siamo portati a giudicare con maggior indulgenza un’esperienza pagata profumatamente, tendendo a giustificarne e accettarne anche gli aspetti più negativi o ridimensionandone i difetti, poiché “costerebbe” troppo ammettere a noi stessi che i nostri soldi siano andati sprecati.
Al contrario, recuperare un titolo successivamente, ad un prezzo scontato, comporta un vantaggio indipendentemente dalla sua effettiva qualità. Se si tratta di un buon prodotto, la nostra attenzione ricadrà inevitabilmente sulle sue qualità, che magari lo rendono un titolo notevole e di spicco, rese ancor più soddisfacenti dal costo esiguo richiesto per accedere all’esperienza, come a ripagarci della nostra pazienza. Allo stesso tempo, se invece il gioco si dovesse rivelare deludente, non si tratterebbe di chissà quale perdita, rendendo molto più semplice superare lo smacco subito.
Un’altra considerazione da fare, anche questa di stampo decisamente più pragmatico, è quella relativa ad aggiornamenti e DLC. Sebbene l’hype sia uno strumento utile alle aziende per suscitare interesse nei loro progetti, spesso si rivela essere un’arma a doppio taglio.
È molto comune infatti che un’eccessiva anticipazione porti le compagnie ad annunciare date di rilascio irrealistiche, che a loro volta possono conseguire in rinvii dell’ultimo minuto o release incomplete di giochi non ultimati e pieni zeppi di difetti tecnici. Solitamente, questi problemi vengono risolti nel periodo di tempo successivo al lancio, rendendo quanto mai sensata la scelta di approcciarsi per la prima volta a certi titoli solo quando raggiungono la loro forma definitiva e perfezionata, bypassando completamente la fase di aggiornamenti graduali applicati nel corso di mesi o, addirittura, anni.
Un discorso analogo, ma fondamentalmente diverso, può essere fatto per i DLC. In questi casi infatti non si scansa un’esperienza necessariamente negativa, ma tutto sta in cosa si preferisce. Testimoniare l’evoluzione di un titolo nel corso del tempo, oppure giocarne direttamente la versione più completa possibile? Qualora non fosse nelle proprie corde rispolverare un gioco a distanza di tempo, l’opzione migliore diventa di conseguenza quella di recuperare un dato titolo nella sua forma ricca di tutte le espansioni, per un’immersione totale e definitiva.
Aspettare
Come detto, lo scenario attuale rende particolarmente difficile ignorare l’hype che si viene a creare nei confronti di certe produzioni. L’attesa diventa travolgente, e ciò non costituirebbe un grosso problema, se non fosse che spesso le aspettative, giusto o sbagliato che sia averle, finiscono per influenzare fin troppo la nostra esperienza di gioco.
Nel peggiore dei casi, le aspettative che precedono il lancio di un gioco finiscono per prendere strade diverse da quelle intraprese dal gioco stesso, sfociando in un’amarezza per il mancato riscontro che ostacola un qualsivoglia apprezzamento dell’esperienza che viene offerta. Basti pensare a quanto accaduto con The Last of Us: Part II, giocato da molti con l’intenzione di comprovare l’aspettativa preesistente che lo vedeva essere un gioco deludente, specialmente se in relazione al primo capitolo. A distanza di solo un paio d’anni, invece, risulta possibile viversi il gioco semplicemente per quello che offre, anche in maniera slegata al suo predecessore.
Tutto sta nel rimuovere i filtri che impediscono di vedere le cose per quello che sono, e in questo aspettare un po’ prima di precipitarsi all’acquisto può fare una grossa differenza, mettendo a tacere i giudizi critici emersi fino a quel punto, isolando il rumore che si è creato attorno, approcciandosi armati del solo desiderio di scoperta. Non solo, ma ritagliarsi un momento appositamente per recuperare un gioco con qualche anno alle spalle, senza l’impellenza di elaborare un pensiero il prima possibile, seguendo piuttosto i propri ritmi, regala per forza di cose un tipo di esperienza più intensa, forte e sentita. Per quanto attraente ed entusiasmante, dopotutto, non è nel fattore di novità che risiede la qualità di un gioco.
Il tempo, anche in questo caso, si rivela essere il giudice più saggio. Se ancora si parla di un gioco a distanza di anni, se sbuca fuori nelle discussioni, se insomma supera “la prova del tempo”, è la dimostrazione che quello che aveva da offrire merita ancora oggi di essere provato. Forse, dopotutto, vale la pena darci un’occhiata per scoprire finalmente cosa, di straordinario, ha tenuto così a lungo in serbo per noi. Senza fretta.